“A leggere i giornali le criptovalute sono in fase Orso: ma quanto amo i mercati ribassisti che guadagnano il 66%”: per Ferdinando Ametrano, direttore del Digital Gold Institute, a quasi un anno dal fallimento di Ftx il mercato delle crypto è tornato a sorridere agli investitori con una performance che, da inizio anno, è stata superata da meno di dieci azioni nel listino S&P 500. Da gennaio, Bitcoin è tornato a performance positive, dunque, ma seguendo dinamiche diverse dal recente passato, ha messo in luce il XVII rapporto sull’ecosistema blockchain presentato l’11 ottobre al Fintech Summit di Milano.
Innanzitutto, nel 2023 la volatilità del Bitcoin molto bassa rispetto agli standard cui la criptovaluta aveva abituato gli investitori. Con il calo della volatilità è tornata a diminuire la correlazione del Bitcoin con l’andamento del mercato azionario, un fenomeno che era andato aumentando nel periodo del covid e che in qualche modo aveva ridotto l’attrattiva del Bitcoin in termini di diversificazione. “La correlazione è ora al di sotto del 50%, mentre la volatilità è scesa dal 70 al 50%”, ha affermato Ametrano.
Il Bitcoin, inoltre, ha rafforzato il suo predominio nella capitalizzazione complessiva delle criptovalute, arrivando a rappresentarne oltre il 50% per la prima volta dall’aprile 2021. La criptovaluta per eccellenza ha quindi guadagnato terreno sulle altre monete, compresa Ether, che in seguito al sistema di validazione a basso consumo energetico “proof of stake” (PoS) non ha avuto la spinta che ci si sarebbe potuti aspettare: da inizio anno Ether ha realizzato una performance del 30%, meno della metà rispetto a Bitcoin.
“In questo clima di incertezza il mercato va sul cripto asset ritenuto più robusto”, ha dichiarato Ametrano in un’intervista a We Wealth, “quindi il ritardo non è dovuto a una reale mancanza di Ether, che ha portato a termine in modo pulito il passaggio a PoS”. Tuttavia, ha aggiunto, pesa “la comprensione del fatto che Ethereum è più centralizzato, quindi è più soggetto ai controlli regolamentari, lo staking è ritenuto una security negli Usa, la sofisticazione e la complessità del sistema Ethereum è concepita da una parte del mercato come una fragilità”, ha aggiunto Ametrano, “mentre Bitcoin è semplice e chiaro”.
Etf Bitcoin “spot”: una variabile che smuoverà miliardi
All’orizzonte, poi c’è la partita per l’approvazione di un Etf in Bitcoin “fisico” negli Stati Uniti, con giganti del calibro di BlackRock, Franklin Templeton e Fidelity in attesa dell’autorizzazione finora sempre negata dalla Securities & Exchange Commission (Sec). L’autorità di regolamentazione del mercato, però, potrebbe cedere entro quest’anno e, secondo Ametrano, ci sono tutte le ragioni per credere che la luce verde, alla fine, arriverà.
“Statisticamente, BlackRock ha avuto una solo una bocciatura da parte della Sec su 575 richieste di autorizzazione: è un asset manager che non avanza una richiesta senza essere molto fiduciosa che sia approvata”, ha affermato il direttore del Digital Gold Institute. “L’opposizione all’Etf spot deriva dalla gestione precedente a quella dell’attuale presidente della Sec, Gary Gensler ed è indubbio che, secondo la sua visione, il Bitcoin è una commodity e non c’è nessuna buona ragione per non avere un Etf spot”. Gli Etf basati su contratti future che replicano l’andamento del Bitcoin sono una realtà ormai dal 2021, ma per la Sec il mercato spot del Bitcoin sarebbe aperto a manipolazioni: questo ha portato a una ripetuta serie di “no” per i gestori che in passato avevano avanzato una richiesta di autorizzazione.
Questa volta, si aggiungerebbe una differenza apparentemente solo formale: “E’ stato chiesto ai proponenti dell’Etf di farsi carico della vigilanza sul mercato”, ha detto Ametrano, “siccome le precedenti bocciature derivavano dalla mancanza di fiducia su un mercato che si diceva manipolato, la garanzia degli asset manager e Coinbase [uno dei maggiori cambiavalute del settore, Ndr.] potrebbe essere l’escamotage per far approvare il prodotto dalla Sec senza sconfessare le posizioni del passato”.
L’entrata in scena degli Etf basati su Bitcoin potrebbe sbloccare molte reticenze e far confluire sul mercato delle criptovalute una parte delle grandi masse in gestione a livello globale.
“Se, come il Cfa Institute suggerisce, il 2,5% delle masse gestite a livello globale si spostassero sul Bitcoin e sulle criptovalute avremmo 2.800 miliardi di dollari che entrano nel mercato, le cui dimensioni sarebbero pressoché triplicate”. Attualmente la capitalizzazione totale delle criptovalute è pari a circa 1.000 miliardi di dollari. “Se ci concentriamo sull’Italia vediamo che il private banking gestisce oltre 1.000 miliardi di euro: se si aprisse al mondo cripto il 2,5% di quelle masse arriverebbero 25 miliardi”.
L’Etf faciliterà un investimento sicuro in Bitcoin, ma una volta sdoganata l’idea avverrà un po’ come nel mercato dell’oro quelli che desiderano l’esposizione finanziaria potranno prediligere l’Etf, chi vorrà il possesso fisico lo acquisterà direttamente”.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
In che modo si può investire in asset digitali?
Come riconoscere le truffe?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR