L’operazione che dovrebbe portare alla fusione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo si gioca su diversi livelli. Non solo quelli delle autorità bancarie e assicurative (Bankitalia, Bce e Ivass). Vi sono infatti procedimenti in corso davanti alla stessa Consob e all’Antitrust.
L’intervento di Savona su Intesa-Ubi dopo la richiesta di intervento del tribunale
Ora, l’ultimo fronte che si è aperto è quello giudiziario. Ubi ha infatti coinvolto il tribunale al fine di esprimersi sulla possibile inefficacia dell’Ops di Intesa a causa della pandemia. L’evento infatti avrebbe fatto intervenire la condizione Mac (material adverse clause). Per questo motivo, secondo Ubi, Intesa si sarebbe dovuta esprimere tempestivamente sulla rinuncia a tale condizione. Invece si è riservata “di confermare se l’offerta è valida oppure no al termine del processo perché l’offerta è e deve essere irrevocabile”.
Nei fatti però Intesa ha sempre manifestato l’intenzione di proseguire con l’Ops. Carlo Messina, ha più volte espresso l’intenzione di portare a termine l’offerta. Anzi, ha sottolineato come l’emergenza renda l’operazione ancora più vitale.
I tafferugli in corso stanno dilatando i tempi dell’operazione, e si allunga la lista dei soggetti che vi entrano. Non ultima, Unicredit, la quale ha chiesto di entrare parte nel procedimento decisionale dell’Antitrust.
Non solo Ubi e Intesa: Savona parla del fintech
Paolo Savona conferma il suo giudizio positivo sui decreti del governo per i “bisogni urgenti di liquidità e di sostegno” alle imprese con l’emergenza Covid. Nella sua audizione di fronte alla commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario finanziario, ribadisce inoltre due richieste. “Sarebbe opportuno estendere al capitale di rischio le garanzie concesse all’indebitamento per affrontare il problema del peggioramento della leva finanziaria dal lato del debito, che diverrà sempre più un punto di attenzione da parte del mercato”.
“Con questo provvedimento si impegnerebbero i beneficiari a ben gestire il risparmio a essi affidato e a spartire con i risparmiatori i possibili benefici, evitando di privatizzare i guadagni e socializzare le perdite”. Poi aggiunge: “Ho anche suggerito, partendo dal caso specifico dell’intervento pubblico per la Banca Popolare di Bari, che occorre sperimentare i metodi fintech per la concessione del credito, poiché i metodi tradizionali basati su indicatori finanziari del passato, proiezioni econometriche del futuro e valutazioni soggettive dei manager non funzionano e inducono le banche a ridurre le esposizioni al rischio per prudenza o all’azzardo morale nella concessione”.