Il reddito fisso arriva da un anno terribile sulla scia degli aggressivi aumenti dei tassi da parte delle banche centrali per domare l’inflazione. Il rendimento dei Treasury Usa a 10 anni ha evidenziato il più grande balzo di sempre (+236 punti base) con un calo record del 14,5% per il Bloomberg Us Treasury Index. Questo non si è tradotto in una fuga dagli Etf obbligazionari, che anzi hanno riportato afflussi per 138 miliardi di dollari sui cloni fixed income, in linea con quelli dell’anno precedente (dati Etfgi).
A spiccare è lo stravolgimento delle allocazioni: se prima in un contesto di tassi zero si cercava rendimento in obbligazioni con rating inferiore, nell’ultimo anno si è virato con decisione verso comparti del reddito fisso di qualità superiore, tornati a proporre rendimenti elevati.
Combinare più Etf per ottenere l’esposizione desiderata
Guardando ai prossimi mesi, le scadenze brevi potrebbero ancora attirare flussi in ottica di contenimento del rischio tassi visto che le banche centrali sono ancora in fase restrittiva, mentre i bond a più lunga scadenza si adattano a chi già pensa a un cambio di rotta di Fed & co. “Se un investitore è interessato principalmente all’aspetto della duration – spiega Paul Syms, head of Emea Etf fixed income product management di Invesco – potrebbe decidere di combinare gli Etf in modo da ottenere l’esposizione desiderata”. Un esempio di approccio duplice consiste nell’acquistare sia il tratto a breve termine della curva dei rendimenti che quello più lungo, oltre i 10 anni. “Questo dovrebbe risultare in una duration complessiva simile alla categoria 7-10 anni, ma con rendimenti potenzialmente superiori”, argomenta Syms.
Considerando che la forma della curva dei rendimenti dipende in gran parte dal ciclo economico, gli Etf si differenziano dai fondi tradizionali in quanto danno agli investitori la possibilità di esporsi su scadenze mirate in base alle loro aspettative.
Dal 2015 è raddoppiato il numero di Etf obbligazionari presenti sul mercato e questo comporta la possibilità di “passare dal monitoraggio di ampi segmenti di mercato a esposizioni più mirate”, sottolinea Karim Chedid, head of Investment Strategy iShares EMEA di BlackRock, che vede le masse gestite dai cloni fixed income triplicarsi a 5.000 miliardi di dollari entro il 2030 in virtù anche del loro crescente utilizzo come elementi costitutivi dei portafogli 60/40 evoluti. “Un crescente numero di investitori sta combinando gli Etf obbligazionari con strategie attive – osserva Chedid – con clienti istituzionali, dai fondi pensione ai gestori attivi, che li utilizzano per adattare i loro portafogli alle mutevoli condizioni di mercato”. Per quest’anno Chedid vede i flussi fixed income concentrarsi su asset a spread come il credito soprattutto se la recessione sarà più mite del previsto, in particolare in Europa dove le pressioni sui prezzi dell’energia si sono attenuate.
Bond: maggior parte rendimenti arriva da reddito da interessi
Tornando al fattore rendimenti, l’aumento dei tassi comporta maggiori redditi futuri. Un’analisi di Vanguard evidenzia come i ritorni a lungo termine degli investimenti obbligazionari derivino soprattutto dal reddito da interessi, non dall’evoluzione dei prezzi. Mohneet Dhir, multi-asset product specialist di Vanguard Europe, sottolinea che gli Etf fixed income torneranno cardini dell’asset allocation in ottica di differenziazione. Il calo simultaneo di azioni e bond del 2022 non è infatti la normalità in quanto su un orizzonte superiore all’anno storicamente quasi mai queste due asset class si sono mosse all’unisono. Ancora di più se si materializzerà uno scenario recessivo.
Fonte: Bloomberg. Dati mensili dal 1° ottobre 2000 al 31 marzo 2022.
Articolo tratto dal numero di febbraio di We Wealth