“Per un’ampia parte della clientela retail si dovrà fare uno sforzo per immaginare nuovi modelli di servizio”
“La distribuzione digitale permette di offrire su ampia scala una consulenza di qualità e con chiaro valore aggiunto per il cliente, anche in un contesto di margini ridotti”
Siete stati tra i primi, in Italia, a inviare le rendicontazioni al clienti. In che modo erano strutturate?
“Per il nostro documento abbiamo scelto di semplificare al massimo aiutando il lettore a comprendere. Ovviamente sono incluse tutte le caratteristiche richieste dal legislatore: i costi presentati in percentuale e in valori assoluti, una definizione chiara degli oneri direttamente relativi alla gestione e delle altre spese (peraltro nel nostro caso assenti, in quanto consulenti indipendenti). Una sezione dedicata agli oneri fiscali. Il nostro documento è di due pagine e comprende anche delle brevi didascalie che facilitano la comprensione del lettore e una sorta di glossario finale.
Abbiamo cercato di interpretare quanto prescritto dalla norma come uno sprono alla massima chiarezza. L’intento del legislatore è chiaramente quello di facilitare la comprensione, su questo non ci sono dubbi. Il nostro approccio, di conseguenza, non è stato quello di costruire un documento che semplicemente fosse un elenco di voci obbligatorie, ma abbiamo pensato al modo migliore di comunicare con l’investitore nel modo migliore possibile, l’aderenza alla normativa è una conseguenza naturale di questo approccio”.
In che modo garantite la trasparenza dell’informazione ai vostri clienti? C’è una sezione sempre accessibile online oppure è necessaria una richiesta esplicita ad hoc?
“Essendo un servizio fruibile online i nostri clienti possono accedere in ogni momento alla propria area dedicata dove in tempo reale possono controllare la composizione dei propri portafogli, i trade disposti dal team di gestione, i movimenti relativi al pagamento delle commissioni o delle imposte o all’incasso di eventuali dividendi. In aggiunta tutti i clienti hanno un consulente dedicato a cui possono rivolgersi sia dall’app sia dalla propria area dedicata, gli investitori possono contattarci via chat, mail o telefono”.
Il cliente è in grado di interpretare i dati che gli vengono forniti? In che modo li agevolate?
“Abbiamo provato a essere più chiari e trasparenti possibili. Abbiamo esortato tutti i clienti che volessero vederci più chiaro a contattare il proprio consulente anche per chiedere, eventualmente, chiarimenti sulla documentazione fornita da altri intermediari”.
Le società che sposano il modello fee only saranno avvantaggiate da Mifid2? Quali vi immaginate saranno gli effetti nei prossimi due o tre anni?
“Credo di sì, questo è quello che ci insegna il caso britannico, quando è entrata in vigore la Rdr, norma per certi versi simile a Mifid2. Certo la domanda di consulenza fee only o indipendente è ancora di molto limitata, anche se notiamo un crescente interesse.
I servizi finanziari, tra i servizi professionali di cui una famiglia tipo usufruisce, sono spesso quelli per cui si spende di più, senza spesso averne neanche piena contezza. Si pensi a una famiglia con 100mila euro investiti in fondi che può facilmente arrivare a spendere tra i due e i tre mila euro l’anno. Naturalmente una maggior consapevolezza su questo aspetto non può che velocizzare un processo di trasformazione già in atto nell’industria a cui contribuiscono anche i maggiori costi che gravano sugli intermediari e sulle case prodotto.
Prevedibilmente, per quanto riguarda un’ampia parte della clientela retail si dovrà fare uno sforzo per immaginare nuovi modelli di servizio. La distribuzione digitale, per esempio, permette di offrire su ampia scala una consulenza di qualità e con chiaro valore aggiunto per il cliente, anche in un contesto di margini ridotti. Proprio su questo si basa il nostro modello che viene oggi studiato con grande interesse anche da player più tradizionali. Anche la scelta di strumenti passivi può contribuire in questo senso.
Detto questo, non credo sia ragionevole aspettarsi una completa rivoluzione del modello prevalente nei prossimi due o tre anni. Ma sono convinto che vedremo sin da subito (e stiamo già vedendo) una semplificazione delle strutture di costo e una crescente attenzione all’innovazione, anche attraverso il modello di open innovation che sfrutti, appunto, le tecnologie sviluppate in questi anni dalle realtà più innovative dell’industria. Nel medio termine il percorso dell’industria del risparmio gestito, almeno per quanta riguarda la clientela mass affluent, seguirà probabilmente queste direttrici”.
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