Quello previsto dai gestori è un 2023 “non esaltante”, ma comunque migliore rispetto alle attese di pochi mesi fa, con una grande convinzione sul fatto che l’asset class su cui puntare sono i titoli di Stato. Lo ha rivelato l’analisi del Centro studi dell’Associazione italiana del private banking (Aipb) tirando le somme degli outlook elaborati da 16 fra le società di gestione associate. Le incertezze geopolitiche, il rallentamento economico e l’inflazione sono alcune delle parole più citate nei diversi report e che catalizzano l’attenzione degli investitori professionali in questo inizio anno. La buona notizia, quantomeno nelle aspettative dei professionisti, è che la recessione sarà lieve in Europa (per il 69% dei gestori), mentre negli Usa prevale l’idea che non ci sarà affatto: il 56% dei gestori di riferimento vede solo un rallentamento economico.
Dagli outlook al portafoglio “private”
Il dato, per molti ormai acquisito, è che il picco dell’inflazione per Stati Uniti ed Eurozona sia ormai alle spalle. Nel complesso però, il 53% dei gestori ritiene che gli aumenti dei prezzi resteranno oltre i target al 2% in modo persistente. La metà restante si divide fra chi vede l’inflazione piombare già entro l’anno a ridosso degli obiettivi (20%) e chi la vede ancora elevata, pur ammettendo che “i fattoli che hanno determinato” i rialzi “stanno perdendo forza” (27%). Si tratta di considerazioni essenziali nella previsione delle prossime mosse delle due maggiori banche centrali, Fed e Bce: per il 47% dei gestori monitorati da Aipb la stretta monetaria si esaurirà già entro la prima metà del 2023. Nel caso della Bce, il tasso terminale previsto dai gestori è compreso ra il 3,3 e il 4% (dal 3% attuale). Non ci sono informazioni sulle attese legate al dopo-stretta: per quanto tempo i tassi resteranno ai loro livelli ‘terminali’? Il comportamento dell’inflazione potrà guidare le scelte dei banchieri centrali: se gli aumenti dei prezzi si stabilizzeranno e la crescita dovesse risentire della stretta monetaria, si prevede che i tassi potranno tornare a scendere più in fretta.
Come calibrare il portafoglio in questo scenario, dunque? Con un 69% di visioni positive, i titoli di Stato dominano le raccomandazioni di acquisto, seguiti dai corporate bond (44%) e dai private market (25%). Per le azioni i rialzisti sono una minoranza del 19%, anzi, un 13% prevede un ribasso per questa asset class nel 2023 (la percentuale di view negative più elevata a pari merito con le “valute”). E a proposito di valute, le previsioni più chiare indicano un dollaro in fase di indebolimento sull’euro per quest’anno, dopo un rafforzamento poderoso nel 2022. All’interno dell’asset class obbligazionaria, poi, i gestori hanno valutato meglio le prospettive dei titoli investment grade rispetto a quelli high yield, ossia quelli relativi ad emittenti finanziariamente più solidi. Sull’azionario, invece, la visione è più positiva sul comparto value che non su quello growth (al 14 febbraio i relativi indici di S&P mostrano un confronto alla pari fra le due categorie).
“Si è venuto a creare un nuovo regime in cui la geopolitica aumenta il proprio peso nei mercati finanziari e nelle decisioni di politica monetaria, risultando difficilmente prevedibile. Le strategie di portafoglio sono soggette a frequenti cambiamenti tattici a seconda dell’evoluzione della crescita economica, dell’inflazione e della politica monetaria”, ha commentato il presidente di Aipb, Andrea Ragaini, “vi è consenso sulla direzione di alcune variabili cruciali ma non sul loro timing. Al richiamo alla prudenza si associa la rapidità di aggiustamento nelle scelte di investimento, che devono essere guidate dalla ricerca della qualità e da una selezione di titoli e settori non scontata”.
Secondo il presidente, i private banker quest’anno potranno calibrare il rischio dei portafogli dei propri clienti incrementando la componente obbligazionaria del portafoglio, per lungo tempo trascurata per via dei bassi rendimenti. I portafogli della clientela private seguita da un consulente, ha aggiunto, sono più diversificati della media e, di conseguenza, presentano un profilo di rischio complessivamente più contenuto. Anche per questo non sarà necessario intervenire con particolari operazioni di risk-off, di riduzione degli asset più esposti ai ribassi di mercati.
Aipb auspica trasparenza, non il divieto per le retrocessioni ai consulenti
L’incontro con la stampa, avvenuto il 15 febbraio presso la sede dell’Aipb a Milano, è stato anche occasione di dibattito sul discusso divieto alle retrocessioni nella consulenza finanziaria. La materia, oggetto di esame da parte della Commissione europea, riguarda da vicino le modalità di pagamento predominanti in Europa e in Italia, che si basano su commissioni più che su parcelle direttamente pagate dal cliente. “Come ogni servizio, la consulenza deve essere remunerata. Penso che non sia del tutto corretto limitare delle forme di creazione di prezzo”, un’alternativa “può essere una parcella, così come una retrocessione, che viene raccontata al cliente”, ha affermato il presidente dell’Aipb, “la posizione che, come industria, abbiamo espresso è che auspichiamo che non venga inibita una modalità di pagamento. Per fare un raffronto automobilistico, sarebbe come dire che le auto possono essere comprate solo in contanti e non più a rate”. In conclusione: “Per noi l’importante è che il cliente sappia quanto sta pagando”, nel caso delle retrocessioni “questo avviene su base trimestrale”. Nel caso la legislazione dovesse muoversi diversamente, ha dichiarato Ragaini, “il nostro settore è attrezzato per andare avanti”.
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