Non solo il blocco dell’attività economica a influire sullo stato di salute dei crediti dell’Italia. Il report di Moody’s cita anche la ridotta operatività dei Tribunali
Per quanto riguarda il Pil, nel 2020 esso si contrarrà probabilmente dell’8-10%, con il debito pubblico a raggiungere circa il 150%. Tuttavia, l’agenzia di rating si aspetta che l’economia italiana inizi a riprendersi dal terzo trimestre in poi
Moody’s e l’Italia: oltre il rating dei crediti
Il report di Moody’s sull’Italia va dunque oltre il rating dei crediti deteriorati del paese. L’agenzia assume sì uno shock economico grave, ma transitorio. Nel 2020 la crescita si contrarrà probabilmente dell’8-10%, con il debito pubblico a raggiungere circa il 150% del Pil. Tuttavia, l’agenzia di rating si aspetta che l’economia italiana inizi a riprendersi dal terzo trimestre in poi. Successivamente, gli analisti credono che il governo presenterà un piano fiscale di medio termine di riduzione del debito pubblico.
Elemento di debolezza strutturale dell’Italia è il suo elevato debito pubblico. Se il Belpaese fosse entrato nella crisi pandemica con un rapporto debito/Pil molto più ridotto, non avrebbe sofferto tanto. L’agenzia newyorkese sottolinea che l’Italia è uno dei paesi dell’eurozona con i fondamentali più deboli: negli ultimi dieci anni è cresciuta poco, mentre il debito pubblico ha continuato a correre.
I punti chiave
Kathrin Muehlbronner, vice presidente senior di Moody’s dichiara che il punto di vista dell’agenzia “si basa per larga parte su tre elementi chiave”. Primo, “il fatto che l’economia cominci a riprendersi dal terzo trimestre 2020”; secondo, “l’ipotesi che i costi di finanziamento bassi consentano al governo di gestire alti livelli di debito”. Infine “che le autorità italiane presentino un piano fiscale di medio termine in grado di ridurre il debito nei prossimi anni”.
“Le pressioni sul credito potrebbero intensificarsi se la ripresa economica italiana dovesse essere rimandata al 2021 o se fosse molto più debole delle attese, nonostante l’azione governativa e della Bce”, ha proseguito Moody’s. Inoltre, le pressioni potrebbero aumentare anche se il governo non riuscisse a presentare “una strategia fiscale credibile per rimettere in sesto le finanze pubbliche”. Ma si verificherebbe lo stesso risultato a causa di una eventuale mancanza di consenso a livello europeo. Un tale scenario indebolirebbe infatti la credibilità dei legislatori, portando a costi più alti di finanziamento”.
Ciliegina sulla torta, Moody’s non esclude che il debito italiano possa divergere ben al di là del 150% del Pil. Potrebbero influirvi infatti una ripresa debole o altri shock contingenti. Bisogna però chiarire che si tratta solo di previsioni, e che la politica della ripresa si costruisce giorno per giorno con azioni politiche concrete.