Una nuova indagine condotta dal Behavioral Investing Institute ha gettato nuova luce su come i risparmiatori giudicano le proprie competenze e le proprie reazioni alla volatilità, rispetto a quanto ritenuto dagli advisor
Ad esempio, i consulenti ritengono i risparmiatori molto più “emotivi” di fronte alla volatilità e meno competenti sotto il profilo finanziario, rispetto a quanto traspare dalle risposte degli stessi investitori. Da queste disparità, affermano gli autori, ci sono alcune lezioni da trarre – soprattutto per gli advisor
Gli investitori, infatti, sono molto meno propensi a credere che risponderanno negativamente di fronte a specifiche condizioni di mercato, rispetto a quanto ne dicono i consulenti. I professionisti, d’altra parte, sovrastimano il modo in cui i clienti percepiscono le proprie reazioni e sono molto più propensi a credere che gli investitori mostreranno comportamenti emotivi.
Messi di fronte a uno scenario di forte ribasso dei mercati, i risparmiatori e i consulenti hanno previsto contromosse decisamente diverse. Ad esempio, nel caso di un crollo dell’azionario del 40-49%, ben due hnwi su dieci affermano che sarebbe loro intenzione rispondere acquistando più azioni, ma solo il 10% dei consulenti afferma che questa sarebbe la risposta operativa dei loro clienti. Sempre di fronte allo scenario sopra descritto, il 10% dei risparmiatori afferma che reagirebbe uscendo interamente dal mercato azionario; ma un ben più consistente 19% degli advisor ritiene che la reazione dei propri assistiti sarebbe proprio quella.
Capire quale delle due interpretazioni della realtà sia più vicina al vero, se quella dei risparmiatori o quella espressa dai consulenti, non è facile. Secondo gli autori del rapporto gli stessi professionisti dovrebbero capire meglio se le proprie opinioni in merito ai “pensieri” dei risparmiatori siano effettivamente corrette, “in modo da salvaguardarsi dal rischio che assunti fallaci possono guidare i consigli finanziari forniti ai clienti”.
Secondo quanto conclude il rapporto, il consulente può creare “l’opportunità di colmare queste” disparità nella percezione delle cose, “attraverso conversazioni più profonde con i clienti, controllando le sue stesse percezioni e assicurandosi che ci sia un piano chiaro e proattivo per rispondere all’incertezza del mercato”.