In termini di impulso fiscale, l’ammontare dispiegato in Italia è pari al 4,2% del pil, al terzo posto dopo la Germania e gli Stati Uniti
Quanto alle misure destinate alle imprese autorizzate dalla Commissione europea nell’ambito del regime temporaneo sugli aiuti di Stato, si posiziona al primo posto la Germania con il 28,9%, seguita dall’Italia con il 16,9%
La Germania ha erogato in due mesi circa 13,2 miliardi di euro di sussidi a piccole imprese e lavoratori autonomi
Tra le misure adottate, per quelle destinate alle imprese autorizzate dalla Commissione europea nell’ambito del regime temporaneo sugli aiuti di Stato, si posiziona al primo posto la Germania, dove equivalgono al 28,9% del pil. Segue l’Italia con il 16,9%, la Francia con il 13,7% e il Belgio con il 12,4%. L’Italia e la Germania, in particolare, sono gli unici paesi ad aver superato la media dell’Unione europea del 14% del pil.
Ciononostante, l’aspetto critico è stato rappresentato dai tempi di adozione e implementazione delle misure. L’Italia, spiegano i ricercatori, ha adottato il primo provvedimento organico a carattere nazionale 23 giorni dopo aver registrato i primi 100 casi di covid-19, vale a dire il 17 marzo, mentre la risposta degli Stati Uniti è arrivata dopo 15 giorni dal superamento dei 100 contagi. Ancora più veloce la reazione di Francia e Germania, per le quali sono stati sufficienti rispettivamente 12 e otto giorni.
Se si considera l’iniezione di liquidità, infatti, l’Italia ha garantito finanziamenti per circa 34 miliardi a favore delle piccole e medie imprese, mentre più lenta risulta la Garanzia Italia di Sace dedicata alle grandi imprese e alle pmi “che abbiano pienamente utilizzato la capacità di accedere al fondo di garanzia, che dal 9 aprile al 17 giugno ha coperto finanziamenti per un ammontare pari a circa 718 milioni a 75 beneficiari”.
Nel complesso, secondo il Centro studi Confindustria, le differenze non solo in termini di valore ma anche di tempi di implementazione delle misure adottate dai singoli paesi determineranno una “diversa capacità e rapidità dei paesi di uscire dalla crisi, con ovvie ripercussioni sui livelli di crescita”, ma anche il rischio di distorsioni sul mercato interno, finendo per “favorire imprese che risiedono nei territori in cui questi interventi sono più consistenti”.
Sul fronte italiano, restano intanto alte le aspettative sul Piano Colao e le 102 iniziative presentate al governo lo scorso 9 giugno. Secondo un’analisi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, se venissero adottate tutte le misure previste, solo nel primo anno si parlerebbe di un costo per 4,5 miliardi, 47 miliardi nel secondo, per poi scendere a 35 miliardi nel quinto. Il costo totale su cinque anni potrebbe sfiorare dunque i 170 miliardi.