In un nuovo rapporto sui “Trend, rischi e vulnerabilità”, l’Esma indica agli investitori come azioni e obbligazioni abbiano di fronte a sé un terreno dissestato nel 2022
Fra i focus dell’Esma anche le valutazioni delle green stocks: a partire dal 2013 le aziende verdi hanno costantemente riportato una minore redditività e trasmesso meno valore agli azionisti rispetto alle controparti brown, ha calcolato l’Autorità europea
“Tutti gli investitori dovrebbero considerare che il rischio di correzioni di mercato rimane elevato. Questo è stato dimostrato l’anno scorso in due episodi di sell-off in gran parte guidati da notizie legate prima a Evergrande e poi alla recrudescenza del covid-19. I mercati rimangono altamente volatili e l’Esma vede una crescente incertezza per gli investitori in futuro”, ha commentato la presidente dell’Esma, Verena Ross. “Gli investitori al dettaglio sono di particolare preoccupazione per l’Esma”, ha aggiunto, “la loro partecipazione ai mercati finanziari è aumentata notevolmente negli ultimi anni, con nuovi investitori che approfittano della convenienza e delle caratteristiche user-friendly delle piattaforme di trading mobile. Questa diversificazione offre opportunità, ma comporta anche dei rischi, e l’Esma rimane preoccupata per i rischi per gli investitori al dettaglio che acquistano attività con aspettative di crescita significativa dei prezzi, e senza rendersi conto degli alti rischi connessi”.
L’Esma ha ricondotto parte del persistente entusiasmo dei piccoli risparmiatori al rafforzamento del reddito disponibile e delle loro risorse investibili. Resta da vedere quanto questo schema favorevole al sostegno dei mercati potrà durare anche nel complesso scenario del 2022, nel quale verranno meno sostegni fiscali e monetari.
Per gli asset manager, i cui rischi sono valutati dall’Esma come ancor più elevati, le aree da monitorare sono tre:
- “Il rischio di rivalutazione molto elevato in tutte le categorie di fondi, in un contesto di flussi sostenuti e di preoccupazioni sulle eccessive valutazioni”
- “La vulnerabilità dei fondi di obbligazioni societarie ai continui squilibri di liquidità e all’elevato rischio di credito”
- “L’aumento del rischio di uno shock dei tassi di interesse, legato alle crescenti aspettative sull’inflazione”
Esg, valutazioni green da tenere sott’occhio
Nella seconda metà del 2021, gli asset dei fondi Esg sono aumentati del 9%, mentre i mercati delle obbligazioni Esg sono cresciuti del 19%, ha affermato l’Esma. Il successo dei fondi Esg, caratterizzati da criteri di selezione basati sugli indicatori di sostenibilità ambientale, sociale e di governance ha attirato l’attenzione dell’Autorità, che ha cercato indizi concreti su un possibile rischio-bolla legato alle azioni green. Per farlo l’Esma ha messo sotto la lente circa 2200 società partendo dal 2008, con l’obiettivo di confrontare il return on equity, indicativo della redditività del capitale proprio, fra azioni green e azioni brown.
Nel primo gruppo rientra il terzo delle imprese più “virtuose” in termini di carbon intensity, nel secondo il terzo più inquinante. A partire dal 2013 le aziende verdi hanno costantemente riportato una minore redditività e trasmesso meno valore agli azionisti rispetto alle controparti brown; nel 2020 il Roe delle aziende green, ha sottolineato l’Esma, è diventato negativo, mentre quello delle aziende “sporche” è stato del 12%. Nella logica tradizionale, il valore dell’azione dovrebbe essere rappresentato correttamente con la capacità dell’azienda di offrire valore ai soci: da qui i dubbi su una possibile distorsione sui titoli sostenibili da parte dell’Esma. “Mentre gli investitori si sono precipitati in veicoli d’investimento sostenibili che stanno inseguendo troppo pochi asset, le preoccupazioni per una possibile sopravvalutazione degli titoli verdi sono continuate fino alla fine del 2021”, ha affermato l’Autorità.
Ma non è tutto. Nel confronto fra fondi Esg e non-Esg è emersa in questi ultimi una maggiore presenza di titoli azionari della categoria value. Come ricordato in precedenti articoli, i titoli value caratterizzati da un rapporto fra prezzi e utili più contenuto e da maggiori dividendi, tendono a performare meglio nelle fasi di mercato caratterizzate da tassi d’interesse e inflazione crescenti. L’Esma ha voluto sottolinearlo. Dall’analisi di 1400 fondi azionari domiciliati nell’Ue, “abbiamo osservato che l’esposizione media ai titoli growth è sostanzialmente simile tra i fondi Esg e non-Esg, ma anche che l’esposizione ai titoli value è maggiore per i fondi non-Esg. Ciò suggerisce che gli attuali sviluppi del mercato possono creare un ambiente più favorevole per i fondi non Esg, a parità di altre caratteristiche”, ha concluso l’Esma.