Buone notizie (forse) dalla Bce sull’Ops Intesa – Ubi
Il semaforo verde della Bce è uno degli aspetti fondamentali perché l’offerta pubblica di scambio abbia un lieto fine per Ca’ de Sass. Nei compiti della Bce figura l’autorizzazione dell’acquisizione di una partecipazione in una banca se la quota è considerata “qualificata”. Ossia, se l’acquirente raggiunge la soglia del 10, 20, 30 o 50%. Oppure, se è possibile influenzare significativamente il governo di quell’istituto. La valutazione serve quindi anche a garantire che l’acquirente abbia una buona reputazione e la necessaria solidità finanziaria.
Una partecipazione qualificata deve essere autorizzata o contestata entro 60 giorni lavorativi, con un’estensione massima a 90 giorni. Oltre all’autorizzazione della Bce, occorre anche quella di Consob e dell’Antitrust.
Se l’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca dovesse andare in porto, la prima consoliderebbe il proprio ruolo di prima banca italiana con quote di mercato di circa il 20% in tutti i principali settori di attività. Come noto, l’offerta include un accordo preventivo con Bper Banca per la cessione di 400-500 filiali per evitare un’eccessiva concentrazione.
Si tratterebbe di uno dei protagonisti della scena bancaria europea, con un modello di business focalizzato su Wealth Management & Protection. Le attività finanziarie della banca risultante dall’accordo sarebbero di circa 1.100 miliardi di euro.Diversi azionisti di Ubi sono contrari all’operazione. In particolare, i pattisti del Car ritengono che l’offerta non congrua. Secondo Ubi inoltre l’offerta non sarebbe più valida a causa dell’emergenza sanitaria. Si tratta del verificarsi della cosiddetta condizione Mac di efficacia dell’Ops e della mancata tempestiva rinuncia di Isp a tale condizione. L’istruttoria è in corso. Ma intanto, la Bce sembra spianare la strada.