Nel 2019 risultano eliminate dai bilanci sofferenze per circa 34 miliardi. Un dato in calo rispetto agli anni precedenti (si parla di 78 miliardi nel 2018 e 43 miliardi nel 2017)
I tassi di recupero delle sofferenze chiuse sono calati di due punti percentuali rispetto al 2018. La riduzione ha riguardato sia la componente garantita sia quella non garantita
In linea con gli anni precedenti, quasi tutte le principali transazioni sono state concluse facendo ricorso alle Garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze
Sebbene la crisi abbia posto un freno al mercato per alcuni mesi, l’anno pandemico potrebbe concludersi positivamente sul fronte dei crediti deteriorati. Secondo le rilevazioni contenute nell’ultima
Nota di stabilità finanziaria e di vigilanza di Banca d’Italia, contrariamente agli obiettivi fissati a inizio 2020,
le banche potrebbero riuscire a cedere circa 30 miliardi di npl (non performing loans,
ndr) grazie a operazioni di carattere straordinario, come quella posta in essere da
Monte dei Paschi di Siena, ma anche all’incentivo introdotto dal decreto cura Italia che, spiega palazzo Koch, “a fronte di cessioni di crediti deteriorati consente di convertire parte delle Dta (imposte attive differite,
ndr) ammissibili in crediti d’imposta”. E non solo.
Le stime dispiegate dall’istituto guidato da Ignazio Visco, infatti, sembrano essere il frutto di un percorso che affonda le proprie radici nel periodo pre-pandemico. Nel 2019, in particolare, risultano eliminate dai bilanci sofferenze per circa 34 miliardi. Un dato in calo rispetto agli anni precedenti (si parla di 78 miliardi nel 2018 e 43 miliardi nel 2017), ma il rapporto tra sofferenze chiuse e quelle in essere risulta solo leggermente inferiore rispetto al valore medio registrato nel biennio precedente (35% contro il 36%). In linea con l’andamento dell’ultimo periodo, inoltre, quasi tutte le principali transazioni sono state concluse facendo ricorso alle Gacs (garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze, ndr), cui corrispondono sofferenze cedute per 13,1 miliardi.
Si segnala, poi, “una riduzione dell’importo medio delle sofferenze chiuse (da 177mila a 121mila euro), che ha riguardato principalmente le sofferenze cedute sul mercato, in particolare le esposizioni verso imprese e quelle assistite da garanzie reali”, spiega Bankitalia. Una dinamica che rifletterebbe “la diminuzione nel controvalore delle operazioni più significative, che nel biennio precedente avevano contribuito a incrementare notevolmente l’ammontare complessivo di sofferenze cedute”, si legge nella nota. I tassi di recupero delle sofferenze chiuse, invece, sono calati di due punti percentuali rispetto al 2018 (dal 30 al 28%) e la riduzione ha riguardato sia la componente garantita (dal 36 al 32%) sia quella non garantita (dal 19 al 16%), spinta quasi interamente “dal forte calo registrato nel comparto delle famiglie (passato dal 41 al 27%)”, precisa l’istituto.
Il
prezzo delle sofferenze cedute, elaborato sulla base della rilevazione annuale condotta dal 2016 su un ampio campione di operazioni, si è attestato nel 2019 sul 23% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione. Nel dettaglio si parla del 31% (contro il 34% del 2018) per le sofferenze assistite da garanzie reali e del 12% per le altre (contro il 10% dell’anno precedente). Crescono, infine, i prezzi di cessione dei
crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, sia in riferimento alle posizioni assistite da garanzia reale (dal 49 al 58%), sia per le altre posizioni (dal 35 al 44%).
Nel 2019 risultano eliminate dai bilanci sofferenze per circa 34 miliardi. Un dato in calo rispetto agli anni precedenti (si parla di 78 miliardi nel 2018 e 43 miliardi nel 2017)I tassi di recupero delle sofferenze chiuse sono calati di due punti percentuali rispetto al 2018. La riduzione ha riguard…