L’indagine ha comportato per i soggetti coinvolti (tra i quali anche dei collezionisti), l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’autenticazione e alla diffusione di opere d’arte false, nonché la configurazione del reato di truffa, in quanto numerosi quadri già piazzati sul mercato risultano essere stanti venduti – come opere autentiche – alla cifra di 600.000 euro. Una cifra che non sorprende: Bacon, le cui opere sono esposte in musei come il Tate di Londra o il Guggenheim di New York, presenta un fatturato totale d’asta che supera i due miliardi.
Esistono metri di misura ortodossi e convenzionali che permettono, se associati alle opere d’arte, di misurare la grandezza di un artista nel tempo: gli indici di mercato, le quotazioni e i risultati delle aste, ad esempio, quando rimangono stabili o, perfino, quando sono in rialzo col passare degli anni, consolidano – quasi – definitivamente l’importanza dell’autore per la collettività.
Testimoniano, in buona sostanza, non solo il valore economico degli sforzi artistici dell’artista, confluiti magari in un quadro o in una scultura, ma anche la sua capacità di attraversare le mode e fissare, col suo registro e la sua cifra artistica, modelli, valori e stili del tutto imperituri.
È questo il caso della contraffazione: meccanismo che consiste nel contrapporre al vero un falso vero. Metro di misura, pratica, evidentemente illegale, che non mette in discussione il valore di un artista. Semmai, al contrario, lo conferma (illecitamente).
La contraffazione, in effetti, per certi aspetti può essere interpretata anche come il segno rivelatore dell’importanza di un artista, stante il fatto che la riproduzione non autentica o l’alterazione di un’opera di pittura o di scultura avviene solo se, attraverso il commercio o la circolazione dell’esemplare contraffatto, è possibile ottenerne notevole profitto. Non c’è quindi da stupirsi della mole di opere contraffatte di Bacon né tantomeno del valore di vendita delle stesse.