Gli accordi di collaborazione vanno ben oltre il perimetro delle classiche deleghe di gestione. Il primo è con Franklin Templeton.
5 i cantieri aperti: ampliamento della gamma di offerta, product management su nuovi concept di prodotto, comunicazione e marketing, formazione, innovazione e lo sviluppo tecnologico.
Nuove tecnologie – big data e intelligenza artificiale – per gestire i portafogli in modo efficiente. Mercati sempre più veloci. E l’universo investibile che si dilata, tra classi di attivo in rapida ascesa, come private equity e private debt, e le nuove frontiere degli asset digitali. Per chi si occupa di gestione del risparmio privato è un mondo sempre più complesso. Che richiede nuove competenze, talenti. E capacità di fare innovazione. Cioè grossi investimenti.
Come fa un asset manager locale, con un patrimonio di 13,4 miliardi di euro e radici ben piantate in Italia, a competere con i grandi player globali che gestiscono centinaia se non migliaia di miliardi di dollari?
Euromobiliare am sgr: le strategie per crescere
“La nostra ricetta è semplice: vogliamo rimanere agili, fedeli alla dimensione locale. Ma pensiamo in grande”, dice Francesco Germini, da un anno nel ruolo di direttore generale di Euromobiliare asset management Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Credem, tra i principali gruppi bancari italiani e tra i più solidi a livello europeo.
Cosa c’è oltre lo slogan?
Rimanere con le nostre dimensioni, domestici, per noi è un valore, perché significa essere efficienti, stare vicini alle reti. Per un banker, avere la possibilità di alzare il telefono in una fase di grande volatilità e parlare direttamente con il gestore, per capire come sta reagendo il portafoglio e cosa ci si può aspettare, ha un valore enorme. Però non basta. Abbiamo lanciato una strategia innovativa, che ci permette di dare alle reti commerciali del gruppo, Credem Euromobiliare Private Banking e Credem Banca, un livello di servizio in grado di competere con i grandi operatori a livello globale.
Gli accordi di collaborazione con i big dell’industria
Di che si tratta?
Noi li chiamiamo “Stable wealth agreement”: sono collaborazioni strategiche con partner di profilo internazionale, che ci permettono di arricchire la gamma prodotti coprendo tutte le classi di attivo previste dal nostro modello di consulenza, specializzando l’offerta in base alla tipologia di rete del nostro gruppo e alle esigenze dei nostri clienti. Al modello di “produzione in house”, affianchiamo quindi un modello di “governo in house”. In questo modo, continuiamo a valorizzare le nostre competenze core, ma manteniamo la governance anche delle attività che svilupperemo in collaborazione con i nostri partner. Il primo accordo l’abbiamo firmato con Franklin Templeton.
Cosa cambia rispetto al classico affidamento in delega?
Ci sono due differenze sostanziali: la prima è la stabilità della relazione. Non si tratta di accordi “one shot”, realizzati in chiave tattica, su un singolo prodotto. La logica è strategica e di medio periodo. Questo ci permette di contaminarci reciprocamente e di acquisire nuove competenze, necessarie ad affrontare con successo le sfide del futuro. La seconda differenza è il perimetro della collaborazione, che è molto più ampio rispetto alla delega di gestione, per dare pieno valore alle nostre reti distributive e ai nostri clienti.
In che senso?
Con Franklin Templeton lavoreremo su cinque aree ben definite: ampliamento della gamma di offerta, per essere sempre più competitivi e convincenti per i consulenti del nostro gruppo. Product management su nuovi concept di prodotto: un vero e proprio laboratorio di idee su prodotti che andremo a proporre ai clienti attraverso le nostre reti. Poi ci sono i capitoli comunicazione e marketing per essere sempre più presenti in particolare sui clienti delle nuove generazioni, formazione alle reti con una Accademy per formare i consulenti ad evolvere la loro leadership di relazione, infine, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico per essere pronti a cogliere le innovazioni che impatteranno il settore del wealth management nel prossimo futuro.
Dall’intelligenza artificiale ai digital asset
L’innovazione può abbracciare molti ambiti. Un esempio concreto?
Franklin Templeton ha un incubatore fintech basato in California. Grazie alla nostra collaborazione, siamo entrati in contatto con Noonum, una startup di Seattle attiva nel campo dell’intelligenza artificiale, nell’analisi del linguaggio e nei sistemi di apprendimento digitale finalizzati al supporto delle analisi finanziarie e alla costruzione di portafogli. Euromobiliare sgr ha investito nel capitale dell’azienda e da lì, abbiamo integrato le sue funzionalità per la selezione dei titoli sulle small e mid cap americane.
