Tommaso Corcos definisce i pir strumenti di valore “sistemico” per la nostra economia
I pir alternativi possono essere realizzati con ampia categoria di strumenti. “Con un contratto assicurativo, un deposito amministrato, un eltif, un fondo di private equity, un fondo di private debt, un fondo di credito”, dice Stefano Scalera
La transizione in atto riguarda l’inclusione nel risparmio gestito di quelle asset class prima non accessibili alle famiglie italiane. Si tratta di un cambiamento culturale: introduzione del concetto di lungo periodo in un prodotto pensato (anche) per piccoli risparmiatori
Gli italiani sono ora disponibili più che mai a investire nelle aziende italiane e la “forte ondata di emotività legata al covid ancora non si è placata”, afferma Nicola Ronchetti
Il rilancio dell’Italia passa attraverso i pir
In tre anni siamo passati dai pir 1.0 ai pir 3.0, osserva Tommaso Corcos nel suo intervento durante la videoconferenza di Assogestioni “Pir: il risparmio al servizio dell’economia reale. Dai mercati quotati agli strumenti illiquidi” (moderatore il vicedirettore del Corriere Daniele Manca). L’amministratore delegato di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking e presidente di Assogestioni fa riferimento alla fulminea evoluzione dei piani individuali di risparmio, nati nel 2017 per canalizzare il risparmio privato italiano nel mondo delle imprese e superare l’annosa questione della dipendenza dalle banche del nostro sistema produttivo.
I pir alternativi ampliano la potenza di fuoco di quelli ordinari
Stefano Scalera, vicecapo di gabinetto del Ministero dell’economia e delle finanze, ribadisce che l’obiettivo dei pir è “quello di creare un incentivo strutturale che indirizzi stabilmente il risparmio privato verso l’economia reale”. Il pir si caratterizza per un trattamento fiscale agevolato concesso ai sottoscrittori.
I pir 1.0 (2017) o pir ordinari hanno sostenuto la capitalizzazione di Borsa, le nuove quotazioni. Tuttavia, “da questo progetto restavano fuori quelle piccole e medie imprese che non erano pronte alla quotazione”. Per questo motivo, il dl 34/2020 “Rilancio” ha introdotto una fondamentale integrazione in tal senso alla normativa dei pir. Come quelli ordinari, “i pir alternativi possono essere realizzati in modi diversi e con ampia categoria di strumenti”. E quindi, “con un contratto assicurativo, un deposito amministrato, un eltif, un fondo di private equity, un fondo di private debt, un fondo di credito”. L’unica condizione è che “il pir sia composto da investimenti qualificati”. La scelta naturale, secondo Scalera, “scelta, non obbligo, sembra essere quella dei fondi chiusi oppure eltif”. Conclude poi con una raccomandazione: “Gli investimenti, tutti gli investimenti non devono essere mai intesi solo come beneficio fiscale”.
Mettere il risparmio al servizio dell’economia reale
“Il risparmio gestito è il motore centrale di questo paese”, esordisce Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, nell’inaugurare la videoconferenza. A livello finanziario, “nel 1990 questo era ancora un Paese autarchico: si poteva investire in strumenti finanziari di sole emittenti italiane”. È stata l’industria del risparmio gestito ad accompagnare la diversificazione internazionale dei risparmi delle famiglie italiane. “Oggi, siamo in presenza di un’evoluzione simile a quella avvenuta con la diversificazione dei mercati di accesso del risparmio”, prosegue Galli. La transizione in atto riguarda l’inclusione nel risparmio gestito di quelle asset class prima non accessibili alle famiglie italiane. Si tratta anche di un cambiamento culturale, grazie all’introduzione del concetto di lungo periodo in un prodotto pensato (anche) per piccoli risparmiatori.
I pir alternativi sono infatti uno strumento meno liquido del precedente. Sono “un incentivo a mantenere il proprio investimento nel tempo, a non comportarsi prociclicamente”, continua Galli. “Con lo sblocco del mercato dei pir tradizionali e l’introduzione dei pir alternativi, l’industria del risparmio gestito può offrire un contributo rilevante mettendo in campo diversi strumenti di investimento e di sostegno diretto alle pmi”.
La ricerca Finer
Nicola Ronchetti, ceo e fondatore di Finer Finance Explorer, ha rilevato che vi è “unanime consenso che questo tipo di investimenti possa contribuire al rilancio del paese”. Gli italiani sono ora disponibili più che mai a investire nelle aziende italiane e la “forte ondata di emotività legata al covid ancora non si è placata”. Anzi. L’interesse a investire in aziende – soprattutto se medio-piccole – dal forte impatto sociale e ambientale è aumentato. “Il covid ha sensibilizzato gli italiani che hanno avuto più tempo per riflettere. Queste osservazioni gli derivano da un’importante ricerca Finer, condotta nel pre e nel post covid. Decisamente rappresentativo il campione: 1600 investitori finali, 1000 professionisti, 100 selezionatori di fondi.
In virtù dell’amor patrio, si riscontra fra gli investitori la disponibilità “a rinunciare a qualche punto base di rendimento pur di investire in aziende italiane”. Ronchetti ha poi evidenziato che il grado di interesse dell’investitore cresce all’aumentare del portafoglio. “Tanto più gli italiani hanno un patrimonio elevato, tanto più sono propensi” ad investire. E “anche i professionisti del risparmio riconoscono a questo tipo di investimenti un’importanza significativa”, ha concluso Ronchetti.
Investitori e operatori hanno avuto tempo per studiare durante il lockdown
Pir alternativi, l’importanza di una consulenza di qualità per un vero rilancio dell’economia
Saverio Perissinotto, amministratore delegato di Eurizon, nel corso del suo intervento ha aggiunto che “è strategico per l’industria sviluppare l’offerta dei fondi di private markets chiusi, che sono e saranno sempre più importanti nel mercato italiano”. Crede inoltre che “questo strumento possa essere l’opportunità per le società di gestione italiane che hanno le competenze necessarie, di crescere in questo segmento di business. I fattori di successo saranno le competenze, la conoscenza del mercato italiano e la capacità di supportare i clienti nel processo di consulenza agli investitori nell’utilizzo di questi strumenti”.
Riferendosi al periodo di emergenza appena trascorso, Corcos sottolinea anche “il ritorno della ricerca della competenza, con il riconoscimento del valore della consulenza. Il collocamento del recente Btp Italia, con circa 14 miliardi sottoscritti dalla clientela retail, ha testimoniato l’attenzione dei risparmiatori italiani verso iniziative a sostegno dell’Italia. Sul fronte dei pir, tradizionali ed alternativi, non c’è dubbio che una normativa chiara e stabile potrà incoraggiare una raccolta sostenuta”. Anche Corcos, come gli altri intervenuti, sottolinea la crescita sempre più consapevole dei temi ambientali, sociali e di governance (Esg) nei temi di investimento.