Secondo le stime di Ice e Prometeia, il 2020 si è concluso con un crollo degli scambi mondiali lievemente superiore al 7% su base annua
Verso una ripartenza del commercio internazionale del 7,6% in volume, trainata dall’alimentare e dall’arredo. Ma anche dal sistema moda
Carlo Ferro: “Segnali estremamente incoraggianti della capacità delle nostre pmi di intercettare e trarre vantaggio dalla ripresa della domanda”
Secondo il rapporto, il 2020 si è concluso con un crollo degli scambi mondiali lievemente superiore al 7% su base annua, mentre i flussi commerciali dei beni legati all’emergenza sono lievitati parallelamente del 17% (si va dal +8% della chimica farmaceutica, a oltre il -20% dell’automotive e altri mezzi di trasporto, a più del -10% per meccanica, moda e arredo). Ma per l’anno in corso, come anticipato, è attesa una ripartenza del commercio internazionale del 7,6% in volume, trainato dall’alimentare e dall’arredo (rispettivamente con il +8,5% e il +8,4%) ma anche dal sistema moda (+6,7%). Quanto ai beni d’investimento, invece, si prevede una ripresa della meccanica (+6,8%) e dell’elettronica (+8,2%), comparto, quest’ultimo, che si è già distinto per una delle migliori tenute nella fase più acuta dell’emergenza.
Per i mercati europei, tradizionale punto di riferimento delle imprese tricolori, si stima un recupero di una parte delle perdite del 2020 entro la fine dell’anno, per poi superare i livelli di domanda pre-crisi nel 2022. Ancor più accelerata la ripresa attesa per l’area nord-americana, che già nel 2021 potrebbe superare i livelli di import del 2019. Sul versante opposto l’Africa subsahariana e l’America Latina, “le cui prospettive rimangono frenata anche da una minor fiducia verso i sistemi nazionali circa la messa in campo di un’immunizzazione diffusa”, spiega l’Ice in una nota.
“La convinzione è che le imprese italiane possano ancora una volta reagire con efficacia alle sfide dello scenario”, aggiunge Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia. “Negli ultimi vent’anni hanno infatti sempre ben risposto ai momenti di rottura nel quadro competitivo (dall’euro alla crisi del 2009, fino agli shock su mercati strategici), accettandone con coraggio la selezione virtuosa e trovando nell’intensificazione dell’internazionalizzazione le risposte più convincenti”, aggiunge. Poi conclude: “Provare a immaginare uno scenario futuro è uno sforzo eroico anche per chi ha passato la vita a fare previsioni perché la prima componente da tenere a mente è che tutti i ragionamenti sono condizionati da come si risolverà la crisi sanitaria, che purtroppo continua a stupirci di giorno in giorno. Considerando che le campagne vaccinali vengano concluse con successo nonostante il diffondersi di varianti e, tutto sommato, si torni a una graduale normalità dal punto di vista economico nei prossimi sei mesi, ci sono due forze opposte di cui dobbiamo tenere conto: debiti pubblici e privati sempre più elevati da un lato e ingenti investimenti nell’economia in Europa, Usa, Cina e Giappone dall’altro. Sono queste risorse quelle che ci daranno la possibilità di giocarci davvero il futuro. E le imprese sono chiamate a fare la loro parte, muovendosi per una volta su un campo da gioco che le facilita e le aiuta”.