La fuga dall’azionario inglese inizia nel 2005 ma è ne 2016 che registra la maggiore impennata
Se nel 2005 il 39% degli investimenti retail erano allocati in fondi azionari inglesi, oggi la percentuale è scesa al 14%
I dati pubblicati dall’organismo commerciale che rappresenta i gestori del Regno Unito si spiegano in parte con la crisi innescata con la pandemia di Covid-19 di quest’anno ma anche con la grande volatilità che il voto sull’uscita della Gran Bretagna – e le diatribe successive, ancora non risolte – hanno provocato sui mercati globali.
Su cosa sono concentrati gli investitori retail?
Azioni straniere: fondi che investono sul mercato statunitense, specie in campo tecnlogico. I fondi equity non inglesi rappresentano oggi l’allocation preferita dagli investitori retail, che la preferiscono nel 36% dei casi (giugno 2020). In aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2005.
Il risparmio gestito nel Regno Unito è cresciuto del 10% nel corso del 2019: nonostante l’emergenza sanitaria, l’industria è stata resiliente per tutta la prima metà dell’anno successivo, spiega la Investments Association. Le tendenze degli investimenti responsabili si stanno rafforzando, i flussi verso i prodotti finanziari Esg nella prima metà del 2020 sono stati quattro volte superiori a quelli dello stesso periodo del 2019. “Il patrimonio totale gestito dai membri dell’associazione – si legge in una nota del sito web istituzionale – ha raggiunto un livello record di 8,5 mila miliardi di sterline a fine 2019”. Il dato rappresenta un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
La continua crescita delle attività ha consolidato la posizione del Regno Unito come il secondo più grande centro di gestione degli investimenti al mondo dopo gli Stati Uniti e di gran lunga il più grande centro di gestione degli investimenti in Europa – con un patrimonio totale gestito più elevato rispetto ai successivi tre centri europei messi insieme (Francia, Germania, Svizzera).