Dopo oltre novanta ore di negoziato serrato, l’Italia porta a casa un risultato impensabile alla vigilia: un aumento a 209 miliardi dei fondi a lei destinati
Aumentano i rimborsi (“rebate”) per Danimarca, Germania, Olanda, Austria e Svezia
Uno dei terreni di maggiore scontro nelle riunioni fra i leader Ue (Giuseppe Conte e Mark Rutte su tutti) è la governance del recovery fund. La nuova proposta di compromesso del presidente del Consiglio europeo Charles Michel viene incontro ai paesi più severi
Vertice Ue, per l’Italia una sorpresa da 209 miliardi
Sono le 5.32 del mattino del 21/7/2020 quando, dopo quattro giorni non stop di negoziato serrato, l’Italia porta a casa un risultato impensabile alla vigilia: un aumento a 209 miliardi dei fondi a lei destinati, il 28% del totale del pacchetto di aiuti. La cifra inizialmente prevista dalla proposta della Commissione (il Next Generation Fund Ue di Ursula Von der Leyen) era infatti di 173 miliardi di euro. Il bilancio pluriennale (2021 – 2027) dell’Unione europea raggiunge i 1074 miliardi.
Di cosa si tratta? I rebate sono una forma di restituzione agli Stati membri su quanto versato a Bruxelles in proporzione al Pil. Ne beneficiano i Paesi che in generale ricevono una quota di fondi troppo inferiore rispetto ai contributi versati nella cosiddetta cassa comune. Per la delegazione italiana si è trattato di uno strumento cruciale nella trattativa sull’elargizione dei sussidi.
Saper amministrare il fondo europeo di ripresa
Uno dei terreni di maggiore scontro nelle riunioni fra i leader Ue (Giuseppe Conte e Mark Rutte su tutti) è la governance del recovery fund. La nuova proposta di compromesso del presidente del Consiglio europeo Charles Michel viene incontro ai paesi più severi nella gestione dei conti pubblici. Essa prevede infatti che il Consiglio approvi a maggioranza qualificata i piani presentati dagli Stati membri, sulla base delle proposte presentate dalla Commissione. La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata a un insieme di esperti: il Comitato economico e finanziario (Cef), ossia i consulenti dei ministri delle finanze. Se in questa sede, qualche paese riterrà che ci siano problemi, potrà eccezionalmente chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio europeo prima che venga presa qualsiasi decisione.
Un altro punto incandescente è quello relativo alla condizionalità sullo stato di diritto per l’utilizzo dei fondi da parte di paesi dalla democrazia sotto stress, come l’Ungheria. Pare però che anche su questo punto si stia giungendo a una soluzione.
I numeri in dettaglio
Nella proposta di Recovery fund presentata da Charles Michel all’Italia spettano in totale 208,8 miliardi, di cui 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 miliardi di prestiti. La proposta iniziale prevedeva 173,826 miliardi totali, di cui 85,242 miliardi di sussidi e 88,584 miliardi di prestiti. Dunque l’aumento totale è di 34,974 miliardi, con un calo dei sussidi di 3,842 miliardi e un aumento dei prestiti di 38,816 miliardi.
La dotazione complessiva del piano per sostenere le economie più colpite dalla crisi pandemica resta a 750 miliardi. Dopo varie oscillazioni (da 500 a 450, a 400) la quota di sussidi si è fermata a 390 miliardi di euro, con la resilience e recovery facility (la parte del recovery fund che viene distribuita direttamente agli Stati) fissata a 312,5 miliardi. E’ un po’ più dei 310 previsti da Ursula Von der Leyen e leggermente meno dei 325 della precedente proposta di Michel.
Per Angela Merkel, il primo degli obiettivi del suo semestre europeo di presidenza è stato raggiunto. Ora si passa ai negoziati commerciali post Brexit.