L’analisi è stata condotta a inizio anno su un campione di 56 operatori, provenienti per il 28% dal Regno Unito, il 42% dal resto d’Europa, il 13% dalla regione dell’Asia-Pacifico e il 9% dagli Stati Uniti
Il 56% punta investire su tecnologia e infrastruttura dei dati entro la fine dell’anno, seguito da un 47% che intende garantire invece la conformità di tutta la propria gamma di prodotti ai parametri Esg
Le principali applicazioni dell’intelligenza artificiale sono nell’analisi del portafoglio e nel calcolo delle performance, ma anche nell’approvvigionamento, pulizia e arricchimento dei dati
Correva il mese di gennaio quando Satya Nadella, alla guida di Microsoft dal 2014, raccontava come ciò a cui avevamo assistito nell’ultimo anno rappresentasse “l’alba di una seconda ondata di trasformazione digitale” che stava “investendo ogni paese e settore”. Una dichiarazione fatta propria dagli asset manager globali che, in un nuovo studio di Funds Europe per Temenos (società svizzera specializzata in software aziendali per banche e servizi finanziari), rivelano come tecnologia e infrastruttura dei dati siano oggi in cima alle loro priorità d’investimento. Con un occhio soprattutto al cloud e all’intelligenza artificiale.
L’analisi è stata condotta a inizio anno su un campione di 56 operatori, provenienti per il 28% dal Regno Unito, il 42% dal resto d’Europa, il 13% dalla regione dell’Asia-Pacifico e il 9% dagli Stati Uniti. Quello che è emerso dal sondaggio, come anticipato, è che il 56% punta investire su tecnologia e infrastruttura dei dati entro la fine dell’anno, seguito da un 47% che intende garantire invece la conformità di tutta la propria gamma di prodotti ai parametri Esg (Environmental, social, governance). Il 38%, invece, stima di investire sullo sviluppo di nuovi prodotti, il 33% sulla protezione della continuità aziendale e il 22% sull’espansione del business in nuove giurisdizioni.
Parallelamente, osservano i ricercatori, il covid-19 ha spinto le aziende a rivedere le proprie strategie It e a passare al
cloud pubblico o ibrido. Il 62% degli intervistati dichiara che le soluzioni “cloud native” giocheranno un ruolo chiave nella loro strategia It, accompagnate da quelle “software-as-a-service” (come il cloud computing,
ndr) nel 48% dei casi e dalle
Api (Application programming interface) nel 46%. Su quest’ultimo punto, il 40% ha già iniziato a utilizzarle negli ultimi cinque anni e appena l’8% da un decennio o più. Inoltre, l’83% degli asset manager intende ampliare le proprie alleanze strategiche con partner tecnologici, consentendo la connessione di servizi di middle e back-office direttamente ai propri strumenti di front-office.
Sotto la lente d’ingrandimento degli intervistati ci sono infine l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, le cui principali applicazioni per il 60% sono nell’analisi del portafoglio e nel calcolo delle performance; ma anche nell’approvvigionamento, pulizia e arricchimento dei dati (57%) e nel miglioramento dell’efficienza operativa dei processi di middle e back-office (56%). Ciononostante, l’incremento delle competenze umane nei modelli di intelligenza artificiale resta prioritaria per il 60% degli asset manager.
L’analisi è stata condotta a inizio anno su un campione di 56 operatori, provenienti per il 28% dal Regno Unito, il 42% dal resto d’Europa, il 13% dalla regione dell’Asia-Pacifico e il 9% dagli Stati UnitiIl 56% punta investire su tecnologia e infrastruttura dei dati entro la fine dell’anno, seguito…