Il meccanismo del calo del fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019 potrebbe essere sostituito da un calcolo sull’intero semestre (il primo)
Possibile l’estensione degli indennizzi alle attività che non sono state colpite direttamente dalle chiusure, ma che risultano legate alle filiere coinvolte
Allo studio una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, volta a bloccare i 50 milioni di atti rimasti sospesi fino al 31 dicembre 2020
Mentre si accelera sullo scostamento di bilancio che, come annunciato dal premier Conte, giungerà al tavolo del Consiglio dei ministri in settimana e varrà più dei
20 miliardi ipotizzati fino ad ora, il governo continua a lavorare sulle nuove misure di sostegno alle attività colpite dall’emergenza sanitaria e dalla geografia delle restrizioni. Una geografia che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe non rappresentare più un aut aut per ottenere indennizzi e bonus.
Il decreto ristori cinque, infatti, avrebbe l’obiettivo di cancellare due limiti fondamentali dei meccanismi precedenti. Innanzitutto,
l’ancoraggio al calo del fatturato tra il mese di aprile 2020 e il mese di aprile 2019, che potrebbe essere sostituito da un calcolo sull’intero semestre (il primo). In secondo luogo, il
superamento dei codici Ateco e l’estensione degli aiuti anche quelle attività che non sono state colpite direttamente dalle chiusure, ma che hanno registrato significativi crolli del proprio fatturato perché legate alle filiere coinvolte (come i fornitori di bar, ristoranti o esercizi commerciali), anticipa Il Sole 24 Ore. Ma anche
contributi a fondo perduto per i liberi professionisti, un bonus da 1.000 euro destinato ai lavoratori con partita Iva da almeno tre anni, un reddito annuo inferiore ai 50mila euro, una posizione contributiva regolare e un calo di almeno il 33% nel 2020 rispetto al 2019.
50 milioni di atti congelati fino al 31 dicembre
Allo studio poi una nuova rottamazione e il saldo e stralcio per le cartelle esattoriali, volti a bloccare i 50 milioni di atti rimasti sospesi fino al 31 dicembre 2020. Una valanga di avvisi di accertamento che potrebbero pesare su milioni di famiglie, lavoratori e imprese. “Sono tantissimi – ha dichiarato il viceministro all’Economia, Laura Castelli, a Storie Italiane su Rai 1 – metterebbero in difficoltà l’Agenzia delle entrate oltre che le persone”.
Di conseguenza, aggiunge, è necessario “un intervento strutturale che, da una parte, cancelli quanto non è più recuperabile, una mole di cartelle già emesse che non vengono pagate da molti anni e che non si riscuoteranno mai perché appartengono a persone decedute e aziende fallite”. Dall’altro, quanto agli anni che vanno dal 2016 al 2020, due sono i temi da considerare: “ci sono cartelle già arrivate e, per queste, bisogna dare la possibilità alle persone di fare una nuova rottamazione, perché evidentemente sono cittadini che durante la crisi hanno aggiunto difficoltà a difficoltà preesistenti. E poi ci sono quelle cartelle che non sono state ancora emesse. Il nostro compito è fare in modo che se ne emettano il meno possibile”, conclude.
Gualtieri: “Pronto scostamento da 24 miliardi”
Il nuovo decreto economico, dunque, sarà alimentato da un ulteriore scostamento di bilancio, il quinto in dieci mesi. Stando a quanto confermato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al Corriere della Sera, sfiorerà i 24 miliardi di euro (un punto e mezzo di prodotto interno lordo), di cui circa tre miliardi per la sanità (incluso un miliardo e mezzo per i vaccini anti-covid) e oltre cinque miliardi per rifinanziare gli ammortizzatori sociali.
Confesercenti, ristori immediati o migliaia di imprese falliranno
Continua a risuonare, intanto, l’allarme delle associazioni. “Bar, pub, ristoranti e le altre attività del food sono al limite: senza ristori immediati, e ben più consistenti di quelli ricevuti fino a ora, migliaia di imprese falliranno. Già questo gennaio, molte non hanno riaperto perché prive della liquidità necessaria”, dichiara Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti. “L’emergenza economica del settore è già insostenibile. Prolungare ancora le restrizioni e introdurne di nuove vuol dire dare il colpo di grazia alle imprese”, aggiunge. Poi conclude: “Servono ristori adeguati: 3mila o 4mila euro a impresa, per giunta erogati con grande ritardo, non possono bastare. Se bar e ristoranti vanno chiusi per il bene di tutti, lo Stato garantisca sostegni consistenti a imprenditori e lavoratori e si faccia carico delle spese fisse, dalle bollette alle utenze”.
Il meccanismo del calo del fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019 potrebbe essere sostituito da un calcolo sull’intero semestre (il primo)Possibile l’estensione degli indennizzi alle attività che non sono state colpite direttamente dalle chiusure, ma che risultano legate alle filiere coinvolteAllo …