Secondo un recente studio, i cui risultati sono stati riassunti su VoxEu, l’educazione finanziaria funziona perché migliora conoscenze e comportamenti. E costa relativamente poco
Annamaria Lusardi, co-autrice dello studio, ha dichiarato a We Wealth: “L’educazione finanziaria funziona, ma è certamente possibile migliorarla, renderla più efficace. Dobbiamo farne di più”.
L’ultima indagine Consob sui decisori finanziari ha mostrato che, al netto delle risposte potenzialmente casuali, solo quattro italiani su dieci sono in grado di inquadrare correttamente cinque nozioni di base (relazione rischio rendimento, tasso di interesse composto, inflazione, mutuo, diversificazione del rischio).
Per capire davvero se l’educazione finanziaria funziona, però, è necessario osservare i risultati sui chi ha effettivamente partecipato a queste iniziative. E’ quanto ha fatto una recente analisi basata su 33 studi particolarmente solidi dal punto di vista metodologico, in quanto basati su modello controllato randomizzato. In parole semplici, in questi studi si osservano le differenze nei “sintomi” fra due gruppi i cui componenti sono stati assegnati casualmente – solo uno dei due gruppi, però, riceve un trattamento. E, in questo caso, il trattamento è l’educazione finanziaria.
La conclusione degli autori dell’analisi, i cui risultati sono stati riassunti su VoxEu, è che l‘educazione finanziaria funziona perché migliora conoscenze e comportamenti. Abbiamo raggiunto la co-autrice dello studio, Annamaria Lusardi, professoressa di economia alla George Washington University e direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria istituito dal Ministero dell’Economia nel 2017.
Professoressa Lusardi, in Italia il problema dell’educazione finanziaria è particolarmente sentito. Che cosa avete scoperto grazie al vostro studio?
Lo studio che abbiamo fatto è stato particolarmente ampio, abbiamo analizzato l’efficacia dei programmi di educazione finanziaria valutati nel modo più rigoroso in ben 33 paesi nel mondo. Emergono le seguenti lezioni:
1. L’educazione finanziaria è efficace e aumenta non solo la conoscenza finanziaria ma influenza anche i comportamenti finanziari;
2. Il suo impatto non è piccolo, anzi, ed è comparabile con l’impatto di altre e simili iniziative di educazione in altre materie;
3. Il costo di fare iniziative di educazione finanziarie è normalmente basso e nel nostro studio riscontriamo che l’educazione finanziaria è efficace anche in termini di costo.
4. Sarebbe utile valutare le iniziative nel tempo per poter misurare l’effetto dell’educazione finanziaria nel medio- lungo periodo. I pochi studi che esistono non dimostrano che il suo effetto diminuisce nel tempo, ma l’evidenza è preliminare.
Che impatto hanno, in Italia, iniziative come il Mese dell’educazione finanziaria?
Con il Mese dell’educazione finanziaria abbiamo piantato un seme di conoscenza finanziaria in ogni angolo del Paese. Per raccogliere i frutti ci vorrà ancora del tempo, ma iniziano a intravedersi già i primi germogli: secondo l’ultimo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, il livello di conoscenze finanziarie degli italiani continua lentamente a crescere. La strada è quella giusta e bisogna potenziare il Mese: lo slogan del Comitato è sempre stato “il Mese dura tutto l’anno”. Dobbiamo continuare ad usare queste iniziative come progetti pilota, come buone pratiche che possono essere diffuse in tutta Italia. Per questo sul portale del Comitato, Quellocheconta.gov.it abbiamo creato una pagina dedicata agli eventi con un alto tasso di creatività e anche di replicabilità (Il laboratorio delle idee).
Quello che ho visto crescere in questi anni da direttrice del Comitato è una spinta dal basso sempre più forte: dagli enti locali, dai privati, dalle scuole e dalle università. Ci sono stati incontri in piazza o in Comune, si sono inventati quiz, giochi interattivi, e cacce al tesoro finanziarie; si sono fatte iniziative sul posto di lavoro. Usiamo tutti questi progetti e ampliamoli.
La grande maggioranza delle iniziative, inoltre, è stata fatta nelle scuole. E questo è significativo. Il prossimo passo, un passo importante e necessario, è proprio inserire l’educazione finanziaria nell’educazione civica, che è diventata materia curriculare. In questo modo, potremmo raggiungere tutti gli studenti.
Il Mese ci ha insegnato che si può fare educazione finanziaria anche mantenendo bassi i costi, è stato un grande acceleratore della cultura finanziaria in Italia e sono sicura che continuerà ad esserlo. Sono ottimista circa la traiettoria nel tempo. Come ci insegnano tutti gli studi, incluso quello di cui parlo in questo articolo, ci vuole tempo perché le competenze migliorino.
Fra gli studi che avete selezionato per l’analisi ve ne sono alcuni basati su esperienze italiane?
Si, ci sono ben cinque studi sulla esperienza italiana. Su questi, quattro si riferiscono a programmi fatti nelle scuole. Questo ha permesso al Comitato di puntare molto ed ancora di più ad iniziative nelle scuole, cercando anche di correggere le potenziali inefficienze dei precedenti programmi. Per questo, ad esempio, abbiamo redatto delle linee guida per l’educazione finanziaria dei giovani, che sono a disposizione sul nostro portale.
E stiamo lavorando per rendere l’educazione obbligatoria a scuola, in modo che tutti i giovani italiani possano beneficiarne.
E’ corretto affermare, alla luce del vostro studio, che l’educazione finanziaria funziona e, semmai, il problema è che non se fa abbastanza?
Esattamente, questo è il messaggio che possiamo trarre da questo studio. L’educazione finanziaria funziona, ma è certamente possibile migliorarla, renderla più efficace. Dobbiamo farne di più. Nel primo studio riassuntivo dei vari programmi di educazione finanziaria, che si basava su pochi casi e da cui noi siamo partiti e che abbiamo ampliato usando le esperienze più recenti, i progetti analizzati erano spesso troppo piccoli, o di bassa qualità, o con poco materiale. Chiaramente se non si investe in termini qualitativi e quantitativi non ci si possono aspettare grandi risultati, soprattutto nel campo dell’educazione in cui si lavora sempre con obiettivi a medio-lungo termine. Occorre poi sperimentare molto per capire cosa funziona meglio e cosa continuare a migliorare. Per questo serve molto il Mese, ma servono anche tante altre iniziative che spero si continuino a fare. Ed è anche utile guardare alla esperienza degli altri Paesi e imparare da loro le migliori pratiche.
Insomma questo studio ci insegna che migliorare le competenze finanziarie nel nostro Paese è un obiettivo raggiungibile, non una “mission impossible”.