D’Errico: “L’intelligenza artificiale è veramente un game changer, in grado di cambiare i nostri paradigmi, il mondo del lavoro e le professionalità”
Bloomberg ha recentemente lanciato un tool che sfrutta la grande mole di informazioni finanziarie archiviate nel portale e fornisce previsioni di mercato
ChatGpt ha conquistato un milione di utenti in appena cinque giorni dal suo lancio, ormai quasi un anno fa. Per fornire un metro di paragone, Facebook impiegò 10 mesi per tagliare lo stesso traguardo, Netflix tre anni. Questo dà un’idea di come l’intelligenza artificiale sia “una delle tecnologie più disruptive degli ultimi anni”, dichiara a We Wealth Simona D’Errico, industry lead financial services di Gellify, innovation factory internazionale che supporta le aziende nei processi di innovazione. Disruption che può applicarsi a tutte le industrie, inclusa quella finanziaria, aggiunge. Cambiando (in meglio) anche il lavoro del consulente.
“Questo interesse nei confronti dell’intelligenza artificiale si sposa nel mondo dell’industria finanziaria con una serie di necessità che quest’industria ha, in termini di automazione dei processi, personalizzazione dei messaggi verso i clienti finali, innovazione di prodotto e supporto dei processi core decisionali”, spiega D’Errico. “In questo momento gli ambiti su cui un po’ tutti i principali operatori stanno muovendo i primi passi verso l’intelligenza artificiale sono soprattutto l’automazione di alcuni processi core, appunto, e del knowledge management, che non è altro che la capacità di gestire i dati”. Spesso, racconta D’Errico, gli operatori finanziari hanno in pancia una mole molto elevata di dati e informazioni, che possono essere legate alle loro strategie di investimento, a ricerche di mercato o anche ai loro clienti. Una delle grandi potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa è riuscire a leggere questi dati, classificarli, categorizzarli e indirizzarli in una risposta finale.
Ai: i tool che aiutano i consulenti finanziari
“Questo può essere di grande supporto per i consulenti finanziari”, interviene D’Errico. “Diventa una sorta di assistente personale, un sostegno per gestire le innumerevoli informazioni con cui hanno quotidianamente a che fare”. Guardando più nel dettaglio alle applicazioni pratiche dell’intelligenza artificiale nell’industria del wealth e dell’asset management, l’esperta sottolinea un particolare interesse nei confronti della sentiment analysis, che consente di comprendere qual è il sentiment dei clienti che si nasconde nelle risposte o nelle comunicazioni. Nel wealth, in particolare, si guarda alla gestione delle comunicazioni ma anche al data processing, piuttosto che all’analisi predittiva e alla valutazione dei rischi.
Bloomberg, come funziona il chatbot per la finanza
“Molti stanno guardando a ChatGpt, quindi alla parte di conversational wealth management”, spiega D’Errico. “Andando oltralpe, Bloomberg ha lanciato un tool chiamato Bloomberg Gpt che aiuta nell’analisi dei dati” (sfruttando la grande mole di informazioni finanziarie archiviate nel portale, combinandole con quelle disponibili pubblicamente e fornendo previsioni di mercato, ndr). Quanto ai tool dedicati agli investitori finali, per ora l’approccio dell’industria resta improntato alla cautela. “L’intelligenza artificiale non ha ancora passato del tutto il test di affidabilità. Gli stessi tool che possono essere utilizzati dai consulenti finanziari sono spendibili anche verso gli investitori finali ma – non avendo ancora una piena confidenza con la responsiveness dell’intelligenza artificiale – è più cautelativo testarla prima internamente verso i consulenti per poi affacciarsi verso i clienti esterni”, osserva D’Errico.
“L’Ai è un game changer, cambierà i nostri paradigmi”
“Con i nostri clienti stiamo integrando l’intelligenza artificiale in importanti piani di trasformazione digitale, utilizzandola come un vero e proprio acceleratore”, spiega. “Con un importante operatore di consulenza finanziaria stiamo vedendo tutta la digitalizzazione dei vari processi che coinvolgono i clienti finali, dall’acquisizione alla sottoscrizione dei prodotti in digitale. In questo senso, l’intelligenza artificiale ci sta aiutando anche ad automatizzare alcune parti di questi processi, per esempio nella fase di identificazione o nell’acquisizione dei documenti e nella lettura degli stessi. Riuscire a trovare i giusti spazi anche all’interno di processi più operativi permette di dare un boost importante all’efficienza di questi operatori. E quello dell’efficienza e della riduzione dei costi è uno dei mantra che spinge l’adozione di questa tecnologia”. Guardando infine al futuro dell’Ai generativa nel wealth management, secondo D’Errico bisognerà chiarire due grandi punti di domanda: quanto è affidabile e quanto l’evoluzione normativa abiliterà una maggiore libertà di applicazione. “Stante queste due macrovariabili, l’intelligenza artificiale è veramente un game changer, in grado di cambiare i nostri paradigmi, il mondo del lavoro e le professionalità”, conclude l’esperta.