Per l’estate 2020 è prevedibile una riduzione complessiva di 1,8 milioni di posti letto e oltre 3,2 miliardi di euro di fatturato cancellato
Attesi 12,8 milioni di viaggiatori e 56 milioni di pernottamenti in meno rispetto all’estate 2019
“Se continua così sarà il crollo peggiore della storia del nostro turismo”. A parlare è Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti, che ha spiegato che il calo del turismo “era atteso”, che “gli operatori non perdono la speranza e chi può ha riaperto”, ma che “i sostegni forniti al settore fino ad ora, sono stati inadeguati, sia per le imprese sia per i lavoratori”.
L’emergenza covid sta affossando un settore che vale il 13% del Pil ed è il biglietto da visita del nostro Paese nel mondo. “Dobbiamo progettare il suo rilancio. Un rilancio basato sull’innovazione digitale e sulla revisione del tax credit ristrutturazioni, per rendere l’offerta ricettiva italiana più attraente e più in linea con le aspettative dei turisti”, ha dichiarato Messina. Il punto è che nonostante la ripresa della mobilità nazionale e internazionale, le prenotazioni non decollano. Secondo uno studio condotto da Cst Firenze per Assoturismo Confesercenti, che ha coinvolto oltre 2.100 imprenditori della ricettività, per i tre mesi dell’estate si prevede un calo senza precedenti.
Le stime indicano una
contrazione della domanda del 26,6% per le strutture che hanno deciso di svolgere l’attività nei mesi estivi, escludendo per ovvi motivi quelle che invece hanno deciso di rimanere chiusi o di non riaprire. I risultati peggiori saranno registrati dal comparto alberghiero con il -28,7%, mentre l’extralberghiero si attesterà al -23,7%.
L’incoming dall’estero farà segnare un crollo del 43,4% rispetto all’estate 2019: quasi un dimezzamento. La flessione sarà invece più contenuta per la
domanda interna dei viaggiatori italiani (-11,6%). In valori assoluti si parlerebbe di
56 milioni di pernottamenti in meno, di cui ben 43 milioni legati a turisti stranieri che quest’anno non giungeranno in Italia. A fronte di un calo della domanda, ci sarà anche un
netto calo dell’offerta del settore ricettivo: saranno infatti circa
23mila le strutture che quest’estate non apriranno affatto, di cui 3mila nel comparto alberghiero. Dall’indagine è emerso che il 10,9% degli intervistati ha scelto di non aprire l’attività per la stagione estiva, mentre lo 0,7% ha dichiarato l’intenzione di cessare l’attività e che le aree dove si registra il numero più elevato di scelte di chiusura in questi mesi sono quelle delle città d’arte (15,9%), della campagna/collina (9,2%) e della montagna (9%).
Alla base della decisione di non riaprire, in primo luogo c’è (per il 61,2% degli intervistati) il rischio di una mancata copertura dei costi di gestione, come conseguenza di un mercato bloccato da impedimenti oggettivi o condizionato dalle “paure” per la sicurezza personale.
Fonte: studio condotto da Cst Firenze per Assoturismo Confesercenti
Gli effetti saranno pesanti. “È prevedibile per l’estate 2020 una
riduzione complessiva di 1,8 milioni di posti letto”, si legge infatti nell’indagine Assoturismo-Cst, che parla anche di “
oltre 3,2 miliardi di euro di fatturato completamente cancellato”, che andrà a sommarsi al danno stimato di circa 7,7 miliardo di euro dei primi 5 mesi.
Cosa fare per superare la crisi? “Serve una svolta”, ha risposto Messina, che poi ha concluso dicendo: “Bisogna intervenire per estendere e rendere meno burocratiche le richieste di cassa integrazione; proponiamo anche zone franche, con fiscalità di vantaggio per imprese e visitatori, per le mete che saranno più colpite dal calo dei flussi stranieri”, ha concluso il presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti.
Per l’estate 2020 è prevedibile una riduzione complessiva di 1,8 milioni di posti letto e oltre 3,2 miliardi di euro di fatturato cancellatoAttesi 12,8 milioni di viaggiatori e 56 milioni di pernottamenti in meno rispetto all’estate 2019
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