Quindi per la prima volta lo studio ha analizzato anche l’attività di 12 soggetti attivi nel mercato italiano del cosiddetto distressed debt. I dati mostrano che a partire dal 2018, questi operatori hanno investito 2,3 miliardi di euro in 15 pacchetti relativi a oltre 5.000 società e 4,2 miliardi in circa 80 singole società. Con riferimento a queste ultime, i principali settori di attività sono quello dei beni e servizi industriali e dei trasporti/spedizioni (entrambe con un peso del 19% sul numero totale), il numero medio di dipendenti è di 178 e il fatturato medio si attesta a 57 milioni di euro. Nel solo primo semestre 2021 sono stati investiti circa 770 milioni di euro. E come aggiunge la Gervasoni, «grazie a questi fondi distressed le imprese rivivono, ripartono, non si perdono posti di lavoro».
Raccolta private debt primo semestre 2021
In generale, nel settore del private debt nel primo semestre del 2021 la raccolta è triplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si è attestata infatti a 642 milioni di euro, contro i 209 milioni nel primo semestre 2020. Tale dato rappresenta il valore più alto mai registrato. La prima fonte della raccolta sono stati i privati/asset manager (32%), seguiti dai fondi di fondi istituzionali (26%). Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica ha rappresentato l’86% del totale.
Investimenti
Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 769 milioni di euro, +74% rispetto al primo semestre del 2020. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 356 (+139%). Si tratta del semestre con i valori più alti mai registrati dall’avvio del mercato. Escludendo le piattaforme di lending, i soggetti domestici hanno realizzato il 91% del numero di operazioni, mentre il 67% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. La durata media delle operazioni è di sei anni, mentre considerando le dimensioni delle sottoscrizioni, il 92% dei casi ha riguardato operazioni con un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Il tasso d’interesse medio è stato pari al 4,6%.
A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 28% del numero di operazioni, seguita dalla Campania con l’11%. Il 40% delle aziende target, riguardano beni e servizi industriali, seguito dal settore dei servizi per il consumo, con il 13%. A livello di dimensione delle aziende target, l’88% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti.
«Negli ultimi mesi caratterizzati dall’impatto pandemico, il mercato del private debt ha svolto un ruolo fondamentale, aiutando in modo concreto le piccole e medie imprese nel fronteggiare la crisi» afferma Antonio Solinas. «Il capitale di debito ancora una volta ha confermato la sua importanza, supportando e rilanciando l’economia reale verso il ritorno ad un orizzonte di investimenti e sviluppo per tutto il sistema imprenditoriale italiano. Questa rappresenta una delle vie privilegiate per sostenere la competitività e innovare nel nuovo contesto».