La Russia sarà l’economia peggio posizionata nel 2022 e nel 2023, ma la revisione delle stime mostra un impatto assai meno grave rispetto a quanto previsto a luglio
Per l’Italia il 2022 si dovrebbe chiudere con una crescita del 3,2%, lo stesso incremento che metterà a segno la Cina rallentata dai lockdown
L’economia italiana, con una recessione dello 0,2%, sarà la terza più colpita fra quelle analizzate dal Fondo monetario internazionale. La contrazione che il Fmi prevede per l’Italia nel suo ultimo World economic outlook è inferiore soltanto, fra le nazioni maggiori, a quella stimata per la Russia (-2,3%) e per la Germania (-0,3). Non a caso, si tratta di tre Paesi collegati dalla storica interdipendenza nel commercio del gas, drasticamente ridimensionata in seguito alla guerra in Ucraina.
Rispetto alle previsioni di luglio, il Fmi ha tagliato di ben 9 decimali la crescita prevista per l’Italia nel 2023 e di 1,1 punti per la Germania. Si tratta di revisioni ben più significative rispetto a quelle subite a livello globale (limatura dal 2,9 al 2,7%), ma anche rispetto alla media dell’Eurozona, il cui tasso di crescita previsto nel 2023 è stato tagliato di sette decimali dall’1,2 allo 0,5%.
Unica nota positiva per l’economia italiana è che, complici le difficoltà di Pechino, per il 2022 la crescita cinese e quella del Bel Paese saranno di pari proporzione nel 2022: +3,2%, con una revisione al rialzo da due decimali per l’Italia e molti “demeriti” per la Cina dovuti alla politica dei lockdown precoci per il contenimento del virus e alla crisi delle società immobiliari.
Gli Stati Uniti, inoltre, hanno incassato un rialzo delle previsioni per l’anno in corso, dal 2,3 all’1,6%, mentre per il 2023 è stata confermata la previsione per un tasso di crescita dell’1%.
Più in generale, ad aver subito le revisioni più significative sono state le economie avanzate, che nel 2023 cresceranno dell’1,1%, mentre le economie emergenti vedranno un aumento del Pil del 3,7% (dall’1,4 e il 3,9% stimati, rispettivamente, nel precedente outlook).
“La debole crescita del 2023 in Europa riflette gli effetti di ricaduta della guerra in Ucraina, con revisioni al ribasso particolarmente marcate per le economie più esposte ai tagli alle forniture di gas della Russia, e condizioni finanziarie più rigide, in quanto la Banca centrale europea ha terminato gli acquisti netti di asset e ha rapidamente alzato i tassi di 50 punti base nel luglio 2022 e di 75 punti base nel settembre 2022”, ha spiegato il Fmi nel suo nuovo rapporto.
Russia, impatto economico meno grave
Con quest’aggiornamento dell’Outlook è soprattutto la Russia a uscirne in miglior forma. Nonostante l’impatto negativo dovuto alle sanzioni occidentali, è migliorata di molto la previsione del Fmi sulla recessione che la Russia subirà nel 2022 e nel 2023, confermando l’idea che l’accerchiamento economico ha prodotto meno risultati del previsto. Le stime sull’economia russa, che lo scorso luglio erano fissate rispettivamente a -6 e -3,5% sono ora migliorate a -3,4 e -2,3%. Quella russa resta, in assoluto, la peggior performance attesa fra le economie analizzate dal Fmi.
Il rischio che l’economia cresca ancora meno
La recente esperienza ha costantemente stravolto le previsioni delle maggiori istituzioni internazionali. Il capo economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas, ha citato significativi rischi al ribasso sullo scenario base, ossia l’eventualità che l’economia globale cresca ancora meno del 2,7%. Primo fra i rischi citati da Gourinchas è quello di “un’errata calibrazione delle politiche monetarie, fiscali o finanziarie” che “è aumentato notevolmente a causa dell’elevata incertezza e delle crescenti fragilità”. Inoltre, “le condizioni finanziarie globali potrebbero deteriorarsi e il dollaro rafforzarsi ulteriormente se dovessero scoppiare le turbolenze sui mercati finanziari, spingendo gli investitori verso asset sicuri”. Infine, l’inflazione persistente e la minaccia di escalation in Ucraina sono ulteriori elementi potenzialmente negativi sull’andamento dell’economia globale.
L’effetto del super dollaro sugli emergenti
“Per molti mercati emergenti, la forza del dollaro rappresenta una sfida importante… poiché l’economia globale si sta dirigendo verso acque tempestose, è giunto il momento per i responsabili politici dei mercati emergenti di correre ai ripari”, ha dichiarato il capo economista del Fmi, “troppi Paesi a basso reddito sono in difficoltà per quanto riguarda il debito”, ha aggiunto, “per evitare un’ondata di crisi del debito sovrano, è urgente progredire verso ristrutturazioni ordinate del debito attraverso il Quadro comune del Gruppo dei Venti per i paesi più colpiti. Il tempo potrebbe presto scadere”.