Marie Curie, la pioniera degli studi sulla radioattività.
Warren Buffet, uno degli investitori più prolifici di tutti i tempi.
Meryl Streep, una delle attrici più premiate di Hollywood.
Fryderyk Chopin, il pianista polacco tra i più celebri della storia.
Un mio cliente, noto comico di Zelig (di cui non posso fare il nome).
Cos’hanno in comune tutti questi personaggi, oltre al successo? Sono (o sono stati) tutti dei tipi caratterialmente introversi.
Estroverso vs introverso
Fu lo psicoanalista Carl Jung, negli anni Venti del Novecento, a definire per la prima volta le due personalità. Secondo Jung, si è portati a essere estroversi o introversi in base alla fonte da cui si trae energia.
Gli estroversi ottengono gratificazione dagli stimoli dell’ambiente, dall’interazione con il prossimo e dai grandi gruppi. Queste persone tendono ad annoiarsi facilmente e a provare un notevole disagio in condizioni di solitudine. Inoltre, gli estroversi sono generalmente più istintivi, più propensi al rischio e più sensibili all’approvazione altrui.
Per contro, gli introversi ricavano la loro energia dall’interno. Riflessione, indipendenza e osservazione sono le caratteristiche principali di questo tipo di personalità, che tende ad “assorbire” gli stimoli, invece che “irradiarli”. Un ambiente eccessivamente caotico può rivelarsi particolarmente impegnativo per un introverso, il quale probabilmente preferirà rimanere in disparte per poter percepire e analizzare con cura tutti i vari input.
Che sia chiaro, nessuno di noi è al 100% introverso o estroverso. C’è chi ha un carattere più spostato verso l’estremo dell’estroversione e chi invece verso quello dell’estroversione. A volte, poi, la nostra tendenza innata può essere accentuata o sopita dalla situazione contingente e da elementi quali: il trovarsi a interagire con persone che già conosciamo o con degli sconosciuti, il contesto sociale in cui ci troviamo, l’umore del momento.
Un introverso si riconosce per una serie di comportamenti ricorrenti quali:
– si concentra facilmente,
– lavora bene da solo,
– è indipendente,
– non ama le chiacchiere inutili,
– preferisce ascoltare piuttosto che parlare,
– preferisce focalizzarsi su un’attività per volta (odia il multitasking),
– non ama mostrare il suo lavoro prima che sia completo,
– è molto bravo ad ascoltare,
– riflette molto prima di agire,
– odia le scadenze ravvicinate, perciò cerca di pianificare tutto per tempo,
– ha un occhio speciale per i dettagli
Sfruttare bene i propri talenti
La buona notizia è che né l’estroversione né l’introversione sono determinanti o penalizzanti per avere successo. Che una persona tenda verso un estremo o verso l’altro, può raggiungere in entrambi i casi gli obiettivi desiderati.
E così, anche chi è introverso può eccellere nel suo campo, senza per forza dover ostentare la sua abilità a chiunque incontra, senza per forza dover “sgomitare”, apparire sempre sicuro quando si parla in pubblico o mettersi alla luce dei riflettori come sarebbe portato a fare un estroverso.
Essere introversi non è quindi un limite, se si impara a utilizzare le caratteristiche della propria personalità.
I quattro grandi punti di forza dell’introverso
Tutte queste peculiarità comportamentali si traducono per l’introverso in almeno quattro grandi punti di forza che, se allenati sapientemente e usati in modo bilanciato, possono contribuire a guidarlo verso il suo successo personale:
1 – Calma e prudenza
L’introverso, per il suo fare riflessivo e attento al dettaglio, agisce con calma e pondera ogni sua azione. Prima di prendere una decisione, valuta attentamente ogni possibile scenario e questo può essere il suo punto di forza nel ricoprire ruoli in cui deve assumere responsabilità strategiche.
2 – Capacità di approfondimento
Poiché l’introverso si nutre dell’energia esterna “assorbendola”, egli è naturalmente portato ad assorbire anche le informazioni. Ama studiare all’inverosimile e grazie a questa sua capacità è facile per lui acquisire nuove competenze, diventare esperto nel suo campo ed eccellere.
3 – Empatia
Se è vero che un introverso non ama parlare di sé, è altrettanto vero che ama ascoltare gli altri. E questa sua capacità d’ascolto lo porta a sintonizzarsi sulle frequenze degli stati d’animo altrui e a capire come gli altri si sentono. Sa essere molto empatico e per questo riesce sempre a mettere gli altri a proprio agio e anche a favorire l’instaurarsi di un clima sereno quando ci si trova in gruppo.
4 – Indipendenza
La compagnia di sé stesso, per l’introverso, è la migliore. Ecco perché riesce a stare così bene da solo, senza dipendere dagli altri. Si dimostra spesso autosufficiente, nell’azione e nel pensiero. Decide frequentemente secondo i propri principi e difficilmente si fa condizionare da quello che pensano gli altri.
Quando l’introverso impara a far leva sulle sue capacità migliori, può riuscire a gestire con confidenza anche quelle situazioni in cui a prima vista si sentirebbe a disagio. Se è vero che in una riunione aziendale difficilmente amerà prendere per primo la parola e mettersi al centro dell’attenzione, è altrettanto vero che può mettersi al servizio del team di lavoro attraverso la sua capacità di ascolto e di analisi critica delle diverse opinioni espresse. Se è vero che non ama i cambi di programma improvvisi e le scadenze ravvicinate, è altrettanto vero che la sua capacità di pianificare ogni cosa lo salverà sempre in caso di cambi dell’ultima ora, perché avrà probabilmente previsto in anticipo ogni scenario.
Anche le cose più difficili per un introverso possono diventare un’abitudine, una volta capito l’approccio giusto per sfruttare le sue qualità di introverso.
Il segreto è imparare a conoscersi e accettarsi per quelli che si è, puntando su ciò che si è più bravi e più portati a fare. Questa è la vera ricetta del successo. Indipendentemente dal fatto che si sia estroversi o introversi.