Tra le nuove frontiere dell’innovazione finanziaria ci sono gli asset digitali. State già lavorando su questo?
Insieme all’intelligenza artificiale, la tokenizzazione (il processo di frazionamento e digitalizzazione di attività finanziarie e reali ndr) è tra le aree d’innovazione che avrà maggiore impatto sull’industria del risparmio gestito. Negli ultimi due anni, token e asset digitali si stanno diffondendo sia negli Usa che in Europa, con le prime applicazioni concrete. In Italia il tema è in una fase sperimentale, ma prevedo una forte accelerazione anche grazie all’introduzione del recente regolamento Europeo, chiamato Dlt Pilot Regime, che ha gettato le basi per la dematerializzazione di azioni, obbligazioni e fondi d’investimento, attraverso l’uso di registri distribuiti. Euromobiliare sgr sta seguendo questo tema nei tavoli associativi, con le università e in particolare il Cetif dell’Università Cattolica di Milano. Abbiamo attivato diversi laboratori interni: uno di questi, sta studiando la possibilità di sfruttare la tokenizzazione per un’iniziativa di engagement ed educazione finanziaria dei clienti. Non posso aggiungere altro.
Cosa si potrà fare, di concreto, con i token?
Presto potremo dare ai nostri clienti la possibilità di controllare in modo sicuro e digitale le quote di fondi attraverso la tecnologia blockchain. Vale la pena ricordare che i nuovi investitori saranno profondamente diversi e sempre più nativi digitali. I millennial e la generazione successiva ci chiederanno cose differenti dal semplice fondo azionario o obbligazionario. Magari vorranno un prodotto che abbia in pancia anche sneaker da collezione digitalizzate…Attraverso gli smart contract e la tecnologia blockchain si può rendere molto più democratico l’accesso ad asset reali oggi destinati solo ai grandi patrimoni. Questi nuovi mondi non partiranno domani mattina. Ma noi stiamo sperimentando, perché quando questo cambiamento arriverà – e accadrà all’improvviso – vogliamo farci trovare pronti. Tutto questo lo facciamo all’interno di Futuro, una nuova area organizzativa, che racchiude competenze IT e di change management ed ha al suo interno un innovation leader che parteciperà anche ai tavoli con Franklin Templeton. Una Sgr domestica non potrebbe fare tutte queste cose da sola.
Come mai la scelta del primo partner è caduta su Franklin Templeton?
È l’esito di un percorso di due diligence, che ci ha visti impegnati in un’analisi approfondita dell’offerta e dei modelli di business dei maggiori gruppi, fino alla definizione di una short list, frutto di incontri con numerose controparti, differenti per area geografica, struttura societaria e brand. A valle di questo processo, abbiamo selezionato Franklin Templeton, tra i leader globali nell’asset management con oltre 75 anni di esperienza e 1.400 miliardi in gestione, con un approccio multi boutique. Ciascuna è specializzata in una singola asset class e completamente indipendente dalle altre. Con la società abbiamo avviato un primo dialogo direttamente negli Stati Uniti, dove il team Wealth si è recato per approfondire il modello. Non è un caso che la prima scelta sia caduta su un player che ha un assetto societario simile a quello del gruppo Credem, con la famiglia Johnson che controlla oltre il 40% del capitale.
I nuovi accordi in arrivo
Ci saranno altri accordi analoghi?
Ne abbiamo ipotizzati in tutto tre. Un secondo, entro l’anno, con un player europeo specializzato negli investimenti Esg, e un terzo, nel 2024, con un focus sui private asset. I tre accordi avranno un elemento in comune.
Quale?
Manterremo una governance centralizzata su tre livelli. Uno strategico, per la definizione delle priorità, insieme ai top manager globali di Franklin Templeton. Un livello operativo, che si declina sui cinque tavoli di lavoro già citati. Infine, un livello di controllo, presidio dei rischi, compliance. Tutto questo per garantire un’adeguata qualità dei servizi e controllare i rischi. Abbiamo definito specifici indicatori di monitoraggio per ogni collaborazione. Il governo della relazione deve restare in capo a Euromobiliare sgr. Siamo locali, ma pensiamo in grande.
Chi è Francesco Germini
Francesco Germini è da maggio 2022 direttore generale di Euromobiliare asset management sgr. Ha iniziato la lunga carriera in Credem dove ha assunto ruoli multisciplinari con responsabilità crescenti, dalla responsabiltà del Personale fino alla guida della divisione Marketing. Tra il 2018 e il 2022 è stato Direttore Generale di Credemvita e Credemassicurazioni. È stato nel Consiglio di amministrazione di Creacasa e nel Consiglio direttivo di Assofin. Attualmente è anche membro dell’Advisory board di Aifin.