L’intelligenza artificiale, aveva affermato un report di Goldman Sachs il marzo scorso, potrebbe colpire 300 milioni di posti di lavoro a livello globale, quasi un lavoratore su cinque. Quanti di questi possibili danneggiati saranno consulenti finanziari? E’ una domanda che, pur non essendo stata sollevata esplicitamente, è rimasta sottotraccia durante l’Efpa Italia meeting 2023, in particolare nell’ultimo panel cui hanno preso parte alcuni dei più noti rappresentanti della categoria in Italia.
“Si prevede che quello bancario sarà il terzo settore più impattato dall’Ia”, ha affermato il segretario generale di Assoreti, Marco Tofanelli, “quanto sarà colpito il wealth management? Un conto è l’automazione che riduce tempi e costi dei processi; ben diverso è pensare che gli uomini che lavorano nella gestione patrimoniale possano essere sostituiti”.
L’intelligenza artificiale, in questo senso potrebbe diventare uno strumento di supporto all’elaborazione di dati che è, però, solo una parte del lavoro svolto dal consulente. “Noi siamo una sorta di struttura a metà strada fra i processi che ottimizzano e sintetizzano i dati e gli investitori, con le loro emozioni”, ha raccontato il presidente dell’Anasf, Luigi Conte; investitori, spesso, divisi fra “paura ed euforia”.
Ia nelle banche, per trasformare e non per sostituire (almeno per ora)
Per il momento, ha ricostruito Pietro Lanza, Technology banking and insurance director di IBM Italia, la sperimentazione delle imprese sull’IA ha i caratteri di “una corsa all’adozione”, spesso mettendo alla prova soluzioni fornite da vari provider per lo stesso caso d’uso. Ma, almeno per ora, “la logica è trasformativa, più che sostitutiva”: infatti, l’Ia presenta ancora una serie di limitazioni che impediscono di sostituire completamente il vecchio con il nuovo. Non ultimo, “per l’affidabilità dell’output prodotto”: un problema non di poco conto se l’output di cui si parla è un consiglio finanziario. In modo forse più evocativo, Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, ha definito l’Ia generativa come un “bambino che vuole apprendere: se lo lasci giocare da solo rischi che si faccia male”. Si può far giocare l’Ia da sola nella consulenza?
Negli Stati Uniti il primo servizio di consigli finanziari personalizzati fornito dall’intelligenza artificiale è diventato di recente una realtà (avevamo parlato di PortfolioPilot in questo articolo): quanto questo modello possa farsi strada e rubare fette di mercato alle reti di consulenza e agli advisor a parcella, grazie ai suoi costi più bassi, resta ancora da vedere. L’esperienza dei robo advisor, ancorché strumenti più rudimentali e assai meno personalizzati, sembra suggerire che la leva dei costi da sola non basta per spostare grandi masse dalla consulenza finanziaria in carne ed ossa – anche se le nuove generazioni sembrano molto più aperte a investire interfacciandosi solo con una piattaforma.
Quanto saranno umane le macchine?
“Assistiamo a un dibattito che è nella sua fase nascente che, come spesso accade, divide le parti fra apocalittici e entusiasti”, ha affermato il presidente dell’Ocf, Mauro Maria Marino, “dobbiamo capire le implicazioni positive” dell’Ia. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “sentiamo la necessità di un neo umanesimo digitale, in cui l’uomo è sempre al centro”. Nel caso della consulenza finanziaria la macchina potrà occuparsi più agevolmente di performance “mentre la messa a fuoco della visione olistica nascerà dal confronto diretto con il cliente”.
OpenAi, la sviluppatrice di ChatGpt, sembra consapevole dei limiti che possono derivare dal freddo confronto con un chatbot,e ha già messo a punto una versione in grado di parlare con l’utente. Sarà anche in grado di provare empatia? L’argomento è già stato oggetto di studi accademici, spesso con risultati contrari alle aspettative del senso comune. Secondo uno studio pubblicato lo scorso maggio su Frontiers, le misurazioni oggettive della “emotional awareness” hanno sancito che ChatGpt sarebbe “significativamente” più empatico della media generale della popolazione umana. Le sfide per la consulenza finanziaria, quindi, potrebbero essere più sofisticate di quanto si possa immaginare.