Nonostante il crollo settimanale la criptovaluta è ancora in rialzo del 22% rispetto a inizio anno
Secondo l’ultima ricerca pubblicata dalla Cnbc il 33% degli investitori, nel 2021, punterà sul Bitcoin
E infatti, nonostante l’inciampo, la regina della criptovalute sta continuando a ricevere consensi da tutte le parte. Nell’ultima inchiesta fatta dalla Cnbc è stato chiesto agli investitori su cosa punteranno nel 2021. La maggioranza, il 58%, ha dichiaro le spac, Special purpose acquisition companies. Il 33% ha invece risposto di puntare sui Bitcoin. A inizio anno, poi, il colosso finanziario, JP Morgan, aveva dichiarato come la regina delle valute digitali potrebbe arrivare a 146.000 dollari nel lungo termine. Ma non solo, perché “la competizione di Bitcoin con l’oro è già iniziata nella nostra mente”, sottolineano gli analisti della banca americane in una nota, citando i recenti 7 miliardi di dollari in uscita dall’oro e più di 3 portati nel Grayscale Bitcoin Trus.
Il mondo della finanza si sta dunque iniziando ad aprire al digitale e non vede più, le criptovalute come delle nemiche. Basti pensare che diverse banche centrali stanno lavorando alla creazione di valute digitali nazionali.
L’avvertimento della Financial counduct authority inglese non è però da prendere alla leggera. Anche perché per quanto il Bitcoin continui la sua salita, resta sempre un asset molto volatile. Inoltre “l’assenza di un quadro giuridico preciso determina l’impossibilità di tutelare in maniera efficace per via legale e/o contrattuale gli interessi degli utenti. Questi ultimi possono, pertanto, trovarsi esposti a ingenti perdite economiche, ad esempio in caso di condotte fraudolente, fallimento o cessazione di attività delle piattaforme on-line di scambio presso cui vengono custoditi i portafogli digitali personali (i cosiddetti e-wallets)” sottolinea la Consob in una nota di gennaio 2020. “In un contesto di assenza di obblighi informativi e di regole di trasparenza, le piattaforme di scambio sono inoltre esposte a elevati rischi operativi e di sicurezza: esse, infatti, a differenza degli intermediari autorizzati, non sono tenute ad alcuna garanzia di qualità del servizio, né devono rispettare requisiti patrimoniali o procedure di controllo interno e gestione dei rischi, con conseguente elevata probabilità di frodi ed esposizione al cybercrime. Sussistono, inoltre, rischi di controparte, di mercato, di liquidità e di esecuzione. Priva di ogni garanzia è d’altronde la futura possibilità di un’immediata conversione dei bitcoin e delle altre criptovalute in moneta ufficiale a prezzi di mercato” conclude la nota.