Innovazione tecnologica e digitalizzazione nell’industria dei servizi finanziari
Blockchain, monete virtuali e più in generale i digital asset, rappresentano alcune delle ultime evoluzioni del mondo finanziario. A essere cambiate però, non sono solo le tecnologie ma anche gli investitori sempre più incuriositi e attratti dall’uso di nuovi strumenti digitali e servizi online. I digital assets, ad esempio, non sono più una nicchia per pochi appassionati, ma una frontiera tecnologica che può ridisegnare i modelli di business e le strategie del mondo del risparmio gestito. Per non parlare delle enormi potenzialità offerte dalla blockchain. Le aree di innovazione sono diverse e, allo stesso tempo, le soluzioni di investimento innovativo sono numerose sul mercato. La Quarta Rivoluzione Industriale, che coinvolge anche il settore del Wealth e dell’Asset Management, porta con sé tecnologie di cui già si sente parlare e che prenderanno sempre più piede. A partire da 5G, Intelligenza artificiale (AI), blockchain, comunicazione digitale, digital assets e la tokenization. «Al momento le tecnologie sviluppate per il potenziamento umano sono quelle più evolute, ad esempio AI, robotica ma soprattutto Intelligent automation – ha commentato Giovanni Andrea Incarnato, durante il confronto – queste non sono disruptive dal un punto di vista del modello di business, ma portano a una migliore efficienza del sistema complessivo».
La blockchain, invece, può considerarsi una tecnologia dirompente e in grado di cambiare i modelli di business.
«Osserviamo un processo che avverrà in due momenti successivi – ha proseguito Incarnato – la prima fase, di incubazione, è quella attuale, in cui si stanno analizzando casi studio di frontiera, la seconda fase è quella in cui bisognerà liberare tutte le energie e potenzialità connesse alla Distributed Ledger Technology (DLT), ovvero digitalizzare il processo di distribuzione dei fondi o comunque inserire all’interno dell’offerta commerciale, asset illiquidi trasformandoli in asset digitali».
Distributed Ledger Technology e blockchain al servizio del risparmio gestito
La blockchain rientra tra le innovazioni più dirompenti dei prossimi anni e si può considerare la forma più nota di registro distribuito, dall’inglese “Distributed Ledger Technology”. Creata oltre dieci anni fa per le transazioni di beni e valori, la prima applicazione della tecnologia blockchain è stata proprio con i Bitcoin e da allora ha interessato diversi settori dell’economia. «Oltre a quello finanziario, oggi viene usata per il settore dei consumi discrezionali, delle comunicazioni, ma anche delle materie prime – ha spiegato Fabrizio Arusa – non solo, la utilizzano oltre 20 assicurazioni a livello globale e l’80% del sistema bancario italiano».
La blockchain offre quindi diverse opportunità di investimento, quali invece le potenzialità per il mondo del patrimonio gestito? Per Giovanni Andrea Incarnato «i Wealth managers possono modificare i propri modelli di business e porsi come “bank as tokenization platforms” ossia come offerenti dei propri asset digitali oppure possono proporre alla base clienti la propria tecnologia per la tokenizzazione degli asset illiquidi». «Per gli Asset managers invece, tale tecnologia potrebbe essere ancora più dirompente – ha aggiunto – i digital assets possono venire incontro alle esigenze e ai bisogni delle nuove generazioni di clienti, questo significa che vi è la grande opportunità di inserirsi all’interno della catena del valore anche nel miglio della distribuzione, modificando i contesti competitivi a cui siamo abituati». Ma qual è il futuro della tecnologia blockchain? Per Fabrizio Arusa, non ci sono dubbi: «siamo agli albori – ha detto – ma andrà oltre ciò che vediamo oggi e avrà ulteriori applicazioni in campi diversi. Così come nel passato è successo per le carte di credito: la loro invenzione risale al 1950, quando a New York si cominciò a usare la Diners Club, per pagare i ristoranti. All’epoca la si poteva usare in sette locali, ma nel giro di soli tre anni raggiunse più di 43mila iscritti tra clienti, ristoratori e altre società. Da allora, ancora oggi continuiamo a usare questo strumento, le usiamo in modo diverso, la tecnologia è stata migliorata, infatti, non solo la teniamo nel portafoglio ma anche nel cellulare e pure sull’orologio, con le carte paghiamo il caffè o la metropolitana, ma la tecnologia è sempre la stessa, il motore è quello di 50 anni fa, migliorato e applicato a diversi settori». Ma come investire sulle nuove frontiere della tecnologia applicata alla finanza?
Come spiegato da Fabrizio Arusa «ci sono diversi modi, ad esempio Invesco dà la possibilità agli investitori di accedere alla tecnologia blockchain attraverso un veicolo in ETF». Nel dettaglio «investiamo in singole società e selezioniamo quelle hanno il loro book di business in diversi settori ma che generano anche parte della redditività attraverso la blockchain. Quindi investiamo nel settore tecnologico, in quello finanziario, ma anche nelle comunicazioni e nei consumi discrezionali. A livello geografico, il maggior peso lo ricoprono Giappone e Stati Uniti, ma investiamo anche in alcuni Paesi dell’Asia emergente. Adottiamo quindi un approccio molto diversificato».
Blockchain, NFT e democratizzazione dei mercati privati
Il sistema blockchain è una tecnologia intorno a cui orbitano diverse galassie e qui entrano in gioco differenti tipologie di Digital Asset, tra cui i Non-fungible token (NFT), che hanno un grande potenziale sul fronte dell’accesso ai mercati privati da parte di un nuovo gruppo demografico di investitori.
«Attraverso la tokenizzazione di un’opera d’arte, ad esempio, si crea del valore, dal momento che il possessore può trarre vantaggio dal rendimento dell’asset digitale, dal punto di vista dell’investitore è un’opportunità per avere rendimenti alternativi» ha spiegato Incarnato che ha anche ricordato come però si sia ancora indietro sul fronte della regolamentazione. «Molti aspetti devono ancora essere indirizzati – ha dettagliato – dalla compliance, al risk management, fino al modello di pricing e servizio sottostante, per questo bisognerà maneggiare opportunamente tale tecnologia e investire anche nella formazione dei professionisti».
Big Data e Intelligenza artificiale per servizi finanziari più evoluti
Restando nel perimetro delle tecnologie che stanno già modificando l’industria dei servizi finanziari, vi sono anche i Big data e l’intelligenza artificiale, utilizzati per migliorarne alcuni processi. Ad esempio, come ricordato da Incarnato «grazie all’intelligenza artificiale e all’uso dell’Internet of things, i Wealth managers sono in grado di strutturare alcuni dati che consentono di conoscere meglio il cliente» informazioni «che possono essere inserite all’interno del processo d’investimento per generare nuovi alfa e per avere una pianificazione più puntuale».
Anche i cosiddetti “robot conversazionali” (Virtual assistants), sono in grado di potenziare le capacità umane e automatizzare tutto ciò che è a scarso valore aggiunto: intercettando i dati migliorano la capacità previsionale degli investimenti e consentono ai banker di raccogliere input per una migliore proposta commerciale. Un’evoluzione che incontra la domanda dei clienti che sono sempre più disposti a un investimento di tipo fiduciario. Un’attitudine che, come sottolineato da Incarnato «non deve essere tradita dagli intermediari che devono inserire il valore sotteso dei dati nel migliorare l’esperienza del cliente sia per quanto concerne l’offerta del prodotto sia per un miglior modello di servizio». Tutto questo si traduce in una personalizzazione del servizio, anche se occorre prestare attenzione al lato economico. «La crescente domanda deve tener conto dei costi di attivazione di tali applicazioni – ha ricordato – per cui servono scelte strategiche, che tengano conto della tecnologia impiegata per efficientare il modello di servizio e rendere più efficace il modello di business».
L’intelligenza artificiale al servizio della finanza sostenibile?
Un altro grande tema è quello legato alla sostenibilità dei prodotti finanziari. La normativa a riguardo richiede alle società di gestione del risparmio e agli intermediari un impegno di compliance particolarmente complesso. Attività che possono essere semplificate grazie all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale.
«È importante ricordare che i requisiti di sostenibilità si modificheranno e sarà complicato stare al passo con l’evoluzione normativa – ha precisato Incarnato – grazie all’AI è possibile creare dei modelli predittivi per intercettare subito un potenziale dato non conferme riducendo così il tempo impiegato nella valutazione della qualità dei dati e rendendoli più incontrovertibili e veritieri». L’attenzione verso gli investimenti davvero sostenibili, d’altronde, è crescente da parte degli investitori e questo ha portato a interrogarsi anche sul livello di sostenibilità della blockchain. «Non si può dire che non consumi energia – ha commentato Arusa – a riguardo però ci sono diversi studi. Ad esempio secondo la Cambridge University con cui Invesco collabora……»
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***** Le opinioni espresse da Fabrizio Arusa sono personali, si basano sulle attuali condizioni di mercato, possono differire da quelle espresse da altri professionisti anche di Invesco e sono soggette a modifiche senza preavviso *****