L’obbligazione emessa da Eni per i piccoli risparmiatori, lanciata a metà gennaio, ha dimostrato il grande interesse che gli investitori provano, in questa fase, per i bond. L’emissione inizialmente prevista, pari un massimo di due miliardi, ha trovato di fronte a sé una domanda cinque volte più consistente: ben 10 miliardi di euro. L’aspetto un po’ paradossale di questo successo è che poche altre società italiane emettono obbligazioni rivolte ai piccoli risparmiatori e la stessa Eni non ne ha proposte per oltre 11 anni. La maggioranza dei corporate bond retail italiani viene emesso dalle banche: le tanto vituperate obbligazioni bancarie che, a seconda del livello di seniority, possono essere ‘drenate’ nel processo di bail-in, introdotto per risolvere le crisi bancarie con risorse “interne”.
In generale, le obbligazioni societarie, coinvolgendo attori non statali, possono essere considerate relativamente più più rischiose (e remunerative) dei titoli di Stato – anche se l’affermazione va sempre calata nel caso concreto, in quanto esistono emittenti privati decisamente più solidi di molti Stati altamente indebitati. Va poi tenuto in considerazione che, in Italia, il rendimento dei corporate bond viene tassato al 26% e non al 12,5% come avviene per la maggioranza dei titoli di Stato.
Una panoramica sui corporate bond
Abbiamo chiesto all’analista obbligazionario indipendente, Giacomo Alessi, qualche informazione in più sull’offerta di corporate bond disponibile per i piccoli risparmiatori, individuando una decina di titoli italiani e stranieri.
Diversi analisti hanno individuato nell’asset class obbligazionaria una grande opportunità per il 2023. Le alternative societarie possono essere una valida alternativa al Btp per esporsi a queste attività?
In un’ottica di diversificazione del portafoglio obbligazionario è più che consigliato acquistare anche titoli corporate per avere un minore rischio emittente rispetto ad una singola esposizione verso lo Stato attraverso i Btp. In generale, gli indici corporate tendono ad overperformare nel corso del tempo quelli governativi per cui l’esposizione verso obbligazioni societarie è mediamente più redditizia, tuttavia, per un piccolo/medio risparmiatore un singolo nome in crisi (emittente in default) può vanificare l’intera performance del portafoglio obbligazionario quindi è consigliabile acquisire esposizione attraverso Etf tematici o titoli a taglio minimo basso per non incamerare troppa esposizione su un singolo emittente.
Individuare emissioni retail in Italia non è semplice, anche se l’ultimo titolo piazzato dall’Eni ha avuto un grande successo: è corretto affermare che potenzialmente la domanda ci sarebbe, ma che le società preferiscono evitare il canale retail?
Eni è riuscita ad attrarre una domanda enorme, pari a 10 miliardi ed è un record assoluto per il segmento (retail+corporate) questo grazie alla notorietà dell’emittente ed al premio di rendimento offerto. Non tutti gli emittenti, tuttavia, sarebbero in grado di veicolare così tanta domanda verso le proprie obbligazioni senza l’aiuto di collocatori del settore finanziario ma è evidente che il ritorno dei rendimenti ha stimolato gli investitori retail i quali giustamente vedono finalmente dei ritorni soddisfacenti a fronte di un rischio minore rispetto alle azioni. Gli emittenti in generale sfruttano il mercato retail di meno in quanto i creditori possono essere più soggetti a sbalzi di mercato, non acquistano titoli di lungo termine ma generalmente si focalizzano su scadenze tra i 3 e i 5 anni e l’ammontare emesso è mediamente molto inferiore rispetto ad un titolo emesso nei mercati internazionali istituzionali.
Oltre il Btp, le alternative retail emesse dalle aziende
Fra le emissioni societarie retail recenti o in arrivo quali sono quelle che offrono un profilo di rischio paragonabile al Btp di pari durata? Quali sono i titoli più interessanti da prendere in considerazione in Italia?
L’Italia è uno dei Paesi in Europa con la più alta presenza di titoli retail questo perché il Tesoro offre diversi titoli su tale segmento soprattutto dopo la crisi dello spread e la volontà di aumentare la percentuale di debito pubblico posseduto domesticamente. In settimana il Tesoro ha annunciato un nuovo Btp Italia ovvero l’inflation linked legato all’inflazione italiana ed offerto ai piccoli risparmiatori che si va ad aggiungere alle recenti emissioni e forse cercando di cavalcare l’onda generata da Eni. Esclusi i Btp sono pochi i titoli a taglio retail e ancora meno se escludiamo i finanziari. Ci sono però alcuni titoli tra cui pescare un rendimento maggiore rispetto al Btp o semplicemente una diversificazione del rischio. Tra gli emittenti abbiamo selezionato [nella tabella, Ndr.] il nuovo Eni per chi volesse acquistarlo sul secondario, Telecom Italia che offre un alto rendimento e che ha ricevuto un’offerta per la propria rete broadband, Autostrade per l’Italia con un titolo a scadenza 6 mesi che offre piu del Bot, Newlat food e Italian wine brand ottime aziende che tuttavia non hanno rating e Mediobanca per mostrare almeno un titolo finanziario. Nel panorama europeo la scelta è maggiore dato che i titoli tedeschi escono molto spesso con taglio minimo adatto anche ai retail, tra questi abbiamo selezionato Heidelberg Cement la quale offre un rendimento alto a fronte di un rischio contenuto, ENBW ed E.ON società di distribuzione e produzione elettrica ovvero a rischio molto contenuto e le più note BMW e Goldman Sachs.
La gran parte dei titoli obbligazionari societari retail sono emessi dalle banche: ci sono particolari rischi per questo settore in vista della recessione o di un aumento dello spread Btp-bund dovuto al Quantitative tightening?
Gli Istituti finanziari hanno il grande vantaggio di avere i creditori in casa in quanto spesso i sottoscrittori sono spesso clienti della banca emittente stessa, questo è un enorme punto a favore quando si tratta di raccogliere domanda retail. Rispetto all’ultima recessione la normativa ed il controllo sugli Istituti finanziari è stato enormemente rafforzato. Su tutte la normativa Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) delimita l’azione bancaria in parametri mediamente sicuri per il creditore. Inoltre, generalmente, i titoli retail sono Senior preferred e quindi della tipologia più protetta. Lo spread Btp-bund è un fattore di rischio per gli istituti italiani in quanto l’accesso al credito diventa più oneroso rispetto ai competitor europei e questo nel lungo termine crea uno svantaggio competitivo rilevante, tuttavia gli istituti più importanti hanno ottenuto in questi anni ottimi risultati finanziari e ricordiamo come in un regime di rialzo dei tassi il settore bancario aumenta i propri margini operativi.
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