In Italia si parla di un mercato da 200 milioni di euro, investiti per il 33% in data processing e per il 28% in natural language processing, chatbot e virtual assistant
I principali elementi critici che impedirebbero una crescita delle imprese in termini di intelligenza artificiale sono la reperibilità di competenze interne e di figure professionali sul mercato
Roberto Viola: “Non si può chiedere a una micro impresa familiare di acquistare un calcolatore, ma occorrono grandi punti di accumulazione in cui le aziende possano essere accompagnate nell’accesso all’intelligenza artificiale”
Eppure, i numeri dimostrano che mancano professionisti con “skill e competenze da poter spendere” su questo fronte, spiega Nicola Gatti, direttore dell’osservatorio e docente del Politecnico di Milano. I principali elementi critici che impedirebbero una crescita delle imprese in termini di intelligenza artificiale, infatti, sono la reperibilità di figure professionali sul mercato (45%), la security&privacy (42%) e la presenza di competenze interne (65%). Un trend, continua Gatti, “condiviso sia con l’Europa che con il mondo in generale, dove continua a crescere il gap tra la richiesta delle aziende di figure professionali specializzate e la forza lavoro a disposizione”.
“Non si può chiedere a una micro impresa familiare di acquistare un calcolatore – continua Roberto Viola, direttore generale di Dg Connect della Commissione europea – ma occorrono grandi punti di accumulazione in cui le imprese possano godere di spazi di co-working ed essere accompagnate nell’accesso all’intelligenza artificiale. Sul fronte dell’Unione europea, inoltre, stiamo finanziando la messa sul cloud di tutto l’apparato dei dati, affinché possano raggiungere qualsiasi piccola impresa”. E il Recovery fund? “Il 10% sarà dedicato allo sviluppo digitale e sicuramente l’intelligenza artificiale dovrebbe essere al centro di questo progetto”, spiega Viola. Poi conclude: “Mi auguro che si definisca un percorso chiaro, che guardi all’introduzione dell’intelligenza artificiale nell’industria, senza dimenticare le piccolissime imprese”.