Pochi conoscono la storia di Franciacorta e dei suoi vini. In verità in Franciacorta il vino si produce da sempre. Nella zona di Provaglio d’Iseo sono stati rinvenuti vinaccioli risalenti addirittura all’epoca delle palafitte: questo dimostra che la vite era presente nella zona di Franciacorta già nella preistoria. Inoltre, autori classici latini come Plinio, Colummella e Virgilio parlano della vite in questa zona e ci sono documenti del IX, X e XI secolo dei monasteri ad attestare l’importanza della viticoltura nell’economia della Franciacorta.
In realtà per trovare la prima testimonianza scritta relativa al nome Franciacorta o meglio Franzacurta dobbiamo andare al 1277, tredicesimo secolo, in cui il nome compare in un’ordinanza riportata negli Statuti di Brescia. Franzacurta, dal latino franchae curtae cioè “corti franche” ovvero corti monastiche che erano tenute esenti dai tributi vescovili. Bisogna considerare che nel 13° secolo la Franciacorta comprendeva i comuni della strada per Iseo che dalla periferia di Brescia giungeva al lago e la strada che portava al lago d’Iseo era un’area strategica per il trasporto del cibo e di altre derrate per la città di Brescia. Le corti in pratica erano franche dai tributi in cambio del mantenimento delle strade e delle bonifiche delle aree.
E prima di venire ai giorni nostri una curiosa notizia di cronaca. Nel 1570 il medico bresciano Gerolamo Conforti (una specie di precursore di Dom Perignon – quello che per intenderci avrebbe inventato lo champagne) scrive il Libellus de vino mordaci, una delle prime pubblicazioni sulla fermentazione in bottiglia per la preparazione dei vini spumanti. Insomma la zona era predestinata.
E veniamo alla storia più recente. Forse non tutti lo sanno, ma la prima bottiglia di bollicine in Franciacorta è storia recentissima.
Ed è la prima volta che il nome geografico della zona appare sull’etichetta di un vino. Ne sono rimaste solo due bottiglie che la famiglia Ziliani custodisce gelosamente. La famiglia Ziliani è oggi proprietaria dell’azienda Berlucchi, leader in Franciacorta, e si appresta a festeggiare il 50° anniversario di quello storico evento.
Tra i tanti personaggi che hanno contribuito alla storia delle bollicine della Franciacorta, una menzione particolare la merita Maurizio Zanella fondatore di Ca’ del Bosco. Nel 1980, Maurizio Zanella – dopo avere studiato alla Station Œnologique de Bourgogne e all’Università di Enologia di Bordeaux – ispirandosi ai celebri vini della Champagne, decide di avviare nella sua azienda la produzione di spumanti. I Franciacorta di Ca’ del Bosco divennero un punto di riferimento per tutta la zona e il vino di punta dell’azienda, l’Anna Maria Clementi, è un grande vino noto a tutti gli appassionati di bollicine.
Tra l’altro bisognerebbe fare attenzione ai termini, perché non è corretto parlare di “spumanti Franciacorta”. È più corretto – e più rispettoso – parlare di Franciacorta e basta. L’Unione Europea riconosce a solo tre vini italiani (Asti, Marsala e, appunto Franciacorta) la possibilità di indicazione senza altri termini qualificanti. Quindi è opportuno ricordarlo: “Franciacorta” e non “spumante Franciacorta”, come è storicamente anche per lo Champagne. Ve lo immaginate se chiedessimo uno “spumante Champagne”?
Per completezza va ricordato che per quanto la notorietà venga dalle bollicine, in Franciacorta si producono anche ottimi vini cosiddetti fermi, sia bianchi che rossi, la cui denominazione è “Terre di Franciacorta” o “Curtefranca”.
Ma perché le bollicine vengono così bene in questo territorio che sembra sembra un vero e proprio anfiteatro che si è formato oltre un milione e mezzo di anni fa? Quando i ghiacciai si sono ritirati hanno lasciato quello che viene chiamato un terreno di origine morenica che è un terreno di straordinaria ricchezza minerale. Un territorio al cui interno si possono individuare varie zone, “diverse unità vocazionali” come le definisce il disciplinare di Franciacorta, con una eterogeneità di terroir che assicura alla Franciacorta una significativa varietà nelle caratteristiche sensoriali dei suoi vini. Inoltre c’è anche un clima particolare dato dalla pianura da una parte e dal lago d’Iseo dall’altra con le montagne a completare la conformazione ad anfiteatro.
La vicinanza della pianura provoca regime di brezza e inversioni termiche, mentre la vicinanza del lago d’Iseo funge da volano termico e protegge dai picchi di temperatura in inverno ed estate. Questo diminuisce il rischio di gelate o di sovramaturazioni, intensifica le precipitazioni e influenza il regime dei venti. E la presenza a nord della Valcamonica assicura infine una pressoché continua ventilazione e un regolare apporto idrico oltre ad evitare pericolosi ristagni di umidità con il risultato di uve perfette e mature in vendemmia.
Una delle conseguenze è che in Franciacorta i cosiddetti dosaggi (cioè l’aggiunta di zucchero durante la fase finale di vinificazione col metodo classico) sono spesso molto bassi se non addirittura pari a zero. Non solo. Le uve a bacca bianca, in particolare lo Chardonnay, sono particolarmente indicate per un metodo di spumantizzazione che prevede una minore pressione in bottiglia e quindi un’effervescenza minore: 5 atmosfere o meno invece delle canoniche 6 -6,5 atmosfere. E così si ottiene il “Saten” che si distingue per la sua delicatezza, cremosità e morbidezza.
Date le caratteristiche dei Franciacorta, non ha molto senso un paragone con Champagne, dove sappiamo che le uve vengono raccolte normalmente meno mature e i livelli di acidità sono più alti. Sono vini che si assomigliano, ma sono diversi. Quando beviamo Franciacorta, beviamo qualcosa di unico e poco paragonabile ad altre realtà.
Le uve coltivate sono al 75%-80% Chardonnay e 15-20% Pinot Nero con una piccola percentuale di Pinot Bianco e una piccolissima produzione di Erbamat, un vitigno autoctono con grande contenuto di acidità.
Le regole di produzione dettate dal disciplinare sono strettissime. Il Consorzio si è dato regole improntate al raggiungimento della massima qualità. Non si possono usare macchine per fare la vendemmia, no all’irrigazione, La permanenza sui lieviti deve essere al minimo di 18 mesi. In Franciacorta 2/3 delle vigne sono organiche. Oggi si può ormai parlare di vero e proprio metodo Franciacorta. Caratteristica fondamentale del Franciacorta è che l’unico metodo ammesso per la presa di spuma è quello tradizionale ovvero la rifermentazione in bottiglia, appunto il metodo classico. Franciacorta è stata la prima DOCG in Italia esclusivamente dedicata al metodo classico.
Franciacorta, una realtà che oggi conta circa 120 produttori che producono quasi 20 milioni di bottiglie all’anno, è un modello da guardare con attenzione. Un modello produttivo che punta senza mezzi termini al conseguimento della massima qualità.
Oggi le bollicine della Franciacorta appartengono al ristretto gruppo dei vini d’eccellenza del mondo. Un successo ottenuto con caparbietà e serietà in un tempo relativamente breve. 60 anni dalla prima bottiglia e diciamo una trentina di anni da quando il marchio Franciacorta ha iniziato ad affermarsi. La strada percorsa dai produttori della Franciacorta è un brillante esempio di come la serietà e la passione condivisa per l’ottenimento della qualità dei vini di una zona, consenta di raggiungere livelli elevatissimi in poco tempo.