Con 268 miliardi di euro i pagamenti elettronici hanno aumentato la penetrazione rispetto al contante, che resta comunque il mezzo di gran lunga più utilizzato. A segnare la crescita più sostenuta sono state le transazioni contactless (+29%, a quota 81,5 miliardi) e ancora di più quelle effettuate con smartphone e dispositivi wearable (+80%, oltre 3,4 miliardi): modalità che non prevedono il contatto fisico e si sono rivelate molto valide per prevenire la diffusione del contagio da Covid-19. Alla base della “lotta al contante” non ci sono però solo motivazioni sanitarie: il cash è finito nel mirino delle istituzioni anche perché rappresenta la modalità preferita da chi pratica l’evasione fiscale o il riciclaggio, o ancora per il finanziamento di attività terroristiche o criminali.
Le tecnologie digitali stanno cambiando profondamente anche il volto del settore finanziario, e tra le innovazioni più significative c’è la nascita e la diffusione delle criptovalute, o valute virtuali, la più nota delle quali è il bitcoin. Si tratta di monete che non esistono in forma fisica, ma si generano e si scambiano esclusivamente per via telematica. Soprattutto, a differenza delle valute tradizionali non hanno corso legale e non sono soggette ad alcuna regolamentazione: queste caratteristiche le hanno rese molto attraenti per i criminali, che le considerano validi sostituti del contante per gli utilizzi a scopi illeciti, come il riciclaggio di denaro.
D’altra parte, il fascino delle criptovalute è notevole, specie per i piccoli risparmiatori che si lasciano influenzare da racconti entusiasmanti: è difficile resistere alla tentazione dell’investimento quando si sente dire che mille dollari investiti in Bitcoin cinque anni fa si sarebbero moltiplicati per 140 volte, arrivando a valerne oltre 140mila. Tuttavia, bisogna tenere presente che le criptovalute sono un asset particolarmente volatile, e le quotazioni, così come salgono con estrema rapidità, possono precipitare alla stessa velocità. Basta una notizia o un annuncio a influenzarne concretamente il valore, come è accaduto nel caso della decisione del fondatore di Tesla, Elon Musk, di accettare pagamenti in bitcoin per le auto elettriche e il successivo, altrettanto repentino, dietrofront, che ha portato al crollo delle quotazioni delle principali valute virtuali.
A mettere in guardia gli investitori dai rischi connessi alle criptovalute è stata anche la Securities and Exchange Commission (Sec), l’autorità Usa di vigilanza sulla Borsa, che in una nota dello scorso 11 maggio ha richiamato l’attenzione sui fondi comuni d’investimento esposti al mercato dei future sul bitcoin, invitando gli investitori a “concentrarsi sul livello di rischio che stanno assumendo” per capire “se fossero a proprio agio con tale rischio”.
Tutti questi avvertimenti vanno in un’unica direzione: spiegare ai risparmiatori che speculare sulle criptovalute non è investire, ma correre più rischi che opportunità. È come giocare alla roulette dei casinò, con l’unica differenza che le case da gioco sono più divertenti!