Esiste in Italia un mercato per collezionare moto d’epoca?
Certo. Esiste ed è un mercato nato prima ancora delle auto d’epoca. Rispetto a quest’ultimo, superiore in termini di fatturato, è un mercato di nicchia. Ma esistono molti più collezionisti di moto che di automobili: le moto costano meno. In Italia esistono un centinaio di collezioni importanti. Si tratta di un vero e proprio collezionismo: la passione è l’aspetto predominante. Quello economico, seppur importante, è secondario. È un mercato molto legato marchio, molte collezioni sono dedicate a un’unica casa di produzione, a differenza delle collezioni automobilistiche. Il 99% delle trattative avviene in mercatini, fiere, siti internet; per cui è difficile dare numeri ufficiali. Tutti gli eventi (Novegro, Padova) sono molto frequentati. In Italia non esiste una tradizione di aste di moto, e noi siamo i primi quest’anno a fare un’asta integrale di moto [il prossimo aprile, ndr].
L’Asi, l’associazione del motorismo storico italiano, che tutti collegano alle auto (si pensi alla collezione di Bertone, acquistata in asta fallimentare proprio da Asi) ha appena chiuso un accordo per i pezzi più antichi della collezione di moto della famiglia Morbidelli (i più recenti, non soggetti a vincoli per quanto riguarda le esportazioni, sono andati a Bonhams). Fa riflettere che anche l’interlocutore principe per il mercato delle auto d’epoca si stia aprendo alle moto.
Fra le moto d’epoca, quali sono i modelli più gettonati da collezionare?
Andiamo per categoria. Le moto sportive, innanzitutto: le più ricercate dai “puristi”. Le MV, le Ducati, le moto giapponesi ad alta prestazione degli anni ’70, tipo Kawasaki Mach IV, a due tempi. Poi, le trial classic: le Ducati 851 e 888, la Yamaha RD 500, Honda Nsr 400. La cosa importante da segnalare ai lettori è che, se si sa scegliere, dai 1000 ai 25.000 euro si riesce a portare a casa dei modelli interessanti, che presentano possibilità di crescita in termini economici.
Più in generale, quali sono le tendenze di mercato?
Possiamo osservare alcune tendenze. Innanzitutto, veniamo da un anno di lockdown. Ciò si traduce in un disperato bisogno di libertà. E da Easy Rider in avanti, la libertà è la moto. Un altro aspetto di fondo è che i collezionisti tendono a comprare più oggetti di valore inferiore. Per esempio, tre orologi da 5000 euro piuttosto che uno solo da 20.000. La moto in tal senso è perfetta: appaga forse più dell’auto, ma costa decisamente di meno. La nostra asta di aprile partirà addirittura dalla mobilità leggera delle due ruote elettriche. Il cliente tipo che vuole collezionare moto d’epoca potrà anche puntare su più lotti dalla contenuta stima di partenza, piuttosto che sul top lot. Infine, la media anagrafica dei collezionisti è molto alta. Ciò vuol dire che nei prossimi anni potrebbero arrivare in asta pezzi con un ottimo pedigree, dato che gli eredi spesso non mantengono nel patrimonio oggetti frutto di una passione così personale. E molti di questi futuri pezzi potrebbero fare da volano al mercato, ampliare il bacino dei nuovi appassionati.
Perché un investitore dovrebbe avere una moto in portafoglio?
È un mercato ancora tutto da esplorare. E a un certo livello alcuni modelli potranno rappresentare un’occasione di guadagno, nonché una diversificazione del portafoglio. La moto è un bell’oggetto, piace. Anche in salotto. Non c’è limite d’età, di genere. I costi di restauro e gestione sono inferiori a quelli delle automobili.
A quali officine rivolgersi, per la manutenzione?
Siamo in Italia oggi nella stessa situazione in cui eravamo 20 anni fa per le auto. Abbiamo ancora degli ottimi artigiani, che lavorano senza esibizionismo. Sul fronte auto, tutte le grandi officine italiane sono ormai multinazionali con prezzi elevatissimi, protese verso i clienti stranieri alla ricerca di una Ferrari o di una Lamborghini da sistemare. Nel settore moto invece, si trovano ancora professionisti che offrono prestazioni con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Se si tratta di moto, l’usura dà valore o deprezza l’oggetto?
Ci sono due scuole di pensiero: il conservato e il finemente restaurato. Personalmente reputo il conservato più intrigante del finemente restaurato. Ma è anche vero che a volte un restauro fatto bene, con i colori giusti, col motore, semplifica la vita. C’è poi da dire che restaurare una moto è una spesa sostenibile, a differenza del restauro di un’automobile, per quanto piccola. Con un’ottima torneria è possibile ripristinare/fabbricare i pezzi anche di moto molto antiche: trattandosi di componenti vecchi, sono anche tecnicamente semplici da riprodurre o riparare.