Gli obbligazionisti accusano la Finma di non aver agito “in buona fede” quando ha ordinato a Credit Suisse di azzerare 17 miliardi di dollari di debito subordinato AT1
La causa è stata presentata mercoledì scorso dallo studio legale Quinn Emanuel al Tribunale di San Gallo, nella Svizzera orientale
Via alla maxi-causa contro la Finma. Un gruppo di obbligazionisti di Credit Suisse, che rappresentano 4,5 miliardi dei 17 miliardi di dollari di bond spazzati via dopo la fusione con Ubs, ha citato in giudizio l’autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari. Secondo alcuni degli avvocati intercettati dal Financial Times, si tratta di una delle più grandi controversie tra obbligazionisti che abbia coinvolto uno Stato sovrano. E che probabilmente impegnerà i tribunali elvetici in un processo pluriennale.
La causa è stata presentata mercoledì scorso dallo studio legale Quinn Emanuel al Tribunale di San Gallo, nella Svizzera orientale. Tre persone che vantano una conoscenza diretta della richiesta di risarcimento hanno fornito informazioni al quotidiano economico-finanziario britannico, tra cui un riassunto dattiloscritto dei principali punti legali in essa contenuti. In base alle norme che regolano il Tribunale di San Gallo, che giudica le controversie costituzionali e amministrative, non è infatti disponibile pubblicamente il testo completo del reclamo.
Bond azzerati: le ragioni della causa legale
Gli obbligazionisti accusano la Finma di incostituzionalità e di non aver agito “in buona fede” e in modo “proporzionato” quando lo scorso 19 marzo ha ordinato a Credit Suisse di azzerare i 17 miliardi di dollari di debito subordinato AT1. Gli investitori non sostengono che l’azione dell’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari sia andata oltre la sua autorità legale né che l’ordinanza di emergenza del governo sia stata emanata senza la dovuta autorità. Lo studio legale Quinn Emanuel avrebbe infatti suggerito loro come mettere in discussione il diritto costituzionale del governo svizzero di evocare poteri di emergenza fosse “una strategia legale poco saggia”, scrive il FT.
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La causa si basa di fatto sulle tutele costituzionalmente sancite per il giusto processo. Nel dettaglio, si dichiara che la Finma fosse obbligata a prendere una decisione “in buona fede e in modo non arbitrario” ai sensi degli artt. 5 e 9 della Costituzione svizzera. E che abbia violato anche l’art. 36, paragrafo 3, che cita come “qualsiasi restrizione ai diritti fondamentali” debba essere “proporzionata”. Tale criterio di proporzionalità, secondo Quinn Emanuel, non è stato rispettato nella misura in cui solo gli azionisti (e non gli obbligazionisti subordinati) sono stati risarciti dopo l’operazione di salvataggio a opera dell’ex rivale svizzera Ubs. L’accordo di fusione prevedeva infatti che gli azionisti ricevessero complessivamente 3 miliardi di franchi.
Attesa la creazione di una commissione d’inchiesta
Gli avvocati guardano alla possibile costituzione di una commissione d’inchiesta da parte dei parlamentari svizzeri, in vista della prossima riunione di maggio. La commissione potrebbe infatti rendere nulle le leggi sul segreto d’ufficio e obbligare politici, regolatori e banchieri a testimoniare sotto giuramento. Sul tavolo, anche una causa civile sulla base contrattuale dell’azione della Finma e azioni legali contro i dirigenti di Credit Suisse per aver presumibilmente “ingannato” i mercati nei giorni precedenti al quasi-collasso dell’istituto elvetico. Intanto, la Finma non ha rilasciato commenti, dichiarando di aver già spiegato pubblicamente le ragioni della sua decisione. Nella giornata del 23 marzo, infatti, l’autorità federale aveva rilasciato un comunicato in cui spiegava come gli strumenti AT1 emessi da Credit Suisse prevedono per contratto l’azzeramento integrale qualora si verificasse un evento scatenante (“viability event”), in particolare qualora venga concesso un sostegno straordinario da parte dello Stato.