Se un tempo erano necessari 20-40 anni per sviluppare un nuovo prodotto, oggi l’avvento delle nuove tecnologie ha dato il via all’era degli unicorni: startup tecnologiche dal valore di più di un miliardo di dollari
Palermo: “Ci sono anche tanti falsi unicorni. Come identificarli? Innanzitutto non fidandosi unicamente di presentazioni e siti web, ma andando sul posto, toccando le apparecchiature e parlando col personale. Poi, valutando il management”
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Negli ultimi anni, aggiunge Palermo, il processo di innovazione ha subito un profondo cambiamento. Se un tempo erano necessari 20-40 anni per sviluppare un nuovo prodotto, oggi internet ha “reso molto più facile identificare clienti a livello globale” e “un pugno di gente e l’avvento delle nuove tecnologie hanno dato il via a quella che chiamiamo l’era degli unicorni: piccole startup che nascono in un garage e poi raggiungono rapidamente il valore di un miliardo di dollari”. Da SpaceX di Elon Musk a Airbnb, quotata in Borsa a dicembre 2020, il numero di aziende che promettono di creare nuovi mercati è cresciuto a tal punto nel tempo che “qualcuno suggerisce di alzare il limite della stessa definizione (il milione di dollari, ndr)”.
Il caso di Theranos: via al processo contro Holmes
Ma non tutti gli unicorni escono col buco, avverte. “Dove c’è un interesse a investire, prolifera di persone che intendono attrarre questi investimenti, spesso con qualcosa di concreto tra le mani ma molte volte senza quel genio tecnologico che ha caratterizzato gli unicorni che sono esplosi. Alcuni nascono e poi muoiono immediatamente, dopo aver attirato investimenti significativi. Un esempio è quello di Theranos, la società fondata da Elizabeth Holmes che prometteva di eseguire test diagnostici con una sola goccia di sangue. “Holmes aveva trovato un settore di applicazione (il biomedicale) e un bisogno preciso cui rispondere: la paura delle iniezioni. Ma dopo aver raccolto un primo giro di finanziamenti eccellenti e inserito nel board vari professionisti di livello, esplose la bolla e si scoprì che la tecnologia di cui parlava non esisteva. Scoppiò un caso giudiziario. Il processo è stato fermato per la pandemia, ma è ripartito proprio l’8 settembre. È una storia interessante, sia per gli scienziati che per gli investitori”, racconta Palermo.
Caccia all’unicorno: le quattro linee guida
E arriviamo al dunque. Come evitare di imbattersi in errori come questo e come distinguere un vero unicorno da un falso unicorno? “Partiamo dallo stato di fatto. La tecnologia si evolve rapidamente, quindi prodotti e nuovi mercati vengono fuori in modo molto frenetico e bisogna essere particolarmente veloci. È ancora possibile scovare una ditta nata in un garage e pronta a valere miliardi in poco tempo. Ma ci sono anche tanti unicorni morti in cui tanta gente ha investito e perso soldi. Come identificarli? Innanzitutto non fidandosi unicamente di presentazioni e siti web, ma andando sul posto, toccando le apparecchiature e parlando col personale. Poi, valutando il management: studi scientifici dimostrano che spesso gli unicorni sono creati da persone già presenti nel settore, che provengono da altre aziende o che hanno già tentato altre volte. E ancora, valutando il track record (se hanno brevettato l’idea o vantano pubblicazioni in materia) e facendo dei test sul campo”.