Si parla complessivamente di 184 società quotate che rendicontano la sostenibilità, di cui 131 appartenenti al mercato Mta, 40 al Ftse Mib e 13 all’Aim. Tutte imprese che considerano lo standard Gri come criterio di rendicontazione
Anna Lambiase: “L’impatto della Tassonomia sulle società quotate seguirà due direzioni. In entrambi i casi, l’analisi dei miglioramenti nelle variabili esg sarà cruciale e avrà un significativo impatto anche sulle loro performance finanziarie”
Tutte le società analizzate, spiega V-Finance, considerano lo standard Gri come criterio di rendicontazione, che vede “l’analisi di materialità e la definizione dei temi materiali (che riflettono l’impatto economico, sociale e ambientale di un’impresa, ndr) come il fulcro da cui partire per analizzare la sostenibilità di un’azienda”. E lo studio si è focalizzato proprio su questi aspetti, comparandoli poi con le indicazioni della Materiality Map di Sasb (Sustainability accounting standards board). Un approccio che identifica cinque dimensioni (ambiente, social capital, human capital, business model & innovation, leadership & governance) e le declina in 77 microsettori merceologici e 11 macrocategorie di mercato.
Quello che emerge è che il macromercato maggiormente “compliant” con la Materiality Map di Sasb è l’estrazione e la lavorazione di minerali, con una media (ponderata con il numero di aziende appartenenti al macrosettore) pari al 53,31%. Seguono il settore della trasformazione delle risorse (52,58%), i beni di consumo (48,81%) e i trasporti (45,91%). Il trio meno performante, invece, è composto dalle risorse rinnovabili e le energie alternative (41,43%), la finanza (40,28%) e la sanità (38,34%). Prendendo poi in considerazione i microsettori merceologici, al primo posto salta il mercato dell’estrazione e lavorazione dei materiali per l’edilizia (63%), accompagnato dal trasporto su rotaia (61,29%) e dalla raffinazione di petrolio e gas (60%).
Per l’human capital (pratiche di lavoro, salute e sicurezza dei dipendenti, coinvolgimento dei dipendenti, diversità e inclusione) si parla della trasformazione delle risorse (96%), mentre per le variabili “business model & innovation” (design del prodotto e gestione del ciclo di vita, resilienza del modello di business, gestione della catena di approvvigionamento, approvvigionamento ed efficienza dei materiali, e impatti fisici del cambiamento climatico) e “leadership & governance” (etica del business, comportamento competitivo, gestione dell’ambiente legale e normativo, gestione del rischio di incidenti critici e gestione del rischio sistemico) si segnalano rispettivamente la lavorazione ed estrazione di minerali (65,4%) e la lavorazione ed estrazione di risorse (58%).
Ma quale sarà l’impatto della Tassonomia europea sulla finanza sostenibile, con il primo blocco di criteri tecnici operativo a partire dal 31 dicembre? “L’impatto della Tassonomia sulle società quotate seguirà due direzioni: i settori low carbon beneficeranno da subito di questa nuova normativa e saranno agevolati sia nell’acquisizione dei nuovi contributi europei che saranno erogati che dalla maggior attrazione del mercato finanziario (investitori istituzionali e fondi). Per i settori transition, invece, tutto dipenderà dalla loro velocità di trasformazione verso il miglioramento (se non l’azzeramento) delle emissioni”, spiega a We Wealth Anna Lambiase, ceo di V-Finance e Ir Top Consulting. Poi conclude: “In tutti e due i casi la rendicontazione della sostenibilità e l’analisi dei miglioramenti nelle variabili esg sarà cruciale e avrà un significativo impatto anche sulle loro performance finanziarie”.