L’innovazione corre veloce, anche nel mondo degli investimenti, comportando a cascata l’evoluzione dell’esigenze degli investitori. Gli etf in questo contesto in continua evoluzione si stanno distinguendo per essere uno dei segmenti più innovativi e a più forte crescita nel panorama del risparmio gestito nell’ultimo decennio. We Wealth ha incontrato Fabrizio Arusa, Senior Relationship Manager – ETF Specialist di Invesco, per capire come gli etf si sono evoluti per rispondere a esigenze di investimento specifiche, senza però perdere la semplicità di utilizzo delle origini e la competitività di costo che li contraddistingue.
Coniugare gestione attiva e passiva richiama il supporto di una sponda esperta per orientarsi su come comporre un portafoglio efficiente. Come districarsi considerando anche il crescente numero delle soluzioni d’investimento?
Gli etf hanno sostituito la gestione attiva solo in determinati segmenti di mercato, ossia quelli caratterizzati da una più efficiente negoziazione tale da non permettere ai gestori attivi di battere in modo costante (e al netto delle commissioni di gestione) il mercato sottostante. Invesco è una casa di gestione che offre diverse soluzioni di investimento sia attive sia passive al fine di dotare il cliente della migliore soluzione di investimento in base al tipo di mercato sottostante. L’etf per sua natura ha come obiettivo quello di replicare in modo passivo ed efficiente un indice azionario, obbligazionario o di materie prime. In generale si consiglia di utilizzare gli etf plain vanilla tradizionali per prendere esposizione ai mercati più efficienti e liquidi, come ad esempio quello statunitense ove la gestione attiva (considerando la struttura del mercato sottostante) potrebbe non essere lo strumento migliore per creare valore. Al contrario nei mercati più inefficienti, e a volte meno liquidi, i fondi attivi si possono rivelare la scelta migliore, cosi come per un’esposizione al mercato azionario europeo.
Nell’attuale contesto economico, caratterizzato da elevata incertezza e tassi a livelli che non si vedevano da tempo, quali sono le possibili soluzioni per rendere il portafoglio adeguatamente diversificato rispetto ai movimenti del mercato nel suo complesso?
Nell’attuale contesto di mercato prediligiamo le azioni rispetto alle obbligazioni con un occhio di riguardo a mercati emergenti, settori e fattori. In relazione al mercato azionario statunitense prediligiamo il fattore momentum. Sovrappesiamo il rischio credito attraverso prodotti a minor volatilità e manteniamo in generale un posizionamento neutrale sulla duration. In un portafoglio ben diversificato non deve mancare la componente commodity e in particolare quella dei metalli preziosi.
Spazio quindi anche all’oro?
Ci sono tre fattori chiave per inserire l’oro fisico in portafoglio. In primis detenere oro in un portafoglio bilanciato può offrire vantaggi importanti in termini di diversificazione, poiché l’oro storicamente ha mantenuto una correlazione bassa con la maggior parte delle principali asset class. Secondo, la presenza di condizioni incerte o volatili spingono molti investitori a cercare sicurezza nei cosiddetti “beni rifugio” come l’oro. Terzo, il metallo giallo può essere utile come copertura contro l’inflazione quando questa si verifica improvvisamente e inaspettatamente a causa di fattori esterni, quando i prezzi aumentano più rapidamente del previsto.
Recentemente avete quotato il primo etf Ucits sulle materie prime che incorpora considerazioni climatiche, quale valore aggiunto per l’investitore che intende dare una marcia in più alla componente sostenibile del proprio portafoglio?
Invesco è ad oggi leader nel settore delle materie prime e gestisce $26 miliardi di etp su materie prime a livello globale, compreso il più grande Etc sull’oro in Europa (l’Invesco Physical Gold Etc). L’ultima novità alla nostra gamma nell’area Emea è l’etf Invesco Bloomberg Commodity Carbon Tilted, che offre agli investitori l’accesso alle materie prime incorporando al contempo considerazioni climatiche. Gli investitori hanno da tempo incluso le materie prime nei loro portafogli, con l’asset class che funge da diversificatore e potenziale copertura contro l’inflazione. Più recentemente, hanno cercato di incorporare considerazioni Esg in detta esposizione alle materie prime. Oggi, il 55% degli asset manager si aspetta di vedere l’utilizzo dei criteri Esg nelle materie prime aumentare molto o moderatamente nei prossimi 12 mesi. La ricerca accademica ha dimostrato che gli investimenti nel mercato dei futures sulle materie prime possono influenzare il comportamento dei produttori, pertanto un ampio utilizzo di materie prime orientato alle emissioni di carbonio associate alla produzione di ciascun componente sottostante potrebbe contribuire a guidare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e soddisfare le esigenze degli investitori.
Che tipo di soluzioni ci sono oggi per chi vuole abbracciare un percorso virtuoso di progressiva decarbonizzazione del portafoglio?
In un mondo sempre più consapevole, le esigenze di un investitore sono cambiate. Invece di considerare esclusivamente i fattori economici, gli investitori sono alla ricerca di etf che considerino un valore più morale che rifletta le proprie missioni di medio/ lungo termine. Da oltre 30 anni, Invesco sviluppa soluzioni Esg. Dal 2019, abbiamo creato la nuova gamma di etf Esg pensata per un’esposizione azionaria Core che integri criteri etici a livello globale. L’aumento della pressione normativa, i cambiamenti demografici e, più in generale, gli investitori che desiderano che i loro investimenti siano allineati ai propri valori e con il potenziale per una migliore performance adeguata al rischio porterà nei prossimi 12 mesi ad un aumento dell’offerta di questi prodotti sul mercato.