Non si può dire con certezza quando e di quanto, ma è chiaro i tassi d’interesse scenderanno nel 2024 negli Stati Uniti così come nell’Eurozona. Attualmente il mercato crede in un calo decisamente consistente: per la Bce il taglio atteso è di un punto e mezzo. Il calo dei tassi potrebbe ridurre l’attrattiva dei fondi monetari, in rapporto ai fondi obbligazionari, il cui rendimento corre di più quando i tassi scendono al contrario dei monetari.
L’attrattiva degli obbligazionari potrebbe aumentare
Se i fondi monetari risultavano la scommessa più sicura quando i tassi salivano, l’orientamento degli investitori sta iniziando a guardare altrove. Nella settimana conclusa il 13 dicembre, quando ancora in Europa dovevano essere acquisite le decisioni di Fed e Bce, i fondi monetari domiciliati nel Vecchio continente hanno osservato un deflusso di capitali netto da 12,3 miliardi di dollari, pari allo 0,7% delle masse gestite.
Pur tenendo conto di quest’ultimo deflusso i fondi monetari europei hanno raccolto oltre 185 miliardi di dollari da inizio anno, con un aumento dell’11,5% delle masse, risultando in assoluto la categoria di fondi più comprata dagli investitori al dettaglio, hanno mostrato i dati Epfr Global diffusi da Bank of America.
La virata delle banche centrali attesa nel 2024, però, renderà attraenti i fondi obbligazionari societari, che finora non rimasti un po’ nelle retrovie della raccolta, finora più focalizzata su monetari e governativi.
“Gli ultimi dati evidenziano una tendenza positiva nei fondi obbligazionari high-grade rispetto a quelli governativi”, hanno affermato gli analisti di Bank of America in un report del 15 dicembre, “prevediamo che il contesto di volatilità ridotta nei tassi e il calo dei rendimenti dei titoli sovrani sosterranno strutturalmente gli afflussi nei fondi di credito anche nel 2024. Riteniamo che i tagli della Bce rianimeranno la domanda di debito societario nel 2024, invertendo la tendenza degli ultimi due anni”.
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Obbligazionari: attivi o passivi?
I fondi monetari domiciliati in Europa gestiscono approssimativamente 1.800 miliardi di dollari secondo i dati Epfr. La competizione per intercettare la fuoriuscita di capitali dai fondi monetari, potenzialmente molto grande, sarà molto tesa, con il rischio che a uscirne vincitori saranno pochissimi gestori, specialmente nell’universo dei fondi attivi.
Quantomeno negli Stati Uniti, ha scritto Bloomberg, “gli investitori obbligazionari stanno sempre più preferendo lo stesso tipo di portafogli di indici a basso costo gestiti da Vanguard, State Street e BlackRock, che hanno spazzato via le file dei fondi azionari gestiti attivamente nell’ultimo decennio”.
Nel periodo compreso fra il gennaio 2022 e il novembre di quest’anno i fondi obbligazionari attivi hanno perso 547 miliardi di dollari di masse, mentre gli Etf obbligazionari le hanno incrementate di 410 miliardi, secondo i dati Morningtar.
In Europa (per quanto si parli di cifre assai più contenute) il trend è stato simile. Da inizio 2023 al 13 dicembre, gli Etf obbligazionari investment grade hanno incrementato le proprie masse dello 0,2% mentre le controparti attive non hanno avuto un incremento, in proporzione, altrettanto significativo (dal momento che gli Etf obbligazionari partivano da masse gestite assai più basse).
“Se un gestore attivo specifico lavora male, sottoperforma il proprio indice e si trova nel quartile inferiore rispetto ai colleghi, gli allocatori guardano e si chiedono, è questo ciò che vogliamo per la nostra strategia? Il gestore ha preso decisioni sagge o stupide?”, ha detto a Bloomberg l’analista di Morningstar Paul Olmsted. La buona notizia è che nel complesso la gestione attiva quest’anno ha avuto un contesto migliore del solito per portare valore.
Da inizio anno al 30 novembre, secondo i dati Morningstar il 56% dei fondi attivi obbligazionari è riuscito a battere l’indice: una maggioranza che fa notizia, dato che solitamente a riuscire nell’obiettivo di superare il mercato è meno della metà dei fondi (nella prima metà dell’anno la percentuale di attivi vincenti era addirittura del 62,7%). “Per come la vedo io la causa della gestione passiva non è molto forte per il reddito fisso”, ha detto George Walker, ad di Neuberger Berman, “i passivi hanno sovraperformato in alcune parti dei mercati azionari statunitensi a grande capitalizzazione, ma penso che col tempo le persone diventeranno più discernenti sulla loro migliore applicazione”.