In Italia negli ultimi 10 anni la presenza delle donne nei Consigli di amministrazione è quintuplicata, sfiorando il 33,1%
Il 27% delle aziende leader nelle tematiche dell’inclusione e della diversità dichiarano di aver messo in pausa tutte o la maggior parte delle iniziative in tal senso a causa della pandemia
I dipendenti delle imprese maggiormente impegnate nella diversità hanno il 150% di probabilità in più di poter proporre nuove idee
“Ritengo che un approccio maggiormente aperto alle tematiche della sostenibilità e dell’inclusione sociale abbiano premiato banche che hanno trovato una misura e quindi un equilibrio tra margini e qualità nei servizi, soprattutto con un occhio di riguardo verso le famiglie monogenitoriali”, spiega Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation. La fidelizzazione della clientela e la messa in sicurezza del personale, inoltre, ne avrebbero distinto l’operato manageriale, avendo contenuto gli effetti dell’emergenza preservando la salute e il benessere finanziario di tutti. Oltre poi a una maggiore attenzione alle tematiche di gestione del rischio lungimiranti, non discriminanti e prudenti. Secondo i dati raccolti dalla Segre, in 10 anni a livello nazionale la presenza delle donne nei Cda è quintuplicata, sfiorando il 33,1% e ponendo il Paese al quinto posto nella classifica globale. “Tutte le analisi sono concordi nell’evidenziare forti correlazioni tra diversità e outperformance azionaria, unitamente a livelli più alti di redditività a fronte di un riequilibrio dei rischi”, precisa la Segre.
Eppure, secondo lo studio di McKinsey & Company, c’è un rischio particolarmente elevato che l’inclusione e la diversità possano in questo periodo retrocedere tra le priorità strategiche delle imprese, ponendole in una posizione di svantaggio. Una conseguenza che potrebbe non essere intenzionale: le aziende si potrebbero concentrare su bisogni di base più urgenti, come la necessità di adattarsi a nuove modalità di lavoro e di aumentare la produttività, garantendo la salute fisica e mentale dei propri dipendenti. Il 27% delle aziende leader nelle tematiche dell’inclusione e della diversità ascoltate dagli esperti dichiarano di aver messo in pausa tutte o la maggior parte delle iniziative in tal senso a causa della pandemia. Ma è proprio dal recupero di quelle iniziative che potrebbe emergere una spinta verso la ripartenza. Quando le aziende investono nell’inclusione e nella diversità, spiega lo studio, sono in grado di costruire team più adattivi, efficaci e propensi a riconoscere la diversità come un vantaggio competitivo. Inoltre, le donne pongono in essere più frequentemente tre tipologie di comportamento – stimolazione intellettuale, ispirazione e un processo decisionale partecipativo – che permetterebbero alle imprese di affrontare in maniera più efficace le sfide del futuro.
Infine, le aziende che mantengono o addirittura incrementano il proprio impegno nella diversità e nell’inclusione durante i periodi di recessione potrebbero evitare il rischio di essere penalizzate, perdendo non solo i clienti ma anche il sostegno del governo. “Se c’è una cosa che questa crisi sta dimostrando – continuano gli esperti – è che le interdipendenze tra imprese, governo e società non possono più essere ignorate”. Piuttosto che limitare le discussioni sulla rappresentazione della diversità e dell’inclusione all’interno delle singole organizzazioni, dunque, bisognerà discutere di come accogliere, considerare e coinvolgere individui di ogni estrazione, in tutti i settori della vita. Le organizzazioni che lo faranno, concludono gli esperti, saranno probabilmente premiate nel lungo termine.