Il 16 novembre, dopo essersi fatta in qualche modo rubare la scena dalla “concorrenza privata”, i riflettori spazial sono tornati sopra la Nasa e sulla sua Artemis 1. Il programma, decollato in senso letterale mercoledì scorso, culminerà con il ritorno degli esseri umani sulla Luna (per la prima volta, ci sarà anche una donna).
Nell’estate del 2021, missioni ben più prosaiche aprivano la strada ai servizi di turismo spaziale privati, con la celebre competizione fra la Virgin Galactic di Richard Branson e la Blue Origin di Jeff Bezos. Il numero uno di Virgin ha avuto vinto il primo round, salendo a bordo di un volo di prova l’11 luglio 2021, qualche giorno in anticipo sul rivale.
L’aspetto che più incuriosirà gli investitori, però, è che da quando Branson è volato nello spazio le azioni della Vigin Galactic sono finite a terra, con un ribasso (al 17 novembre 2022) dell’85,6%. Nel solo 2021 il rosso della società è del 60%.
Non è possibile fare un paragone con le azioni di Blue Origin, dal momento che la società di Jeff Bezos non è quotata, ma sul piano dei progressi concreti del relativo servizio sembra che le cose siano andate molto meglio. Lo scorso 4 agosto la società ha completato con successo il sesto volo turistico, prima di incappare in un guasto lo scorso 12 settembre, in un lancio della capsula senza passeggeri che si è concluso, comunque, in un atterraggio sicuro. Al contrario della società di Bezos, Virgin Galactic, dopo quattro voli di prova (l’ultimo nel luglio del 2021), non è mai riuscita a far partire il suo servizio turistico vero e proprio. In occasione dell’ultima trimestrale, la società di Richard Branson (in rosso di 146 milioni), ha comunicato che non riprenderà a far volare il suo VSS Imagine per nuove prove se non nella primavera del 2023.
Fondi tematici spaziali: come sono andati dal “lancio”
L’industria finanziaria, che aveva iniziato a offrire fondi tematici per agganciare il fascino spaziale, era stata inizialmente criticata per aver creato portafogli solo parzialmente esposti al mondo delle esplorazioni. Nel marzo 2021 era stato lanciato l’ARK Space Exploration & Innovation ETF (non disponibile in Italia), da allora il fondo ha perso il 35,25%, mentre da inizio anno al 16 novembre il rosso è del 29,4%.
E’ andata meglio per l’Etf spaziale da più tempo quotato su Borsa Italiana, HANetf Procure Space UCITS ETF, che da inizio 2022 ha ceduto “solo” il 16,37% contro un rosso del 29,36% del Nasdaq Composite e un -17,47% dell’S&P 500. Lo scorso settembre si è aggiunto su Borsa Italiana anche il VanEck Space Innovators UCITS ETF, sulle cui performance è presto per stilare bilanci.
Ma cosa c’è dentro un portafoglio “spaziale”?
Fra i titoli più “pesanti” sui cui investono entrambi i portafogli dei fondi “spaziali” quotati su Borsa Italiana c’è Iridium Communications, società attiva nelle comunicazioni satellitari che pesa il 6% nel paniere di HanEtf e al 9% in VanEck: il titolo da inizio anno al 16 novembre ha reso il 27%. Comune è anche il titolo Globalstar, un’altra società del settore satellitare che vale quasi il 6% nei portafogli di entrambi gli Etf: finora il titolo ha guadagnato il 77,2% da inizio anno. Virgin Galactic e le sue sventure di Borsa sono pesate nel paniere di HanEtf (che vi è esposto al 4,38%), ma con altri titoli a controbilanciare: lanciato nel giugno 2021, il rosso complessivo dalla quotazione è del 19,5%.
Il bilancio, posto che le esplorazioni spaziali sono relativamente agli albori, non è esaltante per i sottoscrittori “precoci” degli Eft tematici di Ark e HanEtf – difficile dire se ha pesato più il rientro dall’hype del 2021 o un clima generalmente ostile ai settori innovativi growth dovuto all’aumento dei tassi.