La disuguaglianza si è nuovamente rivelata il fattore di segregazione cruciale. La chiusura delle scuole a causa della pandemia ha colpito i bambini a seconda del possesso degli strumenti che i loro genitori e le loro scuole potevano permettersi di mettergli a disposizione per continuare a seguire le lezioni durante la pandemia. Non solo la connessione a Internet a casa è considerata un lusso in molti dei paesi più poveri del mondo, ma molte scuole storicamente prive di risorse non avevano gli strumenti necessari per raggiungere tutti i loro studenti durante la crisi, portando ad un incremento del divario digitale, come evidenzia Human Rights Watch.
La pandemia da Covid-19 ha portato sotto i riflettori le carenze del raggiungimento dell’Oss 4 delle Nazioni Unite entro il 2030 (istruzione di qualità per tutti), visto il digital divide che ha ostacolato la continuità dell’istruzione durante i lockdown, per chi non aveva accesso alla tecnologia. Al fine di trovare soluzioni per alcuni dei paesi più colpiti, organizzazioni internazionali come l’Unicef hanno collaborato con le imprese, dimostrando che il settore privato può svolgere un ruolo cruciale nella gestione dell’emergenza e mitigare le disuguaglianze esistenti, fornendo agli alunni e alle scuole un accesso a Internet economico e affidabile, attrezzature informatiche e software di supporto alle piattaforme di didattica a distanza.
Quando il Covid-19 ha chiuso le scuole
Come sottolinea l’Unicef, la situazione durante la pandemia di COVID-19 è stata inedita soprattutto per la portata globale dell’interruzione, poiché le scuole sono rimaste chiuse per oltre 168 milioni di bambini in tutto il mondo. Circa 214 milioni di bambini a livello mondiale (uno su sette) ha perso più di tre quarti del proprio potenziale di apprendimento personale, afferma l’Oecd. E secondo l’Unesco, sono 1,6 miliardi gli studenti di oltre 190 paesi colpiti dalla chiusura delle scuole al picco del Covid-19, con conseguente interruzione dell’apprendimento e della fornitura di servizi fondamentali per bambini e giovani in tutto il mondo, in particolare i più svantaggiati.
La maggioranza (53%) dei bambini nei paesi a basso e medio reddito sperimentano la “povertà educativa”, così come ha evidenziato la Banca mondiale nell’ottobre 2019. Si tratta di un termine utilizzato dall’ente per descrivere i bambini che hanno ricevuto un’istruzione così scarsa da non poter leggere o comprendere un testo semplice entro i 10 anni. La relazione evidenzia un dato ancora più elevato (80%) per i paesi poveri, dato che molti bambini non frequentano affatto la scuola. Nei soli paesi colpiti dalla crisi, 127 milioni di bambini e giovani erano esclusi dalla scuola primaria e secondaria già nel 2019, il che equivale a quasi la metà della popolazione mondiale non scolarizzata, secondo i dati Inee.
È chiaro quindi che le chiusure delle scuole indotte dal Covid-19 hanno teso a danneggiare in modo particolare gli studenti dei gruppi che dovevano far fronte alla discriminazione e all’esclusione dall’istruzione anche prima della pandemia. Il danno all’istruzione di molti bambini si basa principalmente su questioni preesistenti, in quanto l’accesso alla scuola era precluso a un bambino su cinque anche prima che il Covid-19 iniziasse a diffondersi, afferma uno studio Unicef.
Il ruolo sostenibile delle aziende
Gli investitori avranno un ruolo da svolgere poiché si uniscono a società, governi e organizzazioni internazionali nel tentativo di realizzare gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Oss) delle Nazioni Unite e il loro scopo fondamentale, ovvero quello di “non lasciare indietro nessuno” entro il 2030.
