BlackRock lancia un trust privato che offre ai clienti istituzionali statunitensi un’esposizione diretta al prezzo del bitcoin
A fine luglio Schwab asset management ha annunciato un Etf progettato per replicare lo Schwab crypto thematic index
La cripto-febbre travolge anche gli asset manager. A compiere l’ultima mossa è stata abrdn, che questa settimana ha rilevato una partecipazione dell’exchange di asset digitali Archax. Partecipazione che garantirà alla società d’investimento globale da 508 miliardi di masse in gestione un seggio nel board. E che farà di abrdn il più grande azionista esterno di Archax.
BlackRock: un trust per investire in bitcoin
L’investimento di abrdn giunge dopo che BlackRock ha lanciato un trust privato che offre ai clienti istituzionali statunitensi un’esposizione diretta al bitcoin. “Nonostante la forte flessione del mercato degli asset digitali, stiamo ancora riscontrando un sostanziale interesse di alcuni clienti istituzionali su come accedere in modo efficiente ed economico a queste risorse”, ha dichiarato l’asset manager in una nota. “BlackRock è stata incoraggiata dal fatto che organizzazioni come Energy web e Rmi stiano sviluppando programmi per una maggiore trasparenza nell’estrazione sostenibile di bitcoin”, continua la società di gestione del risparmio, annunciando che seguiranno ulteriori progressi attorno tali iniziative. Appena una settimana prima (il 4 agosto) BlackRock aveva stretto una partnership con Coinbase per spianare la strada di accesso ai bitcoin agli 82mila investitori che utilizzano la piattaforma Aladdin.
Criptovalute: le ultime mosse dei gestori
A fine luglio anche Schwab asset management, divisione di gestione patrimoniale del colosso finanziario Charles Schwab, ha lanciato un Etf progettato per replicare lo Schwab crypto thematic index e offrire agli investitori un’esposizione globale a società che potrebbero trarre vantaggio dallo sviluppo o dall’utilizzo di criptovalute e altri asset digitali. Schroders, invece, ha annunciato poco prima di aver rilevato una partecipazione di minoranza strategica in Forteus, asset manager specializzato in blockchain e asset digitali. “La blockchain sarà un catalizzatore di cambiamenti fondamentali nell’ambito della gestione patrimoniale, dei servizi finanziari in senso lato e, più in generale, di molti altri settori”, ha dichiarato in quell’occasione Peter Harrison, ceo del Gruppo Schroders. “Non solo ha il potenziale per trasformare l’efficienza delle soluzioni esistenti, ma guiderà la democratizzazione dei private asset. E rappresenta una nuova frontiera dell’innovazione tecnologica e finanziaria”. Chiude il cerchio Fidelity, che nel mese di aprile ha annunciato che avrebbe consentito agli investitori americani di inserire nei portafogli previdenziali fino al 20% di bitcoin.
“I grandi gestori patrimoniali stanno iniziando a considerarlo un vero investimento”, ha dichiarato al Financial Times Chris Brendler, senior research analyst di DA Davidson. “Stanno abbracciando ciò che per anni è stato quasi ridicolizzato”. Tra gli scettici, ricorda il quotidiano economico-finanziario britannico, c’era proprio il fondatore di BlackRock Larry Fink. Le ultime mosse degli asset manager arrivano tra l’altro in un contesto in cui gli asset digitali hanno subito un’ondata di turbolenze. Aspetto che secondo Charley Cooper, amministratore delegato di R3, rappresenterebbe un voto di fiducia nei confronti del settore. “Offerte come queste non vengono intavolate all’ultimo minuto, ma sono in lavorazione da mesi se non da anni”, osserva.
Ethereum: pronta al passaggio al proof-of-stake
Si avvicina intanto per Ethereum l’upgrade verso il sistema di validazione proof-of-stake che, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe avvenire intorno al 15 settembre. Un aggiornamento al quale la nota piattaforma blockchain sta lavorando da anni e che le consentirebbe di ridurre il consumo energetico di almeno il 99,95%. Si tratta di un sistema di estrazione di criptovalute che richiede agli utenti di scommettere le loro monete come garanzia per diventare validator sulla rete. Differentemente dai sistemi proof-of-work, infatti, a poter validare le transazioni sono unicamente i possessori della criptovaluta di quella specifica piattaforma (in questo caso, ether). Maggiore sarà la quota di possesso della criptovaluta in questione maggiori saranno le probabilità di essere selezionati dal sistema per validare un blocco della catena e ottenere il relativo compenso.