“Se tre anni fa parlare di questi argomenti con la propria rete per il consulente significava diventare un paria”, ha raccontato Michele Mandelli, managing partner di CheckSig, “oggi non solo le reti ne parlano, ma ingaggiano specialisti per trasmettere informazioni ai loro consulenti”
CheckSig ha annunciato un nuovo aumento di capitale che si rivolgerà, in particolar modo, a venture capital e private equity
La matematica di chi crede nel Bitcoin, in fondo, non è complicata. L’offerta di nuovi Bitcoin cresce in modo programmato e decrescente, mentre la domanda, a partire da quella dei grandi attori del risparmio gestito, dovrebbe crescere ancora molto prima di raggiungere un’allocazione del 3% delle relative masse. Raggiungere questa percentuale, comunemente ritenuta tollerabile in termini di rischio per un portafoglio evoluto, significherebbe alzare di molto la capitalizzazione del Bitcoin rispetto ai valori attuali.
Mentre il processo di crescita del Bitcoin va avanti, però, ci sono sempre state ascese e cadute. A meno di sorprese clamorose, il 2022 si avvia ad essere uno degli anni negativi per il Bitcoin, con un calo, da inizio anno al 28 settembre, di circa il 60%. Questo evento, però, non ha modificato visione rialzista di Ferdinando Ametrano, co-fondatore e ceo di CheckSig (nella foto), società specializzata in custodia di criptovalute. Ad essere rialziste sono anche le ambizioni della stessa CheckSig, che il 28 settembre ha annunciato un nuovo aumento di capitale che si rivolgerà, in particolar modo, a venture capital e private equity e che ambisce a raggiungere i 3 di milioni di euro nel 2023.
Per chi investe in Bitcoin in modo consapevole, la volatilità viene sempre messa in conto. Ma non è certo l’unico problema da considerare. I clienti istituzionali e i grossi investitori non possono certo sentirsi a loro agio se le loro consistenti riserve di criptovaluta restano su wallet online. Come spesso è accaduto nella storia degli exchange, sono portafogli vulnerabili ad attacchi e furti informatici. C’è una domanda, poi, di punti di acquisto sicuri e di una puntuale conformità ai fini fiscali. In estrema sintesi, sono questi i servizi di cui società come CheckSig si occupano per rispondere ai bisogni della crescente clientela private che ha iniziato a considerare le criptovalute come una riserva di lungo termine.
Consulenza finanziaria, cresce l’interesse sulle criptovalute
Per il mondo della consulenza finanziaria le sfide informatiche legate alle criptovalute si aggiungono allo scetticismo generale nei riguardi di un prodotto finanziario che non ha un vero sottostante e dispone di una storia di mercato ancora limitata. L’Anasf e le istituzioni finanziarie come Bce e Consob hanno sempre invitato una grande cautela, scoraggiando l’investimento in criptovalute da parte dei piccoli risparmiatori. Società come CheckSig, pur abbracciando appieno l’idea che il Bitcoin sia un nuovo oro digitale, ritiene che sia un investimento per soggetti “sofisticati”, che ne comprendano appieno anche i rischi.
Le richieste dei clienti, però, stanno spingendo un interesse sempre maggiore anche da parte degli stessi consulenti. “Abbiamo contatti frequenti con il mondo della consulenza finanziaria indipendente”, ha dichiarato Michele Mandelli, managing partner di CheckSig, nel corso di un incontro con la stampa a cui We Wealth ha partecipato. “Con i consulenti monomandatari non possiamo rapportarci, ma lo facciamo costantemente con le reti, anche in veste di formatori”, ha proseguito Mandelli, “di recente abbiamo tenuto 18 incontri con tutta la prima linea distributiva di una primaria rete di consulenza”. A testimoniare che “l’interesse c’è” anche da parte della consulenza abilitata all’offerta fuori sede. Su questo, l’orientamento delle banche è cambiato molto rispetto al recente passato: “Se tre anni fa parlare di questi argomenti con la propria rete per il consulente significava diventare un paria”, ha raccontato Mandelli, “oggi non solo le reti ne parlano, ma ingaggiano specialisti per trasmettere informazioni ai loro consulenti”.
Data la loro libertà di movimento, sono però i consulenti finanziari indipendenti quelli che finora hanno manifestato un maggior interesse verso il mondo crypto. Le domande più frequenti che arrivano da questa comunità, ha aggiunto Mandelli, “sono relative alle modalità di acquisto più sicure e sugli aspetti di fattibilità in termini di compliance e sugli aspetti fiscali dell’investimento”. Tuttavia, “quando non si conosce a fondo l’asset crypto, spesso non si riconosce il problema centrale, che è quello della custodia”. Un tema che verrà affrontato in uno dei prossimi appuntamenti in agenda per CheckSig, il FeeOnly Summit della consulenza autonoma del 26-27 ottobre.