Grazie agli sforzi a livello internazionale, ci sono già esempi di aziende che permettono la fornitura di strumenti di apprendimento online, anche a scuole e studenti con mezzi limitati. Ad esempio, il programma Reimagine Education dell’Unicef ha messo in contatto governi e aziende per fornire strumenti di apprendimento digitale a bambini e adolescenti. Esiste un mercato per l’istruzione online a prezzi accessibili in questo settore che può essere terra di conquista per le aziende che operano in modo sostenibile, seguendo gli sviluppi delle organizzazioni internazionali. Possono essere coinvolti diversi fornitori, poiché l’apprendimento online non è solo software ma anche una serie di materiali e strumenti didattici, dai libri di testo alle trasmissioni radio formative fino ai gruppi di supporto e tutoraggio online e ai podcast.
Come abbiamo già detto, la maggior parte dei casi in cui la fornitura di strumenti didattici online non è stata possibile, è da ricondurre all’assenza di connessione Internet a casa o a scuola. Infatti, 1,3 miliardi di bambini di età compresa tra i 3 e i 17 anni non dispongono di connessione Internet. Quindi, c’è margine per offrire soluzioni commerciali innovative in tutta la catena del valore dell’istruzione online, sia in termini di infrastruttura che di servizi di connettività.
Infatti, la maggior parte delle soluzioni per un problema come l’educazione online nei paesi più poveri dovrà essere innovativa, semplicemente perché le soluzioni standard richiedono l’accesso a un PC collegato a Internet, ma come vediamo molte famiglie più povere non hanno questa possibilità. Tuttavia, l’80% della popolazione mondiale possiede uno smartphone, pertanto un software sotto forma di app per smartphone potrebbe già essere una svolta. Questo significa anche che c’è un ampio mercato in cui le aziende storiche possono inserirsi.
Fonte: Candriam.
In effetti, ci sono diversi settori che potrebbero non solo beneficiare di una crescita potenzialmente elevata, ma anche soddisfare gli obiettivi di sostenibilità specifici, ad esempio società di infrastrutture (compresi i fornitori di energia elettrica, servizi di telecomunicazione, reti a banda larga e wireless, infrastrutture a torre, società di fibra), hardware (smartphone, tablet, PC e anche giocattoli educativi) e software (sia quelle già protagoniste che le nuove arrivate); creatori di contenuti (editori e società di formazione che forniscono non solo contenuti stampati ma anche digitali).
Oltre ad affrontare l’obiettivo Oss 4 fornendo soluzioni commerciali a questo problema sociale, contribuirebbe indirettamente anche alla riduzione delle disuguaglianze (Oss 10), all’uguaglianza di genere (Oss 5), a industria, innovazione e infrastrutture (Oss 9) e alle partnership per gli obiettivi (Oss 17), puntando allo stesso tempo agli Oss 1 e 2 (zero povertà, zero fame, lavoro dignitoso e crescita economica) dal momento che una migliore istruzione potrebbe aprire la strada verso opportunità più concrete nella vita adulta.
Gli sforzi globali per migliorare la vita dei bambini in tutto il mondo sono stati finora quasi esclusivamente nelle mani di governi, autorità normative e istituzioni internazionali. Sempre più spesso, anche le forze di mercato iniziano a svolgere un ruolo importante e gli investitori, nell’ambito di tale equazione, possono contribuire a determinare un cambiamento favorevole.
Il movimento Esg ha dimostrato il proprio effetto positivo nel promuovere le aziende a incorporare le questioni di sostenibilità nella loro visione strategica, chiedendo anche più trasparenza. L’attivismo degli azionisti chiede sempre più spesso un cambiamento, migliori pratiche e maggiore responsabilità. Ora che le questioni sociali sono diventate più importanti, gli investitori responsabili continuano a evolversi e ad allineare le proprie pratiche d’investimento verso quelle aziende che aprono la strada a un contributo trasformativo verso la riduzione delle disuguaglianze e verso società più giuste ed eque.
Theany Bazet, Thematic Fund Manager – Candriam
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