Nel quarto trimestre 2020 UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Banca Mps e Bper hanno perso quasi due miliardi e mezzo di euro
Gli analisti ritengono che il cuscinetto di capitale delle banche italiane sarà progressivamente eroso. Due i motivi: calo della redditività e pressione sulla qualità degli attivi a causa della fine delle misure di sostegno
La quota maggiore di prestiti in moratoria sul totale è in Bper (19,8%). Seguono Creval (15,5%), Mps (14,9%), Popolare Sondrio (14,7%), Credem (14,6%), Banco Bpm (13,7%), Intesa Sanpaolo (9,4%), Unicredit (6%) e Mediobanca (2,9%)
Gli analisti però ritengono che il cuscinetto di capitale delle banche italiane sarà progressivamente eroso. Due i motivi: calo della redditività e pressione sulla qualità degli attivi a causa della fine delle misure pubbliche di sostegno temporaneo. Leggi: moratorie e prestiti garantiti dallo Stato. Si teme poi, da parte delle autorità di vigilanza bancaria, un approccio più severo alla definizione di default e di calendar provisioning.
Il criterio guida nella valutazione dei bilanci bancari deve quindi restare la cautela. Sono infatti le misure statali di sostegno alle banche imprese a ritardare la creazione di nuovi npl. Ma con il proseguire dei contagi la ripresa economica stenta ad arrivare. Perciò Morningstar stima che se anche solo il 5-10% dei prestiti sotto moratoria si trasformeranno in npl, lo stock totale di crediti deteriorati in pancia alle maggiori banche italiane potrebbe aumentare di circa il 7-14% rispetto ai 91 miliardi di fine settembre 2020.
Dai dati di settembre/ottobre 2020 emerge che la quota maggiore di prestiti in moratoria sul totale è in Bper (19,8%). Seguono Creval (15,5%), Mps (14,9%), Popolare Sondrio (14,7%), Credem (14,6%), Banco Bpm (13,7%), Intesa Sanpaolo (9,4%), Unicredit (6%) e Mediobanca (2,9%). La media è del 9,5%. Stanti questi dati, l’impatto sul capitale dovrebbe essere gestibile dalle banche italiane. Ma restano comunque rischi legati all’evoluzione della pandemia.
Gli analisti calcolano che le maggiori banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Ubi, Mps, Bper, Mediobanca, Credem, Popolare di Sondrio e Creval) hanno pagato 18,9 miliardi di cedole tra il 2015 e il 2019 a fronte di un utile netto totale di 13,9 miliardi. Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Unicredit occupano il podio degli utili distribuiti, con 13,4 miliardi su 18,4 miliardi di utile Intesa Sanpaolo, 2,7 miliardi su 1,2 miliardi di utile Unicredit e Mediobanca 1,5 miliardi su 3,6 miliardi di utile. Banco Bpm e Mps non hanno pagato dividendi in quanto impegnati nei piani di integrazione e di ristrutturazione.