Breglia: “Passiamo da un 2020 che è stato l’anno con il fatturato più basso del 21esimo secolo, a un 2022 che sarà invece l’anno con il fatturato più alto. Ci aspettiamo che si arrivi a toccare quota 140 miliardi di euro. E tutto questo nel giro di 24 mesi”
È in atto un profondo cambio culturale: non c’è più il confine tra prima e seconda casa: la pandemia e lo smart working hanno fatto nascere un “fluid real estate market”
Settori su cui investire: il residenziale continuerà ancora di più a trainare il mercato, mentre a soffrire saranno gli uffici e il commerciale. Bene la logistica, inoltre si assisterà al grande ritorno del mercato alberghiero
“Oggi, in Italia, la domanda di case è quattro volte l’offerta”, ha precisato Breglia, che poi ha aggiunto che, “il 2021 dovrebbe chiudersi con 600- 610mila compravendite, dove a farla da padrone sono le abitazioni più ampie (trilocali e quadrilocali, rispetto ai bilocali e monolocali di pochi anni fa)”. Purtroppo, però, i prezzi non salgono, o meglio salgono quelli delle case nuove, che rappresentano però una minoranza del mercato, mentre gli altri sono stagnanti o in calo. “A livello di prezzi, nel 2021 abbiamo ancora previsioni negative (-0,1%), contro una Germania che fa più 8% e una Francia che fa più 5%. Il fatto è che in termini di prezzi si vede proprio la differenza tra case nuove, i cui valori crescono del 3-5%, e case usate che non trovano attenzione e vengono comprate meno. Noi abbiamo, infatti, un grande problema: il numero di nuove abitazioni è molto ridotto: costruiamo un quinto delle case che si costruiscono in Francia. Quindi, considerato che da noi ci sono molte case usate e poche case nuove, i prezzi medi non possono che essere in calo”.
In questo scenario, come si colloca la casa in ottica da investimento? In poche parole, all’interno di un portafoglio, è il momento di incrementare o diminuire il peso dell’immobiliare?
“Il mercato real estate italiano è interessante e se uno trova la casa giusta, per sé o per investire, deve comprarla – ha risposto Breglia – Il problema però sta proprio nella realtà italiana. Considerando le caratteristiche intrinseche del mercato (poche case di alta qualità, ndr), è difficile trovare la casa giusta e il rischio è di stare sempre sul mercato, dedicando alla ricerca (su siti e piattaforme varie) mesi e mesi. Da due anni, poi, si è molto rallentato l’investimento delle locazioni a breve, mentre gli acquisti sono rivolti principalmente alla prima casa, o meglio si focalizzano sulla “propria” casa (prima o seconda, ndr) che poi sia al mare o in città comincia a essere indifferente. È in atto un profondo cambio culturale: non c’è più il confine tra prima e seconda casa, per cui per tanti italiani la casa di campagna, mare, montagna sta diventando (o è già diventata) la prima casa. Fino a due anni fa, invece, era netta la distinzione: prima casa a Milano (o in città) e seconda casa nei luoghi di villeggiatura; ora è tutto più fluido, soprattutto per le fasce di età e di reddito più alte. La pandemia e lo smart working hanno fatto nascere un “fluid real estate market”, con casi in cui un individuo ha la prima casa in una località di villeggiatura e va acquistare una piccola casa in città da usare come appoggio”, ha detto il presidente di Scenari Immobiliari.
Alla base, c’è una più elevata qualità della vita e la casa diventa fondamentale che possieda determinate caratteristiche che fino a poco tempo fa non aveva. È cambiato proprio il rapporto tra prima e seconda casa: prima si lavorava in città e poi nel fine settimana si andava in campagna, al mare o in montagna. Adesso, con lo smart working si lavora dalla campagna, dal mare o dalla montagna. “Molto dipende ovviamente anche dal target e dall’età: i giovani, infatti, tendono a stare in città, mentre gli over 50, magari un po’ stanchi anche dei ritmi cittadini, tendono a utilizzare maggiormente la seconda casa, che viene considerata quindi come una prima casa. In questo scenario, se prima della pandemia, il ragionamento era: io ho 200mila euro, compro un appartamento e integro il reddito – ha detto Breglia – oggi è completamente diverso: con gli stessi 200mila euro, posso trasformare la casa in cui abito (se è adatta e ha le dimensioni e le caratteristiche giuste) realizzando un immobile decisamente più vivibile di prima, oppure posso vendere l’abitazione, aggiungere la stessa cifra (e il mutuo, visti i tassi bassi) e comprare un immobile, magari fuori Milano, al mare o in un’altra località”.
Ma su quali settori investire? Secondo Breglia, sicuramente sul residenziale, che continuerà (ancora più di prima) a trainare il mercato, mentre a soffrire saranno gli uffici, dove va fatta una riflessione sul post lockdown, e il commerciale. Bene la logistica, legata allo sviluppo dell’e-commerce; inoltre, si assisterà al grande ritorno del mercato alberghiero, che dopo essere stato fermo per un anno, si sta riprendendo con grandi investitori che puntano soprattutto sul comparto di alta gamma.