Chiedere un grande potenziale di crescita e, assieme, sontuosi dividendi è un po’ come pretendere la botte piena e la moglie ubriaca. Di solito, a offrire i dividendi migliori sono società dal business consolidato, le cui valutazioni tendono a essere meno volatili rispetto ai titoli che si candidano a conquistare un grosso spazio in futuro.
We Wealth ha chiesto al team di My Finance Club di individuare tre azioni che potessero rappresentare un buon compromesso fra potenziale di apprezzamento del titolo e dividendo, una strategia più adeguata a un approccio un po’ più aggressivo rispetto al classico “cassettista”, interessato solo a incassare i migliori dividendi a lungo termine. Un compito non facile, “infatti, se una società opera in un settore in crescita, è finanziariamente portata e reinvestire completamente i flussi generati dalla sua attività operativa, piuttosto che distribuirli agli azionisti, così da capitalizzare il rendimento atteso”.
Le società che hanno bisogno di investire di più per la crescita di un business ancora non maturo tendono a reinvestire una maggiore percentuale dei propri utili e a non remunerare i propri azionisti sotto forma di dividendi. Ad esempio, Tesla, che sta investendo massicciamente per aumentare la produzione di autovetture innovative non distribuisce dividendi (anche se ormai genera utili) e, come politica aziendale, non prevede di farlo nemmeno in futuro. Agli azionisti della prima ora questo interesserà relativamente poco, visto che negli ultimi cinque anni il titolo ha moltiplicato il suo valore di oltre otto volte.
Quando le valutazioni azionarie tendono a scendere, spesso gli investitori ripiegano sulle aziende il cui business gode di migliore prevedibilità e continuità. Si tratta spesso di società che pagano anche ottimi dividendi, in rapporto al costo dell’azione (rapporto noto come dividend yield).
Ecco tre azioni italiane che, secondo il team di My Finance Club, si trovano un po’ a metà strada.
# 1 GPI
La mid-cap controllata dalla famiglia Manzana è “attiva nel settore IT dedicato alla sanità e alle amministrazioni pubbliche, in particolare italiane, “la società offre un servizio integrato ai suoi clienti, con sistemi avanzati per la gestione dei processi clinici e le pratiche contabili (Software), piattaforme di telemedicina e contact center per gli ospedali (Care), consulenza per sicurezza informatica e stoccaggio dei dati (ICT), gestione informatizzata delle terapie dall’acquisto del farmaco alla somministrazione al paziente (Automation) e tecnologie di pagamento elettronico (Pay)”.
Si tratta di una società che, in sintesi, scommette sulla digitalizzazione dei servizi sanitari da parte delle amministrazioni pubbliche, una componente importante degli investimenti che saranno parte Grazie a questo, “GPI potrebbe assicurarsi addirittura un’accelerazione della crescita rispetto ai tassi storici”.
I ricavi di GPI sono cresciuti del 14% medio annuo negli ultimi quattro anni, a fronte di un Ebitda aumentato del 19% annuo, rispettivamente a 360 milioni e 54 milioni nel 2022, tuttavia “il titolo, dopo una forte crescita in tempi pandemici, ha finito per essere penalizzato, come molte società tecnologiche, dall’atteggiamento aggressivo delle banche centrali”. Il rialzo dei tassi tende a penalizzare le società che operano in settori innovativi, ma se nei prossimi mesi dovesse verificarsi un rientro dei tassi d’interesse rispetto al picco atteso da qui a entro l’estate “titoli come GPI dovrebbero tornare a quotare su multipli più vicini alle medie storiche”.
Per GPI la previsione sul dividend yield del 2023 effettuata da My Finance Club è del 4,8%.
# 2 Poste Italiane
A dispetto del nome, la gran parte dei margini realizzati da Poste non derivano dai servizi di corrispondenza, bensì dai servizi assicurativi e finanziari. L’aspettativa che i tassi elevati possano ancora sostenere i margini dei servizi finanziari è alla base della seconda scelta del team di My Finance Club. “ Poste avrà il vento in poppa almeno fino a quando i tassi della Bce rimarranno alti (verosimilmente ancora per un semestre, visto che l’inflazione “core” in Europa non accenna a scendere).
Per Poste il team prevede un dividend yield del 7,5% nel 2023. Il management dell’azienda ha previsto per il 2023 una remunerazione di 0,71 euro per azione in aumento del 9% rispetto all’anno precedente.
“La società rimane un titolo interessante, storicamente le sue azioni hanno restituito un rendimento del 10% annuo, incluso dividendi, negli ultimi 3 e 5 anni”.
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#3 Enav
L’Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo gestisce le torri di controllo di quasi tutti gli aeroporti italiani. E’ una società quotata il cui controllo è detenuto dal ministero dell’Economia e che agisce in un business fortemente regolamentato. Gli affari dell’Enav sono correlati all’andamento del traffico aereo, anche se in modo ammortizzato in caso di notevoli disparità a breve termine fra il traffico atteso e quello effettivo. “Enav concorda una stima di traffico per gli anni successivi ed è legittimata a ricevere dalle compagnie aeree che transitano nello spazio aereo italiano tutti i costi sostenuti per i suoi servizi in aggiunta a un margine di profitto, WACC, ad oggi pari all’8%”, ha ricordato il team di My Finance Club. Senza entrare troppo nel dettaglio, se il traffico dovesse rivelarsi inferiore del 10% rispetto alle attese, i costi previsti nel budget verranno interamente coperti dalle compagnie aeree. Variazioni contenute entro il 2% rispetto alle previsioni, sono invece a carico/beneficio dell’Enav. Grazie a questi accordi, Enav presenta “uno dei profili di rischio di business più sicuri di tutto il listino italiano”.
Il sistema di ripartizione dei rischi sull’andamento del traffico aereo fra compagnie ed Enav “rende molto sicuro l’investimento nella società, lasciando all’investitore solo il rischio di lungo periodo di crescita del traffico aereo”, che si prevede in aumento nei prossimi anni. “Il traffico aereo italiano è già ai livelli 2019, ma non si può dire lo stesso del prezzo del titolo Enav che rimane ancora sotto del 33% rispetto ai picchi di febbraio 2020, con un Free Cash Flow yield (cioè il rapporto tra FCF e capitalizzazione di mercato) ad oggi pari quasi all’8%, ben più alto dei valori medi storici del 5% e che dunque garantisce sia un’ampia copertura per la crescita futura del dividendo, che buoni margini di apprezzamento del titolo sul medio periodo”.
Il dividend yield atteso nel 2023 è del 4,8%.