Progressi significativi
Negli ultimi dieci anni sono stati osservati vari importanti progressi, favoriti da una ricerca sempre più dinamica. “Sono il risultato di una migliore comprensione della malattia, dei suoi fattori di rischio e delle circostanze in cui si manifesta”, afferma il professor Fabrice Barlesi, direttore generale dell’ospedale parigino Gustave Roussy (principale centro europeo per la lotta al cancro e il quinto miglior ospedale oncologico al mondo, secondo la rivista Newsweek – Candriam sostiene Gustave Roussy attraverso l’Istituto Candriam per lo Sviluppo Sostenibile). Più preventiva, in particolare grazie ai progressi compiuti nel campo della diagnostica precoce, la medicina oncologica ha innegabilmente acquisito maggiore precisione. La conoscenza scientifica non è estranea al fenomeno. “La genotipizzazione molecolare dei tumori, in gran parte completata, ha facilitato lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate molto efficaci, che hanno notevolmente migliorato la cura di molti pazienti”. Uno sviluppo radicale, favorito anche dall’avvento dell’immunoterapia. “Questo nuovo approccio, che permette di ripristinare l’attività del sistema immunitario, ha prodotto risultati particolarmente interessanti in malattie con prognosi molto grave, come il melanoma”, osserva Fabrice Barlesi, secondo il quale dal 15 al 20% dei pazienti trattati con immunoterapia ha visto crescere significativamente la propria aspettativa di vita. Altra grande tendenza di rilievo: l’arrivo delle cellule CAR-T apre innegabilmente nuove prospettive nel trattamento dei tumori ematologici, confermate dai primi successi. Questa promettente tecnologia deve essere ora applicata ai tumori solidi.
Aspettative realistiche
Per passare alla fase successiva, gli scienziati dovranno raccogliere molte sfide. “Dovremo trovare un modo per aggirare le resistenze primarie che rendono inefficaci le immunoterapie in alcuni pazienti, sia combinandole tra loro, sia associandole ad altri trattamenti”, spiega il professor Barlesi. Una delle difficoltà, fra le altre sfide, consisterà in particolare nel controllare meglio la malattia. Come le cellule CAR-T, lo sviluppo di terapie cellulari e di nuove terapie mirate dovrebbe contribuire al conseguimento di tale obiettivo. Ovviamente, anticipazione sarà una delle parole d’ordine della trasformazione. “Dobbiamo essere in grado di creare degli avatar di un tumore che ci permettano di sperimentare e identificare le soluzioni terapeutiche più adatte per ogni paziente. Dovremo agire a monte del trattamento, per ottimizzarne le possibilità di successo. Anche la gestione del post-cancro, a lungo trascurata, rappresenterà un importante potenziale di progresso, in particolare nei bambini. L’obiettivo è chiaro: ridurre al minimo l’impatto delle cure e delle malattie, per consentire ai pazienti di vivere il più a lungo possibile… nelle migliori condizioni possibili. Per conseguire questo obiettivo ideale, sarà necessario allentare diversi freni. “L’interdisciplinarietà sarà il motore principale dell’innovazione dirompente. L’incrocio di esperienze e competenze sarà la nostra forza”, assicura Fabrice Barlesi.
Grandi sfide finanziarie
Come spesso accade, gli investimenti saranno il motore del cambiamento. “L’impulso potrà provenire dai Governi o dalle maggiori istituzioni accademiche, ma dovrà assolutamente essere sostenuto da finanziamenti privati e dall’attività filantropica”, commenta Rudi Van Den Eynde, Head of Thematic Global Equity. Sempre più sofisticati, i trattamenti contro il cancro richiederanno maggiori risorse finanziarie per stimolare la ricerca. A causa dell’eterogeneità delle malattie, la ricerca si concentrerà soprattutto su sottogruppi di pazienti, non senza aumentare il costo dei programmi avviati. Le indispensabili partnership pubblico/privato non saranno sufficienti. “I fondi di investimento dovranno dare il loro contributo, per facilitare la scoperta e sostenere la diffusione di nuovi farmaci.” Tra gli altri esempi, Van Den Eynde cita il cluster di Boston, che rappresenta “la via da seguire”. Garanzia di velocità ed efficienza, questa emulazione è tuttavia soggetta a condizioni: “Più aperti alle opportunità nel settore sanitario, gli operatori finanziari dovranno accettare l’assunzione di rischi insita in qualsiasi ricerca scientifica. Per alleviare il peso di questa incertezza, dovranno affidarsi a consulenze specialistiche. La fiducia sarà un parametro determinante nella decisione di investimento.” Una cosa è certa: i mondi accademico, industriale e finanziario dovranno collaborare più strettamente, nell’interesse della collettività. Piuttosto ottimisti, il professor Barlesi e Rudi Van Den Eynde credono fermamente nella teoria della decompartimentazione, nell’interesse dei pazienti.
La strada per la guarigione
Considerato a lungo una malattia incurabile, il cancro potrebbe diventare una “semplice” patologia cronica. Grazie ai progressi terapeutici annunciati, possiamo prevederne
l’eradicazione a medio termine? “La guarigione, nel senso stretto del termine, sembra del tutto illusoria. La malattia potrebbe comunque diventare un incidente di percorso, che il paziente potrebbe superare, nella maggior parte dei casi. Attualmente stiamo riuscendo a curare quasi la metà dei tumori. Questa proporzione potrebbe raggiungere i due terzi entro la metà del secolo”, annuncia il professor Barlesi. Al di là dei soli trattamenti farmacologici, la prevenzione e l’educazione rivestiranno un ruolo chiave nel processo descritto. “Per conseguire l’obiettivo, la lotta al fumo, all’alcolismo o alla cattiva alimentazione deve essere sostenuta da politiche pubbliche più attive. La vaccinazione sistematica contro il cancro della cervice uterina dovrà seguire questa stessa logica”. Anche la diagnosi precoce avrà un ruolo cruciale. “Prima riusciremo a diagnosticare la malattia, meglio saremo in grado di trattarla! Come minimo, è la garanzia di un più rapido ritorno alla società e di una più lunga aspettativa di vita”. In quest’area, l’intelligenza artificiale potrebbe sia contribuire alla conoscenza scientifica, sia affinare l’accuratezza della diagnosi. “Semplicità, accessibilità ed equità saranno tre variabili determinanti per ottenere la paartecipazione del paziente”, conclude Fabrice Barlesi.
Partner del progetto PRISM, il centro nazionale di medicina di precisione lanciato da Gustave Roussy, l’Università Paris-Saclay, CentraleSupélec, l’Inserm, insieme a Unicancer e all’ARC, Candriam contribuirà alla lotta contro il cancro. Attraverso la sua rete di esperti, il Centro indirizzerà gli sviluppi, i progetti e le soluzioni più utili alla comunità.
Giornata mondiale contro il cancro: la sfida del riconoscimento
Per una cura più equa! Quest’anno, la Giornata mondiale del cancro si concentrerà sulla comprensione e sul riconoscimento delle disuguaglianze nella gestione della malattia. L’evento globale offrirà un’opportunità per spezzare questo status quo, che si traduce nella perdita di troppe vite umane. Trattamento, prevenzione, diagnosi precoce… Particolare attenzione sarà rivolta all’accesso ai servizi sanitari essenziali, che variano evidentemente in base al reddito, al livello di istruzione e all’ubicazione geografica. Oltre a ridurre le discriminazioni legate all’origine etnica, al genere, all’orientamento sessuale, alle disabilità e agli stili di vita, la comunità internazionale dovrà raccogliere anche la sfida della conoscenza. “Informazione, sensibilizzazione ed educazione delle popolazioni, in particolare dei più giovani, saranno fattori essenziali nella lotta al cancro”, ricorda il professor Fabrice Barlesi, direttore generale di Gustave Roussy.
Rudi Van den Eynde, Head of Thematic Global Equity – Candriam
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