Le ultime sorti di mercato delle criptovalute sono state guidate, ancora una volta, da notizie ed eventi che hanno orientato le aspettative degli investitori nel breve termine. In un 2022 in cui le “cattive notizie” per il mondo crypto non erano certo mancate, si è aggiunta la bancarotta dell’exchange Ftx. Per alcuni osservatori è stata una capitolazione, la fine di un sogno o, se si vuole, di una grande bolla. Appena lo scorso ottobre, secondo un sondaggio Greyscale/Harris, il 53% degli americani adulti riteneva che le “criptovalute fossero il futuro della finanza” e il 44% affermava di volerle inserire in portafoglio in futuro. Non sappiamo come siano cambiati gli orientamenti dopo il caso Ftx. Si sa, però, che nell’ultimo mese, al 17 novembre 2022, il Bitcoin ha perso il 14,7% del suo valore scendendo, nel periodo, al di sotto di quota 16mila dollari: non accadeva dal novembre 2020. Questo ribasso ha portato, al momento di pubblicazione, ad rosso del 64,8% da inizio anno per la criptovaluta per eccellenza, in sostanziale affinità con la seconda per popolarità, Ether.
Lo scorso 13 novembre l’agenzia Bloomberg ha raccolto alcune dichiarazioni di gestori patrimoniali particormente disillusi in seguito all’ultimo caso: “Sarebbe dovuto essere chiaro che un’industria che non ha prodotto nulla, bruciando denaro e offrendo rendimenti allettanti, era destinata a fallire”, ha detto il cio di BlueBay AM, Mark Dowding. “E’ sempre stata dura perorare la causa dell’inclusione delle criptovalute in portafoglio”, ha dichiarato Salman Ahmed, chief strategist di Fidelity International, “ma ciò e finito sotto ancora più pressione”. La questione, come sempre, è capire cosa faciliti o ostacoli l’entrata delle criptovalute nel mainstream. Il collasso di Ftx è davvero una svolta in negativo? We Wealth ne ha parlato con Michele Mandelli, managing partner di CheckSig, una società specializzata nella custodia di criptovalute.
In primo luogo, occorre comprendere se la “corruzione” di alcuni attori che offrono servizi in criptovalute cambia l’attrattiva stessa di questi asset digitali anche a lungo termine. Mandelli ha voluto subito sottolineare come la promessa di grandi rendimenti senza rischi celi pratiche spregiudicate e schemi piramidali che, prima o poi, saltano. “Un primo insegnamento di lungo termine, è quello di diffidare degli operatori che non danno prova di riserva pubblica, cioè non riescono a dimostrare di avere realmente in cassa tutti i fondi dei clienti”, ha dichiarato il managing director di CheckSig, “il crac di Ftx quindi non intaccherà nel lungo termine l’attrattiva degli asset digitali; piuttosto renderà giustamente cauti gli investitori, che chiederanno maggiore trasparenza ad exchange e custodi”.
Nella confusione generale, poi, alcuni dettagli importanti vengono trascurati. Ad esempio, il fatto che a guidare il collasso di Ftx è stato il suo token nativo FTT che, risentendo delle pratiche opache del suo emittente, ha portato nel baratro i relativi possessori. “C’è grande diversità tra asset che sono soggetti a pure logiche di mercato (come ad esempio Bitcoin) e token che sono invece pura espressione di un soggetto centralizzato, e quindi altamente manipolabili”, ha affermato Mandelli. “Non a caso, a innescare il crollo di Ftx è stato proprio l’uso spregiudicato del proprio token FTT, acquistato a prezzi stracciati da Alameda (altra società riconducibile a SBF) e da questa usato come collaterale per finanziamenti che Ftx ha erogato ad Alameda stessa. Fondi che ovviamente erano di proprietà dei clienti di Ftx, ignari utenti dell’exchange, che ovviamente promuoveva FTT come eccellente investimento ai suoi milioni di clienti. Insomma, un piccolo capolavoro di riserva frazionaria e operazioni con parti correlate, tutto reso possibile dall’emissione di un token”.
Il contraccolpo che tutto il mondo cripto ha subito, in seguito a questo caso, però, è stato evidente. Nel momento in cui molti investitori restano con un pugno di mosche in mano, improvvisamente il sogno di un arricchimento improvviso diventa l’incubo di un azzeramento totale. L’effetto è stato psicologico, ma anche economico ha dichiarato Mandelli, “perché la discesa dei prezzi è stata innescata dalla necessità di Alameda di liquidare le proprie posizioni in altre cripto per difendere il prezzo di FTT”. Il timore di un contagio su altri exchange, inoltre, ha incoraggiato i possessori di cripto a prelevare i propri fondi. “Il crollo dei prezzi non è quindi da intendere come perdita di fiducia nell’asset class (a parte ovviamente FTT), ma come repentino asciugarsi della domanda per l’incertezza sulla solvibilità degli intermediari”, ha sistetizzato Mandelli, “certo, le ripercussioni psicologiche non mancano, e probabilmente l’inverno delle cripto sarà lungo, soprattutto per quegli investitori che hanno incautamente depositato i loro fondi su intermediari con ingenti budget di marketing ma privi di reali garanzie: prova di riserva, coperture assicurative e audit indipendenti”.
Il calo del Bitcoin e la view a lungo termine
In fasi come queste, tutti i possessori di cripto, anche quelle stipate al sicuro, subiscono comunque delle perdite legate ai cali di mercato: da questo rischio, non si può fuggire. Ma l’erosione di buona parte del rally del Bitcoin messo a segno negli anni del covid invita a chiedersi se non sia arrivata una buona opportunità di acquisto. Restringendo il campo alle criptovalute più solide per base di utilizzo, Mandelli ha sottolineato come “comprare dopo pesanti ribassi può essere in alcuni casi vero e proprio wishful thinking, come ad esempio nei recenti fatti di Terra-Luna”. Insomma, nessuno può dare garanzie di rimbalzo a breve termine. “Differente è comprendere a fondo la reale potenzialità di un asset digitale, avere una chiara tesi di investimento, e grande disciplina allocativa: allora una correzione di prezzo può diventare un’opportunità, soprattutto per chi investe con orizzonti pluriennali ed è in grado di navigare gli alti e bassi del mercato”, ha aggiuto il managing director di CheckSig.
“Il caso Bitcoin da questo punto di vista è emblematico. Se si ritiene che realmente bitcoin possa in un futuro affermarsi come ‘oro digitale’, il suo valore oggi sarebbe largamente sottostimato. E’ evidente tuttavia che questa tesi oggi non è condivisa da tutti gli investitori: la volatilità del prezzo è infatti legata dal processo di messa a fuoco di quale sia il vero valore di Bitcoin come dei tanti asset digitali disponibili sul mercato”, ha dichiarato Mandelli, “Bitcoin non è peraltro nuovo a importanti ritracciamenti, avendo a più riprese perso oltre l’80% del proprio valore, in una crescita ‘a strappi’ che ha premiato gli investitori con nervi saldi ed orizzonti di investimento pluriennali”.
Una valutazione dei fondamentali per capire quando comprare?
Nel mondo della finanza tradizionale esistono molti più “appigli”, tuttavia, per capire se si sta acquistando su un punto di entrata favorevole. Fare una valutazione fondamentale del valore di una criptovaluta non è altrettanto facile, per alcuni è del tutto impossibile. Quando si può effettivamente dire che sto comprando a buon prezzo? “Situazione per situazione vanno adottati criteri differenti, anche se nella larghissima parte dei casi l’analisi si interrompe quasi immediatamente a fronte di proposizioni di valore improbabili se non chiaramente truffaldine. Discorso diverso vale per gli asset più liquidi, Ether e Bitcoin”, ha risposto Mandelli. “Nel caso di Ether, il potenziale di apprezzamento dipende dalla sua capacità di facilitare un’economia di scambio di artefatti digitali, sfruttando la sua capacità di fare delivery vs. payment istantanea, senza intermediari. Il tutto senza farsi superare dalla concorrenza agguerrita di blockchain alternative, anche centralizzate, tecnologicamente più scalabili”.
Quanto al Bitcoin, “la sua affermazione come nuovo oro digitale lo renderebbe un asset potenzialmente dirompente come fondamento economico, tanto quanto lo è stato l’oro fisico nella storia della finanza e della moneta degli ultimi tremila anni. Da questo punto di vista, l’analisi del suo valore fondamentale è quella tipica delle commodities, basata cioè sullo studio dei trend di domanda e offerta di lungo periodo. Con la differenza che in bitcoin l’offerta è limitata a 21 milioni di BTC, per i quali potrebbero ad esempio competere i circa 60 milioni di milionari a livello globale stimati da Credit Suisse. Come per ogni asset, quale sia il ‘buon prezzo’ è legato alle aspettative di fair value che ogni investitore si forma. Se Ethereum diventerà la piattaforma globale di riferimento per il delivery vs. payment degli asset digitali, oggi Ether è molto sottovalutato. Se Bitcoin realmente sarà adottato in modo diffuso come asset di riserva digitale, oggi (ma anche sui picchi di 12 mesi fa) è straordinariamente sottovalutato”.
Mandelli non nasconde che Bitcoin e Ether potrebbero rivelarsi esperimenti tecnologici falliti fra alcuni anni. Questo riporta il discorso sulla disciplina e sulla propensione al rischio di ciascun investitore. “Per fare un esempio, immaginiamo di allocare una piccola parte di portafoglio a Bitcoin e poter tenere la posizione per dieci anni. Tra dieci anni, Bitcoin potrebbe essere un esperimento fallito. In quel caso dovremo mettere in write off con dispiacere qualche punto percentuale del nostro patrimonio”, ha concluso Mandelli, “ma se invece avesse mantenuto tassi di crescita della domanda anche solo paragonabili a quelli dell’ultimo decennio, varrà ordini di grandezza più di oggi: a quel punto sarebbe la principale fonte di performance dell’intero portafoglio, che uno abbia comprato a 60 o a 15mila euro”.