Ormai ne sono convinti (quasi) tutti. In Europa arriverà presto la recessione. E per i mercati non è certo una buona notizia. È quanto sostengono i gestori di fondi, intervistati da Bank of America nella consueta survey mensile che misura il sentiment di mercato. Il 95% degli intervistati prevede infatti una recessione in Europa nei prossimi 12 mesi, il livello più alto dal 2008, con il 74% che è convinta che il rallentamento economico sarà globale.
La crescita economica frena
Una netta maggioranza vede una flessione macro nel secondo trimestre dell’anno prossimo. L’83% degli intervistati ritiene che lo shock energetico e l’inasprimento delle condizioni di credito porteranno a un’ulteriore perdita di slancio della crescita europea. Il 50% degli investitori prevede un ulteriore rallentamento della crescita statunitense in risposta all’inasprimento della Fed (in netto aumento rispetto al 26% del mese scorso), mentre il 68% ritiene improbabile un miglioramento della crescita cinese (anche se solo il 23% si aspetta che la politica di zero-Covid del Paese continui, in calo rispetto al 34% del mese scorso). Il 70% degli investitori ritiene che la distruzione della domanda sarà il tema macro principale nei prossimi mesi (rispetto al 66% del mese scorso), mentre solo l’8% pensa che saranno i vincoli dell’offerta a dominare (rispetto all’11%) l’andamento economico. Il 48% degli intervistati prevede che il ciclo macro avrà un minimo nel secondo trimestre del prossimo anno, mentre solo l’8% pensa che ciò avverrà quest’anno.
L’inflazione spaventa meno
Il 79% prevede un calo dell’inflazione complessiva nel corso del prossimo anno, mentre il 68% prevede lo stesso per l’inflazione europea (in calo rispetto all’82% del mese scorso). La percentuale di investitori che considera l’inflazione elevata come il principale rischio di coda per i mercati è scesa dal 36% del mese scorso al 27%, anche se rimane la preoccupazione più importante. Segue il peggioramento della situazione geopolitico con il 19%.
E gli investitori sono cautamente ottimisti
Il 53% degli investitori ritiene che le azioni europee saranno rialziste nei prossimi 12 mesi (dal 39% del mese scorso), mentre la quota di coloro che prevedono un calo del 5% o più si è ridotta dal 29% del mese scorso al 18%. Sullo sfondo rimangono tuttavia alcune preoccupazioni. Innanzitutto, il rischio di un aumento dei rendimenti obbligazionari reali in risposta all’orientamento al rialzo delle banche centrali, che secondo il 70% degli investitori metterà sotto pressione i multipli azionari. In secondo luogo preoccupa il rallentamento della crescita e l’aumento delle pressioni sui margini, che secondo il 48% degli intervistati indicano un sostanziale deterioramento degli eps europei. Il 27% degli intervistati ritiene che la mancanza di sufficienti coperture difensive sia il rischio principale per i propri portafogli.
Meno cicilici, più bancari
Il 50% degli investitori prevede che i ciclici europei continueranno a sottoperformare i difensivi (percentuale invariata rispetto al mese scorso), mentre il 17% ritiene che possano sovraperformare (in aumento rispetto al 13%). Il 75% ritiene che i titoli di alta qualità supereranno quelli di bassa qualità. Il settore farmaceutico ha riconquistato il primo posto come settore più sovrappesato, superando l’energia, mentre le banche hanno registrato il più grande miglioramento nel posizionamento degli investitori, passando da sottopeso a sovrappeso. Il 43% dei partecipanti ritiene che le banche siano un veicolo interessante per posizionarsi in vista di un aumento dei tassi di interesse, rispetto al 26% del mese scorso. L’immobiliare rimane il settore più “antipatico” per i gestori, seguito dall’edilizia e dalla vendita al dettaglio. Il sovrappeso nel Regno Unito è crollato, mentre il sottopeso in Germania è stato nettamente ridotto.