L’ex presidente del consiglio nel suo discorso ricorda che le risorse comuni europee andranno spese pensando che “nel medio lungo termine” si dovrà “riportare il nostro debito in una situazione stabile e verso una traiettoria discendente”
Gentiloni ha poi invitato tutti i paesi Ue a non esacerbare le divergenze che già esistono nella zona euro sulla capacità di spesa per affrontare la crisi covid proprio a causa dei diversi stock di debito
Il commissario è convinto che il Consiglio europeo approverà il recovery fund / Next generation fund entro la pausa estiva, nonostante i nodi irrisolti siano ancora moltissimi. E il merito sarà di Angela Merkel, neo presidente di turno dell’Unione europea
Attenzione a riattivare il Patto di stabilità troppo presto. Una stretta intempestiva alle spese potrebbe avere effetti negativi, come accaduto nella precedente crisi finanziaria
La pandemia non cancella la questione della sostenibilità del nostro debito pubblico, dice Gentiloni
“La sostenibilità del debito in alcuni paesi, tra cui l’Italia, è uno dei problemi del futuro che la discussione di questi mesi non può cancellare”. È il severo ammonimento del commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, in audizione alla commissione Politiche Ue della Camera del 2 luglio.
È importante che l’Italia utilizzi i fondi europei orientandosi a scelte strategiche che puntino all’inclusione sociale, alla sostenibilità ambientale e alla modernizzazione digitale, ma anche alla stabilità del debito. Questo il “suggerimento” al governo italiano. Gentiloni ha poi invitato tutti i paesi Ue a non esacerbare le divergenze che già esistono nella zona euro sulla capacità di spesa per affrontare la crisi covid proprio a causa dei diversi stock di debito. “Queste divergenze – ha spiegato il commissario – mettono in tensione la stessa zona euro”.
Gentiloni ottimista sul recovery fund prima della pausa estiva
“Dobbiamo essere fiduciosi che prima della pausa estiva si raggiungerà l’intesa” sul fondo europeo di ripresa.
Paolo Gentiloni ha precisato che sul Next generation fund (nome di “battesimo del recovery fund”) le questioni da sciogliere sono moltissime. “L’ammontare dell’iniziativa, il mix fra prestiti e trasferimenti, le condizioni per erogare queste cifre, i tempi delle ratifiche nazionali”. Gentiloni ha tuttavia elencato alcuni “elementi di un certo ottimismo”, come il fatto che “nessuno ha sbattuto la porta di fronte alla proposta delle Commissione”. Poi, applausi alla Merkel. “Abbiamo alla guida del governo tedesco una delle migliori negoziatrici che abbia conosciuto nella mia esperienza politica”.
Il commissario europeo all’economia ammette che “le decisioni prese sono andate nella giusta direzione, manca certamente la decisione ultima” sul fondo, la presidenza tedesca “parte con questo impegno così decisivo”.
Sull’outlook pesa l’incertezza
Il commissario ha poi anticipato che “l’incertezza legata agli sviluppi della pandemia di coronavirus peserà sulle previsioni economiche di luglio della Commissione europea” della prossima settimana. La Commissione, ha ricordato Gentiloni, “ha previsto una crescita negativa del 7,5% quest’anno e a due cifre nei 4 grandi paesi europei. È certo che ci troviamo ancora di fronte a una coda lunga di incertezza”. Inoltre, nonostante l’obiettivo calo dei livelli di contagio in tutti gli Stati membri, “siamo di fronte a una incertezza dovuta al fatto che nessuno può prevedere come sarà nei prossimi mesi”. Incertezza che peserà inevitabilmente sulle previsioni economiche. Soprattutto “nei ritmi della possibile auspicata ripresa, che ci sarà, ma che potrebbe rivelarsi contrastata”.
Bruxelles non è la manna dal cielo. Occorre un orientamento strategico
“Non è Bruxelles che decide”. Un’affermazione chiarificatrice. “Sono i governi che devono proporre alla Commissione i piani di rilancio”. Sono i paesi a conoscere le proprie esigenze strategiche, sono loro che devono decidere.
“Io direi che i paesi che si trovano in condizioni economiche meno positive devono concedersi il lusso di utilizzare questi piani di rilancio per perseguire obiettivi strategici”, ha proseguito Gentiloni. Questa dovrebbe essere l’occasione per introdurre nel nostro sistema delle istanze orientate al futuro.
Mes o non Mes, questo è il problema
Il commissario Ue all’economia è poi intervenuto sulla vexata quaestio del Mes. “L’Italia è uno dei paesi che avrebbe maggior interesse ai fondi del Mes”. perché ha tassi di restituzione del debito più elevati bisogna vedere se il gioco vale la candela, ma questa è una valutazione che spetta al governo italiano. Io come commissario ho sempre lavorato affinché questi prestiti fossero senza condizionalità e a condizioni molto favorevoli. Noi abbiamo lavorato affinché le condizioni del Mes fossero fatte in modo anticipato, non durante l’erogazione”. Ora “l’adesione politica spetta al governo, la Commissione ha lavorato affinché il trattato fosse compatibile con lo strumento, senza condizionalità”, ha concluso.
La spada di Damocle del Patto di stabilità
Se da una parte Gentiloni ammonisce sulla dinamica esplosiva del debito pubblico, dall’altra invia un messaggio di allerta ai colleghi europei: attenzione a riattivare il Patto di stabilità troppo presto. Una stretta intempestiva alle spese potrebbe avere effetti negativi, come accaduto nella precedente crisi finanziaria. Ci “sarà una grande discussione l’anno prossimo” sulla riattivazione del Patto e sulla sua revisione, ha dichiarato l’ex presidente del consiglio. Una (auspicabile) revisione che consenta di “dare sostegno agli investimenti pubblici” per l’ambiente e il digitale.
Gli fa eco la viceministra dell’economia Laura Castelli. “Dopo la sospensione del Patto è necessario avviare un dialogo serio sulle regole economiche che non hanno funzionato”. E che, per questo motivo “vanno necessariamente riscritte”. Castelli riconosce che Gentiloni ha riportato il dibattito “sulla giusta strada”. Sempre la viceministra concorda con il commissario quando dice che “non dobbiamo commettere gli stessi errori della precedente crisi economica”. Viceversa, gli effetti saranno negativi se non “devastanti per tutti i paesi membri, soprattutto per quelli più colpiti dalla crisi